martedì 29 maggio 2012

Monferrine - 1. Brindisi


Rocca Grimalda, 28/4/2012

Le vie del centro storico di Ovada sono movimentate in questa mattina di mercato. Lentamente ci acclimatiamo, dopo le autostrade, gli svincoli, i viadotti, il traffico e i palazzoni della periferia. Siamo nell’Alto Monferrato, sud del Piemonte.
Ovada è una cittadina nella quale si inizia a respirare l’atmosfera della vicina Liguria; nelle architetture, nella parlata, nelle specialità gastronomiche in bella mostra nelle vetrine dei negozi con le caratteristiche insegne dipinte sulla facciata, dove il vino Cortese affianca la farinata e la focaccia che compriamo per pranzo. I fregi dipinti sulle facciate dei palazzi allineati sulle vie e le piazze principali sono l’elemento caratteristico del centro della cittadina piemontese.
Entriamo nella piccola ma ricca chiesa della Beata Vergine, poi proseguiamo la passeggiata. Dopo un paio d’ore possiamo dirci soddisfatti della visita e già calati nella realtà piemontese in cui trascorreremo questi tre giorni.

Il bed and breakfast dove pernotteremo, molto curato nei particolari ed arredato con un certo gusto, è situato in un cascinale circondato dai vigneti poco distante da San Giacomo, frazione di Rocca Grimalda. Nel pomeriggio facciamo una passeggiata tra le colline che circondano il casolare, e ci capita anche un incontro ravvicinato con un capriolo. Peccato solo per la colonna sonora; la musica tamarra proveniente dalla fiera del paese vicino, portata sin qui dal vento.
A stare in mezzo alle viti c’è venuta voglia di assaggiarlo, il vino prodotto dai proprietari del bed and breakfast. E allora aperitivo all’aperto sui tavolini con vista sulla valle del torrente Orba. Iniziamo con un Dolcetto d’Ovada e proseguiamo con un Pian del Merlo, Monferrato Rosso ottenuto da uve Merlot. Il brindisi lo facciamo a mia sorella e Massimo, che ci hanno passato lo Smart Box che non sono riusciti ad utilizzare: una bottiglia per loro al nostro ritorno non mancherà.

Rocca Grimalda è il borgo della Lachera, una sorta di danza-teatro tradizionale del periodo del Carnevale – festività molto sentita nel borgo, tant’è che vi è stato realizzato il Museo della Maschera – le cui origini vengono fatte risalire, come per la michetta di Dolceacqua, ad un episodio di ribellione all’istituto dello jus primae noctis, che però in questo caso avrebbe avuto risvolti meno tragici (la sollevazione popolare trovò nei soldati del feudatario degli inattesi alleati). Il Monferrato – e tutta la provincia di Alessandria in generale – ha dato molto al mondo delle danze popolari; da ricordare che Alessandria è una delle “quattro province” della celebre tradizione musicale appenninica, e una famosa danza prende proprio il nome di Monferrina.
In cima allo sperone roccioso su cui sorge Rocca Grimalda è situato il castello, tuttora abitato dai proprietari ed in parte adibito a bed and breakfast. Raggiungiamo la terrazza panoramica di Via Marconi, dalla quale si gode la vista sui colli circostanti, ma anche su centri commerciali, capannoni ed infrastrutture viarie. Il canto serale degli uccelli sulle rive del torrente Orba combatte contro il rombo dei tir che corrono sull’autostrada. Un panorama che è croce e delizia.
Noi stasera preferiamo concentrarci sulle delizie ed entriamo in un ristorante dove, dopo i grissini piemontesi fatti in casa, gustiamo tomino di capra con miele e nocciole, peirbureira (la ricetta tipica del borgo, le cui origini sarebbero antichissime; purea di fagioli e pasta fatta in casa da accompagnare con abbondante olio e aglio), carpaccio (per Sara) e bonet. Il tutto accompagnato da bianco e rosso del Monferrato. E sono altri brindisi, questa volta per il barista di Ovada che mi ha ritrovato il portafogli smarrito stamattina, consentendomi di proseguire la vacanza in serenità.

lunedì 21 maggio 2012

L'anfiteatro e la bambina Sara



Chi scrive racconti di viaggio e chi fotografa deve avere lo sguardo di un bambino, capace di sorprendersi anche nei luoghi più familiari e di cogliere l’emozione in uno sguardo, un paesaggio, una porta sbarrata, un vaso di fiori, un gatto che dorme su un davanzale… E allora, ecco le foto che la bambina Sara ha scattato a Taormina e che mi riportano a un po’ di anni fa, quando passeggiavo insieme a lei e ai nostri amici per le vie della cittadina siciliana e sulle gradinate del celebre anfiteatro greco…
 
 



domenica 20 maggio 2012

Catania a colori


Per gli autori di questo blog, galeotta fu una vacanza in Sicilia, ormai sette anni fa. E’ la prima volta da allora che uno di noi fa ritorno in terra sicula. Ecco le foto che, tra una pausa e l’altra del convegno, Sara ha scattato per le strade della “raggiante Catania”, come l’ha definita Carmen Consoli in un pezzo di parecchi anni fa, dedicato alla madre (tra l’altro, alcune colleghe di Sara hanno incontrato le due donne a cena insieme in un ristorante del centro).
Anche se per motivi pratici (il peso del bagaglio da portare in aereo) c’è stato uno scambio di apparecchi fotografici e Sara ha utilizzato la mia piccola macchina digitale, le immagini sono tutt’altro che “un bianco e nero sbiadito”, anzi, mostrano tutti i colori di Catania!


lunedì 14 maggio 2012

Pensierini toscani della sera - 3. Canto d'Aprile


Cremona, 22/4/2012

Il tempo di fare qualche foto agli edifici storici delle terme di Montecatini (a partire dal più celebre, il Tettuccio) e partiamo per Altopascio, provincia di Lucca. Mamma vuole visitare il cuore del borgo ove nacque l’ordine religioso cavalleresco dei cavalieri del Tau, raccolto intorno alle tre piazze principali, ma soprattutto vuole approfittarne per fare un saluto a suo fratello.
Mio zio Giuseppe ha trasmesso al figlio Marco la passione per il volo silenzioso. Ogni tanto i due se ne vanno insieme in giro per l’Europa a fare le loro gare. Li raggiungiamo in un grande campo poco fuori Altopascio, nelle vicinanze della zona umida della Sibolla.
Assistiamo ad una parte di gara, finché mio zio non danneggia il suo modello a seguito di un errore di manovra; vedendo che la situazione si mette male decidiamo di ripartire. Che non si dica che siamo noi a portare sfortuna…

A Collodi è tutto un richiamo a Pinocchio: la statua alta 16 metri, gli asinelli nel recinto poco distante che sembrano usciti dal Paese dei Balocchi, il parco tematico, i nomi di bar e ristoranti, persino alcuni murales sulle case, che mi ricordano quelli visti a Vernante l’anno scorso. D’altra parte l’inventore del burattino più famoso del mondo ha addirittura assunto quello del borgo dove ha passato buona parte della sua infanzia come nome d’arte. Carlo Lorenzini (questo il vero nome) avrebbe trovato tra le ripide vie del centro medievale, con le loro case che sembrano franare addosso alla bella Villa Garzoni e al suo grande giardino, l’ispirazione per il romanzo divenuto famoso in tutto il mondo.
Una bruschetta e poi ci spostiamo di pochi chilometri, a Pescia (di cui Collodi è frazione). Il primo impatto non è dei migliori; lungo la sponda sinistra del torrente omonimo si trovano il Duomo ed altri importanti edifici religiosi, quasi tutti però chiusi o in fase di ristrutturazione al momento della nostra visita. Il complesso ospedaliero, inoltre, sviluppatosi in pieno centro intorno alla sede storica, non è ben inserito nell’ambiente circostante. Più interessante la parte della città situata sulla sponda opposta del torrente Pescia, in particolare Piazza Mazzini e Ruga degli Orlandi, con le belle facciate dei palazzi che vi si affacciano.
Saliamo per le stupende strade della Svizzera Pesciatina, com’è chiamata l’area di Vellano e delle altre frazioni montane. La Montagna Pistoiese, come ogni anno, vedrà rivivere tra un paio di settimane l’antica tradizione dei Canti del Maggio, diffusi in numerose zone della nostra penisola e qui riportati in auge grazie al lavoro del musicista locale RiccardoTesi, uno dei più bravi suonatori d’organetto a livello nazionale. Noi siamo in anticipo; il nostro può essere semmai un Canto d’Aprile, per ringraziare il cielo del pomeriggio di sole dopo la pioggia della notte.
L’ultima tappa è al ponte pedonale sospeso di Mammiano, notevole opera di ingegneria datata 1923 (è il più lungo del mondo; un po’ di mal di mare, ma vale la pena attraversarlo). Altre opere interessanti dal punto di vista architettonico, oltre che ingegneristico, sono le vecchie centrali idroelettriche che incontriamo salendo verso l’Abetone. In cima al valico varchiamo le piramidi che segnavano il confine tra Granducato di Toscana e Ducato di Modena, come ci spiega un carabiniere dopo avermi graziato per una lieve infrazione commessa al volante, distratto dalle cime innevate dell’Appennino.
Gli ultimi panorami alla luce del crepuscolo sono quelli del Frignano, la regione dell’Appennino Modenese ai piedi del Monte Cimone. Poi è di nuovo l’orizzonte familiare della Val Padana.
Pensierino della sera: sono ormai ritornato in Via Antica Porta Tintoria. Sara invece tornerà domani, e mi farò raccontare Catania attraverso le sue fotografie…

mercoledì 2 maggio 2012

Pensierini toscani della sera - 2. Tra i castagni dell'Appennino


Montecatini Terme, 21/4/2012

Il lussureggiante parco di Montecatini pullula di uomini e donne di ogni età che si dedicano al jogging mattutino nonostante la pioggerellina; il migliore spot per una località termale. “C’è de’ bei posticini pure qua” ci dice un imprenditore in pensione che sta – malvolentieri – portando a spasso il cane del figlio. “Lo sa qual è il problema? Gli stranieri. Quelli cattivi, intendo”. Montecatini non nasconde il proprio benessere. E dove c’è benessere c’è la paura che qualcuno te lo possa portare via. Anche se in questi tempi di crisi il tenore di vita di tanti italiani somiglia sempre più a quello degli extracomunitari, che a loro volta iniziano a tornare nelle terre d’origine perché il gioco non vale la candela.

La mattinata a Pistoia è vivace: è giorno di mercato, e siamo in piena campagna elettorale in vista delle prossime amministrative. La nostra visita prevede il tour degli edifici religiosi della città, il cui elemento distintivo esterno sono le decorazioni in marmo bianco-verde. San Giovanni Fuorcivitas, la cui oscurità dell’interno mette in risalto le vetrate decorate. Il Duomo, con il notevole altare argenteo di San Jacopo, la cripta con i resti dell’originaria chiesa romanica e molti altri motivi di interesse. Il Battistero a pianta ottogonale. Sant’Andrea, con le sue navate singolarmente alte e strette che custodiscono il pulpito di Giovanni Pisano. Molto belli anche i vari palazzi che si affacciano su Piazza del Duomo e gli altri sparsi all’interno della cerchia muraria. Da segnalare l’Ospedale del Ceppo, con i suoi fregi in terracotta invetriata.
Piazza del Duomo ci ha colpito, e prima di partire vogliamo tornarci. Entriamo in un bar dove la bionda cameriera mi da un bel baciottino …(che altro non è se non un panino farcito), prima di prendere la via delle montagne.
Salendo lungo la Porrettana si prende quota rapidamente, passando presto dagli ulivi ai castagni. Scolliniamo e proseguiamo accompagnati dal “suono continuo ed ossessivo che fa il Limentra”, come lo ha definito Francesco Guccini. Il grande cantautore passa ormai la maggior parte del proprio tempo nella casa di famiglia a Pavana, “tra i castagni dell’Appennino”, per citare ancora Amerigo. Data la bellezza di questo posto non so dargli torto. Da queste parti si sono insediati anche gli Elfi, una delle prime comunità rurali d’Italia, tuttora avvolta da un’aura quasi mitologica.
Superiamo il confine tra Toscana ed Emilia per fare due passi nel gradevole centro di Porretta Terme, poi ritorniamo verso Montecatini seguendo un altro itinerario. Sfioriamo Orsigna (quello che fu il rifugio di Tiziano Terzani), poi attraversiamo Pracchia, Pontepetri, Prunetta… A prima vista queste montagne sembrano un po’ meno spopolate di altre realtà. A Marliana mi fermo a guardare un nutrito gruppo di ragazzini che gioca a pallone sul sagrato della chiesa. Un’immagine che dà speranza.
Rimane il tempo per un’ultima tappa a Montecatini Alto, più turistico ma comunque grazioso (e la vista sulla Piana dell’Ombrone non è niente male).
Abbiamo macinato un bel po’ di chilometri anche oggi: ci meritiamo una bella cena. Il classico antipasto toscano, poi fidelini con le arselle (per me) e farro alla lucchese (per mamma) ed infine baccalà alla livornese con ceci.
Pensierino della sera: in questo momento Sara è a spasso per la città di Franco Battiato, così le dedico una delle più belle canzoni d’amore di tutti i tempi, scritta una ventina d’anni fa dal “Maestro”. La cura.