martedì 18 settembre 2012

E il viaggio continua - 4. Rab, come promesso



Supetarska Draga, 16/8/2012

Eccoci finalmente nella città di Rab, come promesso. L’antica Arbum si sviluppa su una penisola, in una posizione particolarmente suggestiva. Ai lati di questa penisola, due bracci di mare che la dividono dal tratto di costa dove sorgono gli abitati di Banjol e Barbat e dalla penisola di Kalifront. Di fronte, l’isolotto di Sv. Juraj.

Percorriamo Srednja Ulica, la strada delle botteghe e dei negozi di souvenir (bar e ristoranti invece si trovano prevalentemente sul vicino e parallelo lungomare e sulle piazze che vi si affacciano, Sv. Kristofora e Municipium Arba). A parte la loggetta, la torre dell’orologio ed alcuni palazzi di impronta veneziana, per trovare i principali edifici storici di Rab bisogna salire alle vie Ivana Rabljanina e Gornja, anch’esse parallele ma orientate sull’opposto versante della penisola, più scosceso di quello orientale. Noi ci arriviamo dal parco di Kaldanac, all’estremità del centro storico, dove si trova la statua di Marinus, scalpellino originario di Lopar che avrebbe fondato l’abitato di San Marino (da qui prende origine lo storico legame tra l’isola di Rab e la piccola repubblica del Monte Titano).
Per prima cosa, salendo dal parco di Kaldanac, incontriamo la piccola chiesa di Sv. Antun-Opat e quella di Sv. Marija Velika (Santa Maria Maggiore), che domina il centro storico. Poco distante, lungo la Ivana Rabljanina Ulica, si trova l’accesso al campanile. La vista che si gode dall’alto è notevole, ma l’ascesa è una vera avventura, da sconsigliare in particolar modo a persone sovrappeso o sofferenti di vertigini. Sarebbe il caso di porre un numero massimo di visitatori, ma evidentemente, per raccogliere qualche kuna in più, non ci si pongono troppe domande sulla sicurezza.
Dall’alto si apprezza anche la pianta del convento di Sant’Andrea, che incontriamo poco dopo, sempre lungo la Ivana Rabljanina Ulica. Proseguendo il nostro cammino, eccoci arrivati nella Piazzetta, denominazione locale di Trg Slobode. La bella piazza, con balconata ed accesso sugli scogli sottostanti, è dominata dall’ulivo piantato nel 1921, anno in cui l’isola tornò a far parte del Regno di Jugoslavia (dopo la Prima Guerra Mondiale fu assegnata all’Italia: la presenza italiana sull’isola era concentrata proprio nella città di Rab).
Prendendo la Gornja Ulica si raggiunge il suggestivo complesso delle chiese di Santa Croce e San Giovanni Evangelista, dove ci fermiamo a lungo per fare delle fotografie. Proseguiamo poi fino al rigoglioso parco di Komrčar, appena fuori dalle antiche mura, dove pranziamo all’ombra di pini d’Aleppo, querce e pitosfori.

L’isola di Rab è caratterizzata da una discreta presenza di aree boscate: le più conosciute si trovano sulla penisola di Kalifront. Durante la Seconda Guerra Mondiale buona parte di queste piante fu tagliata, ma successivamente si è provveduto a ripiantumare ed oggi l’area è sottoposta a tutela.
La maggior parte della penisola è raggiungibile solamente a piedi o in bicicletta. Facciamo una passeggiata in mezzo al bosco e finiamo col perderci. Speriamo almeno che questo sia il prezzo da pagare per raggiungere una spiaggia incontaminata; ma quando finalmente riusciamo ad individuare gli accessi al mare, ad aspettarci ci sono solamente delle calette piuttosto affollate da bagnanti e barche ormeggiate in prossimità della costa.

Per rifarci di un pomeriggio un po’ sottotono ci concediamo una cena fuori. Ante non si sbilancia nel darci pareri sui ristoranti della zona, indicandoci il suo diploma da cuoco appeso in casa, come a dire che non ha bisogno che qualcun altro cucini per lui.
Il misto di pesce alla buzara che ordino è buono anche se non a buon mercato come i raznići di Sara. Il bjielo vino, la grappa conclusiva e le onde che si infrangono contro i piccoli moli a due passi da noi già mi cullano verso il meritato riposo.

domenica 9 settembre 2012

E il viaggio continua - 3. Sabbia croata


Supetarska Draga, 15/8/2012

Pare che la pratica del naturismo in Croazia abbia preso piede proprio sull’isola di Rab grazie al re inglese Edoardo VII, amante della tintarella integrale. E se Rab è meta prediletta dei naturisti, è dalle parti di Lopar che si trova la maggior parte di spiagge ad essi riservate, riconoscibili per le indicazioni FKK. E’ in questa zona dell’isola che siamo diretti oggi.
Arrivati a San Marino parcheggiamo l’auto e raggiungiamo un’affollata spiaggia sabbiosa. Rab, così come Lussino, vanta una lunga tradizione turistica, e le spiagge sabbiose, che si incontrano con una certa frequenza, sono una vera rarità in tutto il mare croato. Basta però superare Punta Kaštelina per trovarsi tra calette rocciose decisamente meno popolate. Da queste parti, secondo la nostra guida, dovrebbero esserci anche delle rovine di origine greca, ma non riusciamo a trovarle. Ad eccezione della città di Rab, i centri abitati dell’isola conservano poche tracce dei nuclei più antichi. In compenso i paesaggi sono particolarmente suggestivi. Da Punta Kaštelina, per esempio, si ha una visuale sul brullo versante orientale dell’isola, punteggiato da rari nuclei di vegetazione, per lo più macchie arbustive.
La passeggiata lungo la costa, ai piedi degli ultimi alberi che lasciano posto ad interessanti formazioni rocciose, offre dall’alto la vista dei riverberi dorati della superficie marina sui fondali, nei quali si alternano sabbia e roccia. Intorno a noi il litorale del Velebit, l’isolotto di Sveti Grgur e quello più tristemente famoso di Goli Otok.
L’Isola Calva – questa la traduzione del nome croato – è chiamata in questo modo in quanto quasi totalmente priva di vegetazione. Dal 1949 Goli Otok ospitò il carcere nel quale furono rinchiusi numerosi oppositori del regime di Tito, in particolar modo seguaci di Stalin (col quale il Maresciallo aveva rotto i rapporti nell’anno precedente). Questo fino al 1956, anno in cui il carcere smise di diventare un campo di rieducazione; la colonia penale invece venne chiusa solo nel 1988. Lo stalinismo fu dunque combattuto con metodi molto simili a quelli del leader sovietico, ed il prezzo da pagare per poter iscrivere la Jugoslavia tra i paesi non allineati furono la libertà e la dignità di troppe persone.

Attraverso altri panorami mozzafiato rientriamo da Lopar a Supetarska Draga. Per cena ci attende un’insalata con le verdure del nostro orto, cui aggiungiamo i pomodori offerti da Puče. In giro per l’isola ne abbiamo visti parecchi, di orti come il suo: economia di sussistenza nonostante le difficoltà di approvvigionamento idrico. Quasi tutte le abitazioni sono dotate di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana, un accorgimento da tenere in considerazione in tempi di crescente attenzione alle tematiche del risparmio energetico ed idrico.

La passeggiata serale tra i moli di Supetarska Draga non offre grandi cose: qualche bar, qualche ristorante e poco più. Ma è quanto basta a Sara per soddisfare la sua voglia di palačinka. Dopo questa concessione alla nostra golosità, rientriamo alla camera. Tra le barche ormeggiate, osserviamo le linee ondulate sul fondale sabbioso, rischiarato dalla luce dei lampioni.

domenica 2 settembre 2012

E il viaggio continua - 2. Mattinata quarnerina


Supetarska Draga, 14/8/2012

Tempo fa ho letto un libro in cui Paolo Rumiz descrive una notte dalmata, raccontando come, distesi sotto il cielo e vedendo una stella cadente, si senta quasi di potersi mettere in contatto con chi non c’è più. Cinque anni fa, proprio qui, provai la stessa sensazione. Stavolta invece ho modo di apprezzare tutte le sfumature che dal blu notte virano verso l’azzurro del primo mattino, o almeno le apprezzo di più del giaciglio che ci siamo preparati per la notte.
Cerco di svegliarmi con la colazione preparata dalla signora del campeggio, un’istriana di Pisino che si mette volentieri a parlarci della sua terra. Gli facciamo i complimenti per la sua marmellata di prugne, veramente ottima. Per quanto riguarda l’Istria, potrebbe essere l’ultima tappa del nostro viaggio…ma avremo il tempo di pensarci: siamo ancora all’inizio!
Ci rimettiamo in moto in direzione sud, accompagnati dal notiziario di Radio Istra. Riusciamo a capire che si sta parlando del terremoto in Iran. La memoria torna alle scosse di qualche mese fa, che ci hanno svegliato in piena notte e che hanno seminato morte e distruzione nella vicina Emilia. Allontaniamo i pensieri perdendoci con lo sguardo nei panorami che si possono godere dalla Jadranska Magistrala, probabilmente una delle più belle strade al mondo.

Il viaggio in traghetto da Jablanac a Rab (Arbe in italiano) dura veramente poco. L’isola ci accoglie mostrandoci il suo aspetto più brullo: una pietraia odorante di liquirizia. Poco alla volta la vegetazione fa la sua comparsa: sparuti ciuffi erbosi, seguiti da arbusti sparsi, macchia mediterranea via via più rigogliosa e alberi di pino marittimo.
Troviamo una camera a Supetarska Draga da Ante, un uomo dall’età apparentemente compresa tra i 60 e i 70 anni che a noi italiani si presenta come “Antonio”, tenendo però a precisare che tutti lo chiamano Puče. Ci mostra con orgoglio il suo orto, innaffiato con l’acqua proveniente dalla sua cisterna, che raccoglie le precipitazioni dei tre mesi invernali, gli unici in cui sull’isola le piogge sono di una certa entità.
Scarichiamo i nostri bagagli ed andiamo a farci un bagno poco distante dalla nostra camera, accompagnati dai canti e dal suono di una fisarmonica provenienti da un’imbarcazione ormeggiata nei paraggi. Camminiamo poi lungo la penisola compresa tra Supetarska Draga e Kampor, costeggiando le varie insenature dove i turisti si immergono per sfuggire alla calura, attraversando l’interno boscoso e ritornando sulla costa a Gonar, dove ci facciamo altre nuotate.
A Kampor termina una delle varie piane che tagliano trasversalmente l’isola di Rab, incuneandosi tra i crinali rocciosi. Un paesaggio suggestivo che ha però vissuto una pagina nera nella sua storia, ospitando un campo di concentramento fascista nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Per rientrare alla camera dobbiamo quindi risalire attraverso i boschi e gli uliveti delimitati da muretti a secco, scollinando sopra Supetarska Draga. Dall’alto dominiamo con lo sguardo i vari nuclei abitati che la compongono, situati lungo le due sponde della baia, e sulla zona umida situata in fondo all’insenatura, oltre i piccoli moli, al termine della piana che si estende in direzione dei centri di Mundanije e Rab.
La sera abbiamo un primo assaggio proprio della città di Rab, che apprezziamo grazie all’illuminazione garbata dei vicoli del centro storico; al termine della passeggiata ci ripromettiamo di ritornare di giorno, con calma, nel principale insediamento storico dell’isola.