mercoledì 18 febbraio 2015

Luna di miele in Dodecaneso - 16. Oltre il welfare mediterraneo



Paradisi (Grecia), 31/8/2014

La tyropita al Gate 8 dell’aeroporto Diagoras di Rodi è un modo come un altro per stringere tra le mani ancora un po’ di Grecia, finché è possibile: ma è tutto inutile. Chissà che ne sarà di queste isole, mi viene da chiedermi mentre aspetto l’imbarco. Riusciranno a costituire una via d’uscita dalla crisi, un punto da cui ripartire?

Chissà che sarà di noi, è la domanda che sorge subito dopo. E’ un “noi” che non preclude l’altro, anzi, nasce proprio in considerazione dell’affinità tra due popoli, che anche in questo viaggio mi è parsa evidente. “Un uomo solo che guarda il muro è un uomo solo. Ma due uomini che guardano il muro è il principio di un'evasione”, scriveva anni fa Diego Cugia. Lo sappiamo bene: è pur sempre un viaggio di nozze! Ma vogliamo guardare oltre la famiglia e gli amici, rete fondamentale, scialuppa di salvataggio, welfare mediterraneo. Nessuno si salva da solo, per parafrasare il titolo di un altro libro di successo: vale anche per i popoli, non solo per gli individui. Mi auguro che presto i rappresentanti dei nostri paesi siano in grado di picchiare i pugni sul tavolo di Bruxelles, e che lo facciano insieme, perché da soli ci stritolano. Il Mediterraneo è il posto più bello del mondo, non deve più essere periferia dell’Impero.

martedì 17 febbraio 2015

Luna di miele in Dodecaneso - 15. Passeggiata serale per Rodi



Ialissos (Grecia), 30/8/2014

A Kasos le spiagge che abbiamo visto sono mediamente meno belle di quelle delle vicine isole del Dodecaneso ed i paesi meno ricchi di storia: volendo in un paio di giorni la si può girare tranquillamente. Ma i paesaggi valgono davvero la pena e l’atmosfera è autentica: si fa presto a farsi accogliere dagli abitanti. Siamo contenti di avere infilato anche questa tappa nel nostro viaggio, seppure all’ultimo momento. Ci viene un poco di malinconia, sorseggiando l’ultimo caffè greco al porticciolo di Bouka, complice la consapevolezza che il viaggio è ormai giunto al termine.

Ad accompagnarci all’aeroporto è l’impiegato della locale agenzia turistica: ci conferma che quest’estate c’è stato un calo di turisti sull’isola. Ci sono pochi inglesi, gli dico. “Fortunatamente” è la risposta. Ci fa poi capire che anche i francesi non gli sono particolarmente simpatici. Preferisce gli italiani: “similar culture”.

Il volo da Kasos a Karpathos dura meno di dieci minuti: per raggiungere Rodi è necessaria un’altra oretta. Prendiamo un autobus e raggiungiamo Ialissos, dove abbiamo lasciato l’auto il nostro ultimo giorno di permanenza a Rodi: qui trascorreremo l’ultima notte. La località, ad essere sinceri, non è certo la più affascinante dell’isola: attorniata da grossi alberghi allineati tra la città e l’aeroporto, si tratta in sostanza di un sobborgo di Rodi, con palazzi relativamente moderni ad est della strada principale ed un susseguirsi di negozi e ristoranti turistici sul lato opposto fino al litorale, decisamente meno attraente di altre parti dell’isola (almeno nel tratto urbano). Inoltre assistiamo ad un paio di scene poco edificanti (un pope che conta una mazzetta di banconote nella sala scommesse ed un uomo evidentemente ubriaco che si accascia sulla porta di un negozio). Nonostante questo, Vivian ce la mette tutta per rendere gradevole l’ultima tappa del nostro viaggio: l’accoglienza è deliziosa e le camere degli studios che portano il suo nome sono molto curate. Vivian ci dà informazioni su come raggiungere il monastero e vedere il tramonto, ma ci vuole un’ora di cammino. Anche le rovine della città antica sono distanti, e giunti alla fine del viaggio la stanchezza inizia a farsi sentire.

Ci concediamo invece una passeggiata serale per Rodi, dove ci fermiamo per cena: dopo l’ouzo di benvenuto, ordiniamo stifado e moussaka. Poi di nuovo per le vie della Hora, del quartiere ebraico e della Strada dei Cavalieri, prima dell’ormai familiare autobus che ci riporta a Ialissos. Qui, seduti guardando le luci che punteggiano la città di Rodi nella notte, capiamo che il nostro viaggio di nozze è ormai concluso.

lunedì 16 febbraio 2015

Luna di miele in Dodecaneso - 14. Gli zii d'America



Emborios (Grecia), 29/8/2014

E’ ancora possibile, nelle isole greche, trovare posti in cui, se il tempo non si è fermato ai tempi dei viaggi nel Peloponneso compiuti dallo studioso inglese Patrick Leigh Fermor (e raccontati nel libro Mani, che accompagna Sara in questi giorni), l’atmosfera è ancora autentica. Kasos è uno di questi posti, poco turistici, che forse non ha le bellezze viste a Rodi, Tilos e Karpathos, ma attraversandola in sella al nostro scooter regala viste mozzafiato. Attraversiamo i villaggi di Panagia e Poli, tra folate di timo e liquirizia e panorami fatti di cime montuose, muretti a secco che spesso non delimitano nulla, fichi d’India, pollai, capre addossate contro le mura dei fabbricati per sfruttare i pochi spazi ombreggiati, pecore, mucche, persino qualche struzzo.







Raggiungiamo il monastero dal buffo nome di Agios Mamma, situato in posizione spettacolare con vista sul Mar Libico. Più in là c’è soltanto l’Africa: siamo ai confini d’Europa. Non sono mai stato così a Sud.
Intorno al monastero c’è un certo fermento: uomini e donne sono al lavoro tra l’edificio religioso, le camere da letto e la cucina. Evidentemente il monastero è attrezzato per l’arrivo dei viandanti, così come quello di Agios Georgios, dall’altra parte dell’isola, che sfioriamo scendendo verso la spiaggia
di Helatros. Questa è una baia tranquilla incastonata tra le rocce a strapiombo sul mare, certamente la spiaggia più bella tra quelle che abbiamo visto sull’isola.










Kasos vive soprattutto del turismo greco: Mauro ci ha raccontato di avere vissuto la decadenza del turismo sull’isola a seguito della crisi economica. Chi è emigrato ad Atene o in altre città del continente ed ha perso il lavoro difficilmente ha modo di tornare sull’isola nel periodo estivo. Tiene maggiormente il turismo legato alla presenza stagionale di chi è emigrato all’estero, per esempio negli USA (meta preferenziale dei migranti di Kasos). Sulla spiaggia di Helatros ascoltiamo i discorsi di un uomo e una donna: lui ha passato la sessantina, lei avrà una decina di anni in meno. Passano con disinvoltura dal greco all’inglese. Lui rientrerà a New York nei prossimi giorni, lei viene dalla Svezia e si è ritrovata qui per tutta una serie di strane coincidenze che la vita le ha riservato e vive davanti ad un casotto poco distante da qui. I discorsi saltano dall’arte di Leonardo da Vinci al Meltemi che soffia sull’isola, per poi tornare, ancora una volta, sulla crisi economica e su come la politica greca la sta fronteggiando.
Rientriamo ad Emborios facendo tappa ad Agia Marina, altro tipico paese greco fatto di case bianche pitturate a calce e bordi delle finestre, persiane, porte e tavolini di colore azzurro. Dopo due giorni trascorsi a Kasos ormai siamo di casa: per le vie del paese incontriamo volti già noti, così come la sera ad Emborios. Passano a salutarci i due ragazzi di Milano conosciuti sul molo, che ci consigliano una taverna dove cenare nella nostra ultima serata a Rodi. Incontriamo nuovamente anche la coppia di Padova che ci ha tenuto compagnia ieri sera, sempre nella taverna di Georgios, che stasera si esibisce come musicista. Alla tavolata di fianco alla nostra compaiono percussioni, bouzouki e liuto e si intonano canti tradizionali greci. Siamo anche noi parte della festa e ne siamo ben lieti, a maggior ragione quando sento pronunciare il nome di Nikos Xylouris, leggenda della musica cretese (culturalmente vi sono molte affinità tra le isole di Creta, Kasos e Karpathos).
E’ la classica serata di fine estate, col vento che soffia dal mare e la voglia di continuare a cantare ignorando l’ora tarda. Domani lasceremo Kasos, e nel giro di pochi giorni ci seguiranno i vari amici incontrati sull’isola. Così come i vari zii d’America.   

domenica 15 febbraio 2015

Luna di miele in Dodecaneso - 13. Che fare a Kasos


Emborios (Grecia), 28/8/2014

Kasos è l’incognita principale del nostro viaggio. Le guide che abbiamo consultato sembrano volerla sminuire, salvo garantire un non meglio specificato e peculiare fascino. A Karpathos ci hanno assicurato che si tratta di un posto incantevole e poco turistico. Di primo acchito l’isola, così come l’abbiamo vista ieri dal traghetto, ci ha mostrato il suo volto più arcigno, fatto di grosse rocce a precipizio sul mare e grotte misteriose.

Kasos ci è parsa impreparata al nostro arrivo: taverne chiuse alle nove di sera, luci spente, perplessità di fronte a richieste molto semplici come potersi sedere a cena o per una colazione. Finalmente non mi sento a disagio col mio inglese maccheronico, visto che gli isolani generalmente ne biascicano giusto qualche parola e molti parlano solamente greco.

Il nostro appartamento è situato davanti agli scogli di Emborios, sobborgo del capoluogo Fry (la terminologia urbana rischia però di essere fuorviante data la modesta entità dei due centri abitati) che ospita un piccolo porticciolo destinato alle imbarcazioni locali. Fry si raggiunge con una camminata di cinque minuti al massimo. Il cuore pulsante dell’isola è tutto racchiuso tra il porto principale e l’altro porticciolo, quello di Bouka.
Durante la passeggiata mattutina per i vicoli di Fry incontriamo più gatti che esseri umani: solo dopo le 9:30 la vita riprende lentamente il suo corso.
Quel che si vede dal nostro balcone sono i resti di un paio di mulini a vento, appartamenti per turisti, caffè e negozi in buona parte dismessi, altri edifici fatiscenti. Sullo sfondo, le montagne che circondano Fry ed i villaggi circostanti, il mare blu punteggiato di scogli ed isolotti deserti e, più in là, la sagoma di Karpathos, che da qui pare lontanissima (non tanto per i chilometri, quanto per lo stile di vita). Avere un appartamento vista mare ha in ogni caso i suoi pregi. In meno di un minuto infatti eccoci nella tranquilla spiaggia di Emborios.

Mangiamo al volo una specie di calzone – ci spiegano che è un prodotto tipico di Kasos – e tentiamo di partire per Almathia, spiaggia considerata tra le più belle del Mediterraneo, situata su un isolotto disabitato. Il pilota dell’imbarcazione, un uomo che vive sull’isola e si arrangia facendo lavori di ogni tipo, ci dice che parte solamente con un minimo di dieci persone. Sul molo ci siamo solo noi ed altri due ragazzi italiani. Scatta l’operazione reclutamento gitanti per l’indomani. Ci proviamo con due turisti greci e finiamo davanti ad un kafeneio insieme ad un'altra coppia ellenica che ci sorprende dicendoci di conoscere Cremona. Lei, che è musicista, per la ragione più scontata: i violini. Lui per una ragione più particolare: le imprese calcistiche dell’U.S.Cremonese!
Due ragazzi romani che viaggiano in camper ci danno un passaggio fino alla spiaggia di Antiperatos. Ci fermiamo a fare il bagno e ritorniamo a piedi, facendo sosta di tanto in tanto per rinfrescarci.

La sera ceniamo alla taverna sotto casa: qui scopriamo l’insalata di Kasos, simile alla classica horiatiki ma caratterizzata dalla presenza dei capperi e da formaggio di pecora prodotto sull’isola in sostituzione della feta. La taverna è gestita da Giorgio (probabile italianizzazione di Georgios), la cui storia familiare, ci raccontano, ricorda quella di uno dei personaggi del film Mediterraneo, girato in un'altra isola del Dodecaneso (Castellorizo). Giorgio è il figlio di un soldato abruzzese che terminata la guerra ha deciso di fermarsi a Kasos. “E’ il nostro gamilio tazidi”, il viaggio di nozze, gli dico. Saputo questo mi regala un sacchetto di sale raccolto sull’isola. “E’ la fine del mondo” mi assicura Mauro, al cui tavolo sediamo insieme a Giorgio e alla moglie Nicoletta. Hanno girato le isole greche in lungo e in largo e da sette anni passano buona parte dell’estate a Kasos. Sono loro a darci alcune dritte su cosa fare sull’isola. Nel frattempo ci arriva un sms degli amici conosciuti oggi pomeriggio sul molo: l’operazione reclutamento è fallita. Per fortuna domani abbiamo lo scooter.