domenica 25 luglio 2010

Qui Amsterdam

...O meglio, qui Grumello. Se guardiamo fuori dalla finestra non vediamo i canali della "Venezia del Nord" ma il nostro piccolo orto e quello ben più grande del vicino. Anche il clima non è proprio nordico: dopo il giugno più piovoso degli ultimi anni è esplosa l'afa della Bassa, che ci fa desiderare con più ardore le ormai imminenti vacanze estive.
Sara non si sente a proprio agio come scrittrice; preferisce il ruolo di fotografa. Io non posso che ribadire la mia amarezza per non averla potuta seguire in terra d'Olanda: spero di rifarmi presto.
Spazio dunque alle immagini che ci mostrano Sara immersa nella vita di Amsterdam; pensate che l'amica Tessa l'ha persino trascinata in piazza a vedere la semifinale dei Mondiali Olanda-Uruguay! (Anche se vi rivelerò un segreto: la finale l'abbiamo vista insieme al suo ritorno e... abbiamo simpatizzato per la Spagna!)

mercoledì 14 luglio 2010

Qui Riomaggiore, a voi Amsterdam

Riomaggiore, 3/7/2010
Grumello Cremonese, ore 8:45. Potremmo cominciare così questa storia di “amore a distanza”, un po’ come il video di Grignani che abbiamo visto quest’inverno in un bar di Stadolina; lui si sveglia, guarda un po’ proprio in Val Camonica, a Ponte di Legno. Lei è lontana, a Londra.
Sara invece non è a Londra ma ad Amsterdam per un convegno. E’ arrivata in Olanda ieri sera, nel bel mezzo dei festeggiamenti per la vittoria sul Brasile ai quarti di finale dei Mondiali di calcio. Beati loro che hanno qualcosa da festeggiare. Nello stesso tempo io mi preparavo per i miei cinque giorni di ritiro solitario, dedicandomi alla cura dell’orto grumellese e bevendo birra fresca sotto il pergolato.
Ma in questo sabato mattina mi sveglio e la frescura se n’è già andata, anzi, forse non c’è mai stata. C’è un’afa tale che il sole fatica a proiettare l’ombra dell’acacia sul prato. C’è una sola soluzione: la fuga. Mi vesto con già il costume sotto i pantaloni. Preparo uno zaino molto minimalista: mi concedo giusto “L’ultimo quadro di Van Gogh”, il nuovo libro di Alan Zamboni che inizierò a leggere oggi. Bella l’idea di abbinare un cd musicale: brani come “Terra d’Olanda” mi faranno sentire meno distante la Donna Amata.
Secondo un programma già rodato prendo l’auto fino a La Spezia, dove salirò sul primo treno per le Cinque Terre. Purtroppo i treni da Cremona e da Parma sono scomodi e devo correre il rischio di trovare delle code per strada; ma ho con me il fido atlante stradale per studiare eventuali percorsi alternativi.
E allora via, lontano da tutti, sconosciuto tra sconosciuti… o no?! In un autogrill vicino a Pontremoli mi sento chiamare: è Rosario, mio compagno al corso di inglese qualche anno fa, nonché padre di Barbara, coinquilina di Sara a Brescia nel 2008. E’ in viaggio con moglie e suocera; passeranno alcuni giorni ad Ameglia. “Io invece stamattina mi sono alzato” gli dico “ho guardato fuori dalla finestra e mi son detto”…”Ti sei detto ‘Va a da via ‘l cul! Vo al màar’” completa la frase con il suo cremonese ancora impastato di foggiano. Non riesco nemmeno ad offrirgli un caffè, perché sta per ripartire. Mi fa comunque piacere il fuori programma.
Arrivo in stazione a La Spezia e faccio il biglietto alla macchinetta mentre i freni del treno stanno già sferragliando sui binari. Nella fretta digito la prima destinazione buona che mi capita a tiro: Riomaggiore. E Riomaggiore sia!
Il tratto ferroviario tra La Spezia e Levanto è una specie di metropolitana che ti inghiotte alla periferia ovest della città. Ma nei pochi tratti all’aperto tra una galleria e l’altra guardando fuori dal finestrino non vedi, che so, le stazioni di Cordusio, Rogoredo FS o Lodi TIBB, ma improvvisi squarci di mare azzurro e riflessi abbaglianti del sole sulle onde. E’ questione di pochi secondi, una parentesi blu e oro tra nero e altro nero, e forse proprio per questa ragione la bellezza di quell’improvvisa apparizione è lancinante.
Arrivato a Riomaggiore scendo subito alla marina a farmi un bagno. E’ meraviglioso essere lì, sento di essere l’uomo giusto al posto giusto: la scelta di partire trova conferma della propria esattezza. Un godimento, anche se il mio conto in sospeso col Mar Ligure, che si trascinava dalla Pasqua genovese, l’avevo regolato domenica scorsa a Levanto. Una bella giornata di mare, quella, conclusa con torta d’erbi, focaccette e sgabei ad una sagra in Lunigiana, a Barbaresco, sulla via del ritorno.
A proposito: mi sta venendo fame. Mi prendo un pezzo di farinata al pesto, poi mi perdo per le vie del paese. Rivolto Riomaggiore come un calzino, come mai avevo fatto prima: ne sviscero i carrugi e mi riempio gli occhi di archi, scalinate, belle ragazze che stendono sui terrazzini, anziani che dal balcone scrutano verso il mare, bouganville che si arrampicano alle pareti, piccoli giardini irregolari, pergolati, incolti dietro ai muriccioli di pietra, fichi con i fioroni (ma quelli sui rami più bassi li hanno già colti) e case ammassate, affastellate, incastrate l’una sopra/dentro/intorno all’altra. Lascio il paese soltanto verso le quattro del pomeriggio, quando i tedeschi si radunano nei bar per il quarto di finale Germania-Argentina. Fortunatamente ci sono in giro più inglesi, eliminati al turno precedente a quindi meno esagitati, mentre i locali prevalentemente simpatizzano per l’Argentina.
C’è ancora un gran caldo, così mi dirigo verso la spiaggia ad est del paese. Immerso nell’acqua blu osservo la costa: i terrazzi che precipitano verso il mare, i sentieri, la strada più in alto, la massicciata della ferrovia, le palme, i pini marittimi, le agavi…Un paesaggio unico, che fortunatamente alcune attività del Parco stanno cercando di conservare. In particolare per quanto riguarda i terrazzamenti delimitati dai muriccioli in pietra, che negli ultimi decenni erano in via d’abbandono (con conseguente rottura del delicato equilibrio idrogeologico di un terreno così impervio e scosceso) e che da qualche anno a questa parte si sta tentando di recuperare, promuovendo al tempo stesso l’agricoltura biologica. Per favorire l’economia locale questa volta decido di fare l’investimento e comprarmi una bottiglia di sciacchetrà, un vino dolce che si produce solo da queste parti ed è quindi piuttosto costoso, anche a causa delle difficoltà di raccolta dell’uva.
Certe sensazioni da solo te le vivi intensamente, ma prima o poi arriva il momento in cui senti il bisogno della condivisione. Sara non è con me, ma ho portato la mia macchina fotografica. Scatto ancora qualche foto prima di salire sul treno che mi riporterà indietro. Sono certo che anche lei ora fa lo stesso. Qui Riomaggiore, a voi Amsterdam.