venerdì 30 ottobre 2009

Per le isole Ionie seguendo solo una traccia - 5. Corfù Town

Kerkyra, 20/08/09
Dai finestrini dell’autobus lanciamo un ultimo sguardo al paesaggio dell’entroterra di Corfù. Abbiamo deciso di lasciare l’isola con la nave delle 22:45. Trascorreremo la prossima notte sul ponte ed arriveremo a Patrasso alle sei di mattina. Rinunciamo all’idea di visitare la parte centro-settentrionale dell’isola per spostarci verso Cefalonia e Itaca, di cui ci hanno parlato bene. Riserveremo eventualmente qualche giorno alla fine del viaggio per Zacinto o Lefkada.
Di Corfù conserveremo l’immagine di posti stupendi,
naturalmente in quelle zone in cui l’isola non è stata trasformata in una specie di lido di Londra. Ma è il momento delle scelte; e le scelte, inevitabilmente, comportano delle rinunce. D’altra parte fin dall’inizio abbiamo selezionato le nostre mete andando per esclusione. Ad esempio, una delle isole greche che avrei voluto vedere è Idra, di cui mi avevano parlato i miei genitori; un’isola totalmente priva di mezzi a motore sulla quale il principale mezzo di trasporto sono gli asini. Così descritta sembrerebbe una specie di paradiso terrestre! Anche i racconti che l’amico Alberto mi ha fatto di Folegandros mi avevano invogliato, ma va detto che si era a tarda notte alla Festa della Birra del vicino paese di Fengo; forse non è stata solo la sua abilità descrittiva a suggestionarmi.

Scendiamo dall’autobus con la radio che trasmette “Funky town”, che subito nella mia testa diventa “Corfù Town”; così la nostra carta chiama Kerkyra, la capitale di Corfù nella quale passeremo la nostra giornata in attesa della nave. Capiamo subito che valeva la pena dedicarci una giornata; Kerkyra è una splendida cittadina veneziana che si estende su un promontorio dominato da due imponenti fortezze. La fortezza vecchia è costituita da una serie di cunicoli labirintici che si sviluppano tra le alte mura che circondano l’altura sovrastante la parte settentrionale della città. Il Neo Frourio (la fortezza nuova) è separata dalla città vecchia da un canale e si eleva sull’estremità orientale. Comprende la cappella di San Giorgio, le prigioni veneziane, il Dipartimento Musicale dell’Università dello Ionio, un ristorante e numerosi altri edifici; è possibile salire sino al faro. Da entrambe le fortezze si ammira un panorama stupendo. Proprio nell’incantevole scenario del Neo Frourio si è esibito pochi giorni fa Goran Bregovic’, in tour in Grecia in questo periodo. E’ disponibile anche un biglietto cumulativo che comprende, oltre alla visita delle due fortezze, l’ingresso al Museo dell’Arte Orientale; bisogna però acquistarlo alla fortezza nuova, perché in quella vecchia non è disponibile (noi l’abbiamo scoperto troppo tardi).
La fortezza nuova domina la Spianata, un ampio parco affiancato dal campo da cricket (eredità del periodo colonialista inglese) sul quale un cingalese di mezza età sta insegnando il gioco ad un gruppo di ragazzini, mentre poco distante una famiglia francese si riposa sul prato; una scena difficilmente immaginabile in una qualsiasi città italiana con un sindaco leghista. Di fianco al campo da cricket c’è il Liston, un viale accompagnato da ampi portici da un lato e dai tavolini dei bar dall’altro. Ironizziamo sul nome, che è lo stesso con cui gli abitanti di Casalmaggiore familiarmente chiamano la piazza centrale della città; effettivamente i due luoghi svolgono la stessa funzione di cornice della passeggiata serale (la cosiddetta “vasca” o “struscio”).
La città vecchia di Corfù è un affascinante dedalo di viuzze in cui si trovano numerose botteghe e negozi e nelle quali si respira un’aria di quieta confusione difficile da descrivere, ma è anche possibile scoprire angoli in cui reg
na il silenzio. Qui sembra inevitabile perdersi. D’altra parte mi sto rendendo conto che perdersi è forse il modo migliore per visitare la Grecia.
Prima di lasciare Kerkyra riesco ancora a fare un po’ di cose: acquistare un portamonete a forma di melanzana che viene immediatamente battezzato Moussaka; aiutare dei bambini greci a recuperare il pallone incastrato sotto la volta di un porticato, puntando a conquistare il ruolo di eroe nazionale (ieri ho aiutato due ragazze inglesi spingendo il loro pedalò che si era insabbiato); mangiare una tyropita all’ombra di una bouganville; bere una Mythos (Ellenic lager beer) sul lungomare; comprare un album di Kristi Stasinopoulou.
Stasinopoulou è una musicista di cui parla la Lonely Plan
et, associandola alla scena folk-jazz greca. Il proprietario del negozio di dischi ha invece definito la sua musica “una specie di soft rock”. Comunque sia, finchè non sarò rientrato, non avrò modo di ascoltarmi il CD. Sarà stato un buon acquisto? La risposta tra una decina di giorni.Per la risposta non c’è fretta. La Grecia ci sta insegnando che bisogna saper aspettare.

lunedì 26 ottobre 2009

Per le isole Ionie seguendo solo una traccia - 4. Una gita romantica

Kavos, 19/08/09
Oggi ci aspetta una gita romantica in traghetto a Paxi e Antipaxi. Insomma, siamo o non siamo una coppietta in vacanza in Grecia? Allora concediamoci questo sfizio. Abbiamo valutato che a Paxi (o Paxos) ci sono pochi centri abitati e i prezzi sono decisamente più elevati di quelli di Corfù. La scelta è stata quindi quella di affidarsi ad una gita organizzata che ci consentirà anche una veloce visita ad Antipaxi. I famosi due piccioni con una fava.
Partiamo da Kavos e in poco p
iù di un’ora arriviamo a Paxi. Navighiamo al largo della costa occidentale, caratterizzata da rocce a strapiombo sul mare e da grotte a pelo d’acqua. La leggenda vuole che in una di queste Poseidone abbia nascosto la sua amante. Suggestivo, ma devo ammettere che personalmente subisco maggiormente il fascino della storia rispetto a quello della mitologia; luoghi legati a nomi, cognomi ed eventi certi mi emozionano maggiormente. Ma il confine tra le due cose spesso è poco definito; forse è proprio allora, quando gli eventi storici sono contornati da un alone di mistero, che le emozioni sono ancora più forti.
Capisco perché l’isola è una delle mete preferite dai diportisti inglesi e soprattutto italiani. Il modo migliore per girarla è proprio in barca a vela, anche se di tanto in tanto si vedono alcune strade sterrate che dall’interno scendono verso il mare. “E’ ‘cchiu bbella ‘a Calabbria”, sento commentare al mio fianco; in barca con noi c’è un nutrito gruppo
di calabresi, ai quali prometto che prima o poi visiterò pure la loro terra. Dopo la Grecia, verrà pure il tempo della Magna Grecia.

Le acque di Antipaxi sono davvero limpide e cristalline come le descrivono le riviste di viaggi. Ma proprio mentre me ne sto rilassato in mezzo al mare a godermi il primo bagno della giornata sento in lontananza uno straniero scherzare con un italiano: “Berlusconi! Berlusconi!”. Il salto dalla mitologia all’orrenda realtà è brusco. Per tre giorni non avevo più sentito nominare quel losco individuo, riuscendo quasi a scordarmi della sua esistenza. Per scelta quando sono in vacanza evito di comprare i quotidiani, limitandomi ad apprendere le notizie tramite il passaparola, con un’occhiata furtiva alla TV in qualche bar o dalle prime pagine dei giornali davanti alle edicole. Probabilmente in Italia in questo momento stanno entrando in vigore le classiche leggi estive, quelle che i governi devono far passare quando la gente è in ferie così riescono a passare sotto silenzio.
Chiudo gli occhi e cerco di
ristabilire l’armonia tra me e tutto quanto mi sta intorno. Per due settimane guarderò al massimo le prime pagine dei giornali greci, dove non capisco nulla e riesco a malapena a riconoscere nelle foto le maglie del Panathinaikos o dell’Olympiakos.
Prima del rientro facciamo tappa a Gaios, il principale porto di Paxi: un paesino davvero delizioso, dove la
quiete è rotta soltanto dall’arrivo dei chiassosi diportisti italiani, che sbarcano schiamazzando sul lungomare. Si ritorna poi a Corfù, con l’altoparlante del traghetto che trasmette a ripetizione gli stessi brani: si comincia con un pezzo di Alkistis Protopsalti, che in questi tre giorni ha già vinto il titolo di tormentone dell’estate greca 2009, per poi passare alla danza di Zorba di Mikis Theodorakis. Al quarto ascolto rischio di addormentarmi nonostante il ritmo crescente del sirtaki; non voglio mancare di rispetto al più famoso compositore greco, ma anche le cose belle vanno prese con moderazione. L’unica emozione del viaggio di ritorno è un incontro ravvicinato con un delfino, di cui vediamo distintamente il dorso grigio e lucido sfrecciare a pochi metri da noi.

Un bagno nel tardo pomeriggio ed una passeggiata tra gli uliveti dell’interno sono le ultime attività che ci tengono impegnati a Kavos. Stasera ci rinchiuderemo in casa in una sorta di coprifuoco al contrario, che ci siamo auto-imposti e che vale solo per noi. Ci è bastato l’attraversamento del centro ieri sera in motorino per vedere scene a metà strada tra i gironi infernali danteschi ed il Paese dei Balocchi di Collodi. Un vortice luminoso e sfavillante di maxischermi e insegne di locali tale da far passare inosservata la presenza di un McDonald; procacciatori di clienti per ristoranti e discoteche che non danno tregua; urla, versi disumani e musiche a tutto volume che rimbalzano da un lato all’altro della strada; ragazze collassate sul marciapiedi, ragazzi che attraversano la strada strisciando; femmine sovrappeso in bikini, maschi il cui massimo dell’eleganza è la maglietta dell’Aston Villa. Kavos by night. Penso a quelle vecchiette che abitano qui e che ogni tanto si vedono passare per strada: mi sembrano come quelle vecchie case diroccate rimaste in piedi quasi per miracolo in mezzo a quartieri di periferia dominati da palazzoni in calcestruzzo.
Domani mattina lasceremo Kavos.

giovedì 22 ottobre 2009

Per le isole Ionie seguendo solo una traccia - 3. Grecia vera

Kavos, 18/08/09
Kavos si è rivelato una specie di luna-park studiato per i turisti stranieri, soprattutto inglesi. Purtroppo la Grecia, in agosto, è anche questo. Per i prossimi due giorni useremo la nostra camera come punto di partenza per perlustrare la zona ma cercheremo di passare a Kavos meno tempo possibile. Infatti partiamo di buon ora, quando i negozi hanno aperto da poco e i gestori, scuotendo la testa, ripuliscono i marciapiedi dai residui della sera precedente.
“I drive only cars”, dico all’uomo che ci noleggia i motorini e che ci guarda un po’ sorpreso mentre Sara si mette alla guida dello scooter (in realtà dopo pochi chilometri ci
daremo il cambio; nonostante la mia scarsa dimestichezza col mezzo torneremo a casa sani e salvi). Ci rassicura: a Corfù i motorini non li hanno mai rubati. “The only danger is the vandalism”, continua, il vandalismo ad opera degli “english drunk”.
I greci e gli stranieri. Un punto a favore del popolo ellenico è la dimestichezza co
n le lingue estere. Anche gli anziani e le persone che non lavorano nel turismo stanno dimostrando una buona padronanza non solo dell’inglese ma anche dell’italiano, del tedesco, talvolta persino dello spagnolo o del francese, come l’impiegato dell’agenzia di viaggi con cui ci siamo fermati a parlare questa mattina. Per motivi storici prima e turistici poi, i greci sono entrati in contatto soprattutto con inglesi, tedeschi e italiani, spesso trovandoseli in casa come ospiti non proprio desiderati. Oggi gli stranieri portano soldi all’economia greca, specialmente quella delle isole, anche se un certo tipo di turismo assume talvolta i connotati di un neo-colonialismo.

Ci sono persone che ha
nno un istinto innato, come se perdersi facesse parte di un gioco che conoscono perfettamente e, per loro, le strade non finiscono mai. Questa bella frase non è mia ma di Alan Zamboni, amico scrittore e cantautore bresciano. “Grecia, solo ritorno” è il libro che mi accompagna durante il viaggio. Sara non è da meno; anche lei porta con se un libro a tema, “Il colosso di Marussi” di Henry Miller.
Come i personaggi del libro di Alan ci perdiamo anche noi, tra vecchietti seduti all’ombra di verdi pergolati, ragazzini che accompagnano asini con le bisacce ricolme, anziane signore dai volti grinzosi avvolte in scialli neri; finalmente si comincia a respirare aria d
i Grecia vera! Facciamo pausa in una taverna per un frappè (qui solitamente è preparato con caffè, latte, zucchero e ghiaccio) e soprattutto per cercare di capire dove siamo. Scopriamo così che ci troviamo a pochi chilometri dal Lago di Korissa, specchio di acqua salmastra separato dal mare da una sottile striscia di terreno. All’estremità settentrionale del lago è situata la spiaggia di Aloniki, la prima degna di nota che incontriamo: l’idea di un bel bagno è troppo invitante. Mi sono alzato con un forte mal di testa, ma una bella nuotata è meglio di cento Moment.
I resti del vicino castello di Gardiki sono circondati da un paesaggio suggestivo dominato da contorti ulivi secolari; era però il caso di ripulire la zona dopo l’ultimo concerto. All’interno troviamo il palco ancora montato, sedie di plastica accatastate qua e là, un generatore di corrente, un distributore di bibite scassato ed un frigo per i gelati con i vetri sfondati.
Altra spiaggia degna di nota è quell
a di Prassoudi, dove ci fermiamo per un piatto di calamari sotto una terrazza con vista spettacolare sugli scogli che fronteggiano la baia. Ce la prendiamo comoda, in sintonia con i tempi di chi ci sta intorno. Per la maggior parte si tratta di greci; tra questi ci colpisce in particolar modo un anziano signore con indosso un copricapo tipico intento nella siesta pomeridiana. Dopo una mezz’oretta dal nostro arrivo questi si alza, ci impiega un po’ a capire dove si trova, poi raggiunge i compagni di tavolata e riprende a mangiare.
Terminato il pranzo ci rimettiamo in viaggio attraversando l’isola e percorrendo la costa
orientale da Messoggi a Boukari, in un susseguirsi di minuscoli porticcioli, casette e taverne affacciate sul mare. Raggiungiamo Alikes, dove l’isola di Corfù termina con una lunga lingua di terra che la nostra mappa segnala come area marina protetta ma che sembra in stato di degrado, tra sterpaglie e relitti di barche arenati sulla spiaggia. Ci fermiamo qualche centinaio di metri prima per toglierci il piacere di un bagno al tramonto.
La sera ritorniamo a Lefkimmi, pittoresca cittadina dell’interno (così come pittoresco è anche il vicino villaggio di Perivoli), dove ci siamo già fermati ieri a pranzo. Scegliamo una taverna affacciata sul canale
che attraversa il centro e consumiamo una cena tipicamente greca. Tsatsiki e moussaka, per me. Sara ordina un ouzo ma non apprezza particolarmente. Io lo mando giù volentieri, pur non essendo un amante del sapore dell’anice (il che mi preclude la passione per Sambuca, pastis e, appunto, ouzo).

Il pensierino della sera è per l’eroe mitologico Ettore. Lo scrivo perché entrando nel corridoio che conduce alla nostra camera ho appena notato il quadro con la famosa rappresentazione (presente un po’ ovunque, almeno da queste parti) in cui Achille trascina il corpo del nemico appena sconfitto legato ad un carro. Non esattamente un gesto di fair-play. Ettore era di tutt’altra pasta; andò incontro al proprio destino a testa alta, pur sapendo che sarebbe stato sconfitto. Ettore non l’avrebbe fatto, di questo ne sono certo. E se qualcuno si sta chiedendo “che cazzo c’entra”, be’ ecco; è il terzo capitolo in cui parlo di Grecia, potevo continuare ad eludere la mitologia?

lunedì 19 ottobre 2009

Per le isole Ionie seguendo solo una traccia - 2. Kalinifta

Kavos, 17/08/09
La Grecia mi dà il buongiorno non appena, dal ponte della nave, apro gli occhi ancora velati dal sonno. La brulla costa orientale dello Ionio scorre placida davanti a me nella luce morbida dei minuti immediatamente precedenti all’alba. Ci stiamo avvicinando alle montagne intraviste all’orizzonte giusto un anno fa, in Salento, in una giornata particolarmente serena.
Il viaggio è passato più velocemente del previsto, tra il primo gyros della vacanza e la lettura della Lonely Planet, che per ora rimane la mia preferita tra le guide turistiche. Apprezzo in particolare i capitoli dedicati agli usi e costumi locali e i flash sui “libri da non perdere”, sui “dieci film da vedere assolutamente” e cose di questo genere. Al proposito la guida indica il nostro “Mediterraneo”, che ho visto parecchi anni fa, così come “Z – L’orgia del potere”, la bella pellicola di Costa Gavras sul colpo di stato che ha portato al regime dei colonnelli; mentre ho visto solo qualche spezzone di “Il mio grosso grasso matrimonio greco” ed ammetto la grave mancanza commessa nel non avere ancora visto “Zorba il greco”.

Sbarchiamo ad Igoumenitsa alle otto del mattino e riusciamo a salire al volo sul primo traghetto per Corfù. “Pamen”, ci dice l’uomo sul molo strappandoci i biglietti con fare concitato. Le mie pur scarse nozioni di greco cominciano a dare i primi frutti.
Sbarcati a Corfù Città abbiamo qualche
difficoltà ad ottenere informazioni sugli orari degli autobus, ma solo perché siamo convinti che sia domenica mentre invece è già lunedì; segno inequivocabile che ormai ci sentiamo davvero in vacanza. Risolto l’equivoco prendiamo l’autobus per Kavos, estremità sud dell’isola. Per i primi quaranta minuti di viaggio attraversiamo le varie località turistiche situate lungo la costa sud di Corfù Città, in un susseguirsi di Hotel Miramare, Marbella, Maremonti. Ad una fermata sale un giovane inglese; cappellino da pescatore a fiori, torso nudo, bottiglia di birra in mano e rosa tatuata con scritta “England” in bella vista sul bicipite. Ecco il prototipo di umanità che preferirei evitare durante il nostro viaggio. In alcune località della Grecia una certa tipologia di turismo anglosassone rappresenta un serio problema, tanto che qualche anno fa era stata lanciata la provocatoria proposta di installare delle gabbie per contenere i più agitati tra gli inglesi ubriachi.
Ci interessa invece osservare la popolazione locale, anche se non capiamo nulla di quello che dicono; il greco è uno strano insieme di suoni aspri e musicali nello stesso tempo, che al nostro orecchio risultano incomprensibili. Ma mi diverte ugualmente assistere allo scambio di battute tra il corpulento e mite controllore ed il canuto vecchietto con i baffi, che di fianco a lui sembra ancora più piccoletto ma che è molto più agitato nell’eloquio. Anche nello stile i due presentano un contrasto degno delle migliori coppie di comici: il controllore con i lunghi capelli che gli scendono sul viso lievemente imperlato di sudore, il vecchietto a suo modo impeccabile nella camicia bianca a righe verticali che lascia intravedere la canottiera di sotto.
Decido che, se pure in queste due settimane non imparerò che una manciata di parole in greco, voglio almeno imparare a leggere l’alfabeto. Come primo risultato riesc
o a leggere psistaria (ovvero un locale dove si serve della carne alla griglia) su un’insegna nel centro di Lefkimmi, bianca cittadina dell'entroterra. Ci fermiamo a mangiare un horatiki (la classica insalata greca con pomodori, cetrioli, peperoni, feta, cipolle e olive) e una souvlaki pita, concludendo il pranzo col primo caffè greco. Chiediamo informazioni al gentilissimo cameriere che mobilita tutto il locale ma alla fine non riesce ad indicarci un posto dove si affittano motorini. Ci indica la poco lontana e più turistica Kavos, dove troviamo una camera e ci concediamo un po’ di ozio in spiaggia e il primo bagno nelle acque greche.

Pochi giorni prima della partenza su Radio 3 ho sentito un intervista ad Eugenio Finardi, che stava preparando alcuni pezzi in vista della sua partecipazione alla Notte della Taranta, accompagnando il suo lavoro con uno studio sul grico e sui dialetti salentini. Raccontava di come stando in un luogo si possa venire catturati dalle sonorità di lingue e dialetti fino ad assorbirli almeno in parte. “Pensate, c’è una canzone che si chiama Kalinifta. Lo sentite il suono meraviglioso di questa parola? Kalinifta. Ce lo portiamo dentro da sempre.”.
Dal balcone della nostra camera arriva l’eco del ritmo martellante delle discoteche affollate di turisti, ma nonostante questo riesco a sentire le cicale. Per la prima volta sotto il cielo di Grecia, provo anch’io in qualche modo a dire Kalinifta.

sabato 17 ottobre 2009

Per le isole Ionie seguendo solo una traccia - 1. Come viene

Ancona, 16/08/09
“Signori, il treno sosterà per almeno mezz’ora – quaranta minuti per accertamenti della polizia. C’è un allarme per una bomba a Falconara”. Il controllore, con l’aria imperturbabile di chi durante anni di lavoro a Trenitalia di momenti grotteschi come questo ne ha già vissuti parecchi, ripete la frase entrando in ogni carrozza. I passeggeri hanno volti sospesi tra lo sgomento e l’incredulo, tranne il rasta tedesco che mi chiede “What’s happened?”. Traduco un po’ imbarazzato, e non solo per il mio inglese maccheronico. Un biondo toscano sui vent’anni con la faccia da bambino mi chiede l’ora e si lamenta: “è la prima volta che faccio un viaggio da solo…proprio a me doveva capitare…la bomba!”. Una coppia di stranieri, credo rumeni, mi domanda dove sto andando e mi da consigli sulla meta del viaggio. “Per il momento spero solo di riuscire ad arrivare” gli dico.
Eppure finora nulla aveva turbato il nostro viaggio, nemmeno il fatto che Rosalinda Celentano si è fatta fotografare mentre passeggiava serenamente con la fidanzata (notizia riportata con enfasi dalla rivista di gossip che la signora seduta dietro di noi sul treno per Bologna leggeva con interesse). Mezzogiorno di una domenica estiva, stazione di Pesaro. E’ ancora lunga la strada per la Grecia.

E’ stata Sara a proporre la meta del viaggio estivo. Personalmente non credo che mi sarebbe venuta in mente la Grecia, anche se era inevitabile che la prima grande civiltà d’Europa a un certo punto mi avrebbe chiamato. Io che il Mediterraneo sogno di girarlo in lungo e in largo, prima o poi in Grecia dovevo pur andarci.
Ma quando si trattava di pianificare il viaggio più nel dettaglio, trovavo serie difficoltà nell’approccio al paese ellenico. Meglio la terraferma o le isole? Anche in questo caso è stata Sara a indirizzare la scelta verso la seconda ipotesi; io mi sono lasciato guidare, accantonando per il momento il mio desiderio di visitare la zona delle Meteore.
La scelta successiva riguardava le isole su cui focalizzare la nostra attenzione. In questo caso sono stati i motivi pratici e le risorse a disposizione ad orientarci verso le Isole Ionie. Anche se a dire il vero non abbiamo ancora deciso un bel niente; nessun programma preciso. Si segue solo una traccia. Quel che è certo è che per ora ci troviamo in mano due biglietti per la nave Ancona-Igoumenitsa e due per la nave Patrasso-Ancona. Si viaggia di notte e si risparmia un bel po’ rispetto all’aereo. Per il resto ci affideremo ai mezzi pubblici ed eventualmente noleggeremo motorini o biciclette. Per dormire cercheremo stanze o appartamenti in affitto. Confidiamo nella filoxenia, la tanto decantata ospitalità greca. Mi viene in mente che questa parola è, etimologicamente parlando, l’esatto opposto della xenofobia decisamente più in voga di questi tempi, specialmente nel nostro paese.
L’ultimo tentativo di dare un minimo di pianificazione al nostro viaggio è stata la ricerca di informazioni su orari e tragitti delle navi greche, per capire come spostarci da una località all’altra. Ma la nostra guida, i siti internet e gli opuscoli prestati da alcuni amici che hanno visitato la Grecia l’anno scorso davano informazioni incomplete e contrastanti; abbiamo deciso di lasciar perdere.
Non so bene che aspettarmi da questo viaggio. A dire il vero conosco ben poco della Grecia; giusto qualche ricordo scolastico un po’ impolverato. Mi chiedo se riusciremo a comunicare decentemente con i greci. Tra le poche parole di greco che conosco al momento mi vengono in mente solo pamen e kalinifta, apprese al termine di una serata trascorsa con due ragazze greche qualche anno fa; letteralmente significano “andiamo” e “buonanotte”. Probabilmente non fu la mia serata più brillante.

Per schiodarci da Pesaro giochiamo il jolly; i genitori di Sara, in viaggio per il Conero nello stesso momento in cui noi ce ne stiamo in balia di qualche mitomane (chi è il terrorista così demente da piazzare bombe a Falconara? Lì la bomba c’è già; una raffineria appiccicata al centro abitato, esattamente come nella mia città). Una piccola sosta fuori programma per loro.
Ci danno un passaggio fino ad Ancona. Ringraziamo, salutiamo e ci imbarchiamo. Mezz’oretta e la nave della Anek parte verso l’orizzonte blu del Mar Adriatico. Guardiamo Ancona allontanarsi pian piano. Oggi siamo solo di passaggio, ma rimane una delle mie città preferite. Dal mare riusciamo ad abbracciarne con lo sguardo tutto il lato settentrionale; il centro storico che si arrampica sul colle del Guasco dominato dalla Cattedrale di S.Ciriaco, il porto, la stazione ferroviaria, la costa che da Torrette riprende un andamento lineare.
La discesa dell’Adriatico ha inizio. Domattina alle otto saremo ad Igoumenitsa. Dopo, si vedrà. Tanto l’abbiamo già capito: questo viaggio bisogna prenderlo così come viene.

giovedì 15 ottobre 2009

Da Via Volturno 37

L'idea di questo blog e' nata nel corso di un viaggio. Abbiamo cominciato provando a tenere una specie di "diario di bordo"; ci e' poi sembrato naturale cercare un posto dove raccogliere i nostri appunti e condividerli.
Il viaggio e' inteso nel senso piu' ampio possibile. Il viaggio nasce spesso sul divano di casa, magari leggendo un libro o un articolo che catturano la nostra attenzione ed accendono in noi la curiosita'. Il viaggio ha poco a che fare con i chilometri percorsi; anche scoprire un paesino a mezz'ora di strada dalla citta' puo' diventare un viaggio. Il viaggio e' tale quando e' animato dalla voglia di capire il piu' a fondo possibile la realta' che ci circonda.
"Da" Via Volturno 37 perche' questo e' un blog scritto a quattro mani; quattro mani che hanno iniziato la loro strada insieme da questo indirizzo. E' da questo indirizzo che partiamo per i nostri viaggi. Ed e' a questo indirizzo che, una volta ritornati, riordiniamo le idee e proviamo a raccontare.