domenica 26 gennaio 2014

Convegni romani



Come si può intuire dalla cronologia del nostro blog, alcuni inconvenienti tecnici ne hanno rallentato l’aggiornamento. Arriviamo quindi un po’ in ritardo per gli auguri di buon anno, che facciamo attraverso uno degli ultimi pezzi dei Negrita: in primo luogo perché è la canzone che ci ha accompagnato durante il viaggio della scorsa estate, che abbiamo appena finito di raccontare; in secondo luogo perché il video è stato girato proprio lungo le strade del Gran Sasso, pochi giorni prima del nostro arrivo. Ci sembra poi una canzone di buon auspicio: ne abbiamo tutti bisogno.


Per ritornare in tempo reale mancano gli aggiornamenti degli ultimi mesi, tra Roma, Varsavia e la Maremma. Partiamo proprio dalla Città Eterna, che non può assolutamente mancare dal nostro blog. L’ispirazione ci è arrivata durante un Natale passato sul divano, inchiodati dalla febbre, a guardare vecchi classici del cinema: Cary Grant ed Audrey Hepburn in giro in vespa per le vie della capitale ci hanno riportato all’ultimo nostro viaggio a Roma, qualche anno fa. Sara, per sua fortuna, ci è tornata lo scorso ottobre, in occasione di un convegno. Spazio alle immagini, allora.


 

lunedì 6 gennaio 2014

Amici vicini e lontani - 9. In rete



Senigallia, 9/8/2013

Ieri sera le nostre speranze di cenare a base di piatti tipici marchigiani sono andate in frantumi, ma ci rifacciamo stamattina con la colazione. “Ho voluto recuperare la tradizione della colazione contadina di una volta”, ci spiega Sandro, il gestore del bed and breakfast, mentre noi trangugiamo di tutto: il pecorino prodotto da lui, il ciauscolo (salume tipico delle Marche), le bruschette con frittata alla menta, dolci di ricotta, yogurt, fette biscottate con marmellata. Si siede tra noi e due ragazzi romani, anch’essi ospiti per la notte appena terminata, e ci racconta i suoi ricordi d’infanzia, che si intrecciano con quelli della vita contadina di un tempo. “Poi ad un certo punto è arrivata la televisione”… i suoi punti di sospensione sono un amo lanciato affinché qualcuno intervenga, ed infatti uno dei nostri commensali insinua “forse si stava meglio prima… Si aveva maggiore senso della comunità”. “E vero”, prosegue Sandro, “se guardi le piazze dei nostri paesi la sera le troverai ormai vuote”.
Prima di salutarci la moglie Natasha ci da qualche indicazione per il nostro itinerario di oggi. Seguiamo i suoi consigli e non ce ne pentiamo. D’altra parte ognuno di questi paesi ha qualcosa da offrire, a partire dal vicino Polverigi, dove ci fermiamo per prelevare e per scattare qualche foto. La nostra meta è però Offagna, un bel borgo arroccato in cima ad un colle. Salendo tra scalinate e piazzette si arriva fino alla Rocca, che ospita il museo delle armi antiche, oltre ad offrire una vista che spazia tra le colline e l’Adriatico.
Rientrando ci fermiamo per una breve visita all’abbazia cistercense di Chiaravalle, prima di proseguire per Senigallia. Ci siamo già stati diverse volte, ma la cittadina marchigiana ci offre sempre qualcosa di nuovo. Visitiamo così la Rocca, con l’ausilio di un audio-guida, poi passeggiamo tra i principali luoghi di interesse del centro storico: il Foro Annonario, i Portici Ercolani, il Palazzo del Governo. Senigallia è un centro di notevole interesse storico, ma anche particolarmente vivace e ricco di manifestazioni ed eventi culturali: per le strade incontriamo anche qualche sosia di Elvis accorso qui per il Jamboree.










Anche in quest’ultimo giorno di vacanza abbiamo viaggiato alla nostra maniera, fermandoci e scoprendo qualcosa in ogni paese incontrato lungo la via. E’ questa la ricchezza del nostro paese, possibile via d’uscita dalla crisi che lo attanaglia. E se è vero, come si ripete talvolta enfaticamente, che nelle difficoltà l’Italia dà il meglio di sé, questo sarebbe il momento giusto per agire. La nostra classe politica però non offre grandi esempi: le cose migliori stanno nascendo dal basso, piccole realtà che si stanno mettendo in rete. L’Aquila ci ha insegnato non solo la solidarietà che può nascere nelle difficoltà, ma anche l’importanza della rete, con tutti i significati che si possono assegnare oggi a questa parola.
Alla crisi si può reagire con l’egoismo o con la solidarietà. Noi torniamo da questo viaggio con una rete ancora più ricca di quando siamo partiti. La nostra scelta l’abbiamo fatta.

domenica 5 gennaio 2014

Amici vicini e lontani - 8. Un po' di Marche



Agugliano (AN), 8/8/2013

Ultima colazione aquilana a base di ferratelle – le tipiche cialde abruzzesi – prima di ripartire verso Nord. Abbiamo salutato tutti ieri sera, tranne Sergio, cui consegniamo le chiavi di casa prima di congedarci. Oggi ci riavvicineremo a casa, ma ci aspetta ancora un’ultima tappa nelle Marche.
Parliamo volentieri di questa regione perché è una delle nostre mete preferite, in particolar modo la zona intorno ad Ancona, ma da quando abbiamo creato questo blog non abbiamo avuto molte occasioni per approfondire. Potremmo iniziare oggi partendo da Portonovo. Superati gli stabilimenti balneari e l’antica chiesa romanica di Santa Maria si raggiunge una spiaggia di ciottoli bianchi. Qui lo sguardo spazia tra i primi faraglioni del Monte Conero da una parte e le scogliere che delimitano l’abitato di Ancona dall’altra. Alle nostre spalle il verde dei boschi che sembrano precipitare verso di noi, davanti l’azzurro dell’Adriatico.
Di Jesi, visitata in una giornata primaverile di qualche anno fa, avevamo un ottimo ricordo. La visita serale invece ci ha un po’ deluso. Ci spiegano che parecchia gente è scesa a Senigallia per il Jamboree, festival dedicato agli anni ’50. Non che il centro sia deserto: la maggior parte delle persone si concentra davanti a qualche bar con la musica troppo alta che si diffonde per la strada e in una piazzetta dove si tiene uno spettacolo di musica e poesia. Poche possibilità per mangiare qualcosa: scartiamo un ristorante che da fuori ci sembra troppo chic, ne troviamo un altro che sembra proprio fare al caso nostro ma è pieno. Si dice che in questi casi la cosa migliore sia chiedere agli abitanti del posto. “Un ristorante… etnico?”, ci chiede la ragazza cui ci rivolgiamo. No, niente di etnico: nonostante i tanti africani ed indiani incontrati per strada siamo pur sempre nelle Marche e vogliamo mangiare marchigiano! Ci indirizzano in un ristorante a due passi da Piazza Federico II, che si rivela però qualitativamente mediocre. Non siamo troppo esigenti quando mangiamo fuori, ma la cena di stasera ci lascia l’amaro in bocca. Cerchiamo un po’ di oblio nei vicoli prima di rientrare, ma oggi proprio non riusciamo a ritrovare la bella città che avevamo conosciuto.
Passeremo la notte in un bed and breakfast situato nelle campagne intorno ad Agugliano. Le colline marchigiane sono magnifiche, peccato solo per le distese di campi fotovoltaici sul versante opposto a quello dove ci troviamo. Ma ormai è notte e non si vedono più. In questo caso si può davvero utilizzare l’espressione “col favore delle tenebre”.

sabato 4 gennaio 2014

Amici vicini e lontani - 7. In un turbine di arrosticini e politica



L’Aquila, 7/8/2013

La prima notizia della giornata è che lo yogurt ha fermentato bene. Leggermente acidulo, ma ci sono ampi margini di miglioramento. Nei giorni scorsi abbiamo parlato a lungo dei nostri esperimenti di produzione alimentare artigianale e Mario, preso dall’entusiasmo, si è precipitato a comprare una yogurtiera. Anche lui ed Elena sono piuttosto lanciati sull’autoproduzione: ci siamo scambiati consigli sulla lievitazione e sulla cottura del pane, lo abbiamo osservato mentre prepara la pizza fritta, ma abbiamo anche fatto i complimenti per la libreria costruita con i casseri recuperati dai cantieri edili, un’idea buona per il piccolo opificio di lavorazione del legno che condividiamo con alcuni amici.
La seconda notizia è che Sergio ci accompagnerà durante la nostra gita a Campo Imperatore. Con lui attraversiamo altopiani quasi mongoli, con strade poco trafficate che filano via diritte tra saliscendi da highway americane, facendosi largo tra prati e pietraie attraversate da pecore, mucche e cavalli. Da Campo Imperatore lo sguardo sorvola il fondovalle, sfiora il rifugio Garibaldi qualche centinaio di metri più su, sale fino alla vetta rocciosa del Corno Grande.
Nel ritorno infiliamo i borghi l’uno via l’altro. A Castel del Monte c’è la festa del patrono e ci fermiamo alle bancarelle a comprare del pecorino locale. Camminiamo per i caratteristici vicoli del centro incontrando solo qualche turista, un padre che gioca col figlio ed un’anziana signora che lavora a maglia all’ombra della torre.
Saliamo poi fino a Rocca Calascio, borgo abbandonato utilizzato come set per diversi spaghetti-western. Disabitato, almeno a prima vista, parrebbe anche il sottostante paese di Calascio, entrando dalla parte alta. Ma la vita qui si svela pian piano, e rimaniamo sorpresi dai palazzotti signorili che fanno la loro comparsa tra le case diroccate, con ancora visibili pubblicità di bibite anni ’50 e scritte in vernice inneggianti agli alleati. Scopriamo che la vita è concentrata nella parte bassa una volta che ci rimettiamo in moto in direzione di Santo Stefano di Sessanio.
L’ultimo borgo che visitiamo è sede di un albergo diffuso: proprio questo, oltre alla bellezza del luogo, potrebbe essere il motore della ripresa di Santo Stefano, che tra i paesi visti oggi è quello dove le ferite del terremoto sono più visibili (a partire dalla torre, quasi interamente crollata, che svetta sul borgo).
Per la nostra ultima serata all’Aquila è stata organizzata una grigliata a base di arrosticini. Ci troviamo in Piazza delle Arti, un piazzale nella periferia della città che è stato messo a disposizione di diverse associazioni. La sede del circolo Arci “Querencia” è un posto davvero accogliente, quasi ci si dimentica di essere in un container. Certo è dura: “la vecchia sede era nel centro storico e la gente veniva a farci un salto anche se non c’era niente in programma”, raccontano. “Qui ci si deve venire apposta, prendere la macchina…”. I discorsi si spostano dalla politica (la maggior parte dei presenti ha qualche anno in più di noi ed ha avuto modo di impegnarsi attivamente: al giorno d’oggi scappa la voglia anche ai più volenterosi) alle storie personali che ci hanno portato qui da Cremona, La Spezia, Pisa, Alba, Basilicata, Sulmona, Ciociaria… C’è un po’ tutta l’Italia rappresentata in questa tavolata. E di questo dobbiamo ringraziare gli amici del Querencia, la loro rabbia e la voglia di ricominciare. In bocca al lupo, ragazzi. Se a qualcosa può servire, cercheremo almeno di raccontare.