domenica 31 gennaio 2016

Ai lati d'Italia - 5. A rivedere il mare



Mugeba/Monghebbo (Croazia), 14/8/2015

Sono giorni molto caldi, ci dice Julija con aria sofferente: anche qui l’estate è stata fino a questo momento poco piovosa. Ma noi abbiamo pensato anche a questo: se non ci sono fiumi o laghi in cui rinfrescarsi ci inabissiamo in qualche grotta per prendere il fresco a qualche decina di metri sotto il livello del suolo. Il Carso è il luogo perfetto, da questo punto di vista. Dopo Postumia, oggi visitiamo le grotte di San Canziano, a poca distanza dal confine italiano.
Un tunnel artificiale ci porta all’interno della Grotta del Silenzio, dove ha inizio la visita. Se a Postumia l’occhio non sa dove posarsi, perso tra stalattiti e stalagmiti che ricordano un’immensa ed irregolare cattedrale barocca, le grotte di San Canziano sono più intime, anche perché, come ci spiega la nostra guida, l’illuminazione è stata ripensata – e ridimensionata – un paio di anni fa nell’intento di contenere la crescita di minuscole specie
vegetali che approfittano della luce artificiale per proliferare. La presenza di un fiume sotterraneo di una certa importanza dà poi origine a periodiche piene che possono talvolta arrivare a sommergere porzioni anche ampie delle grotte, influenzando lo sviluppo di stalattiti e stalagmiti e rendendole nel complesso meno spettacolari di altri siti. La “sala” più grande delle Škocjanske Jame è comunque imponente, ed ospita una stalagmite alta più di 15 metri: all’interno del complesso sono poi presenti altre conformazioni caratteristiche come le vasche di concrezionamento. Ma la peculiarità delle grotte di San Canziano è proprio quella di ospitare uno dei più grandi canyon sotterranei del mondo, lungo circa sei chilometri (la visita si sviluppa invece lungo un percorso di circa tre chilometri, di cui poco più della metà all’interno del canyon). Il fiume che ha originato questa gola inabissandosi nel sottosuolo è la Reka, che riaffiora a Nord di Trieste, dalle parti di Duino, con il nome di Timavo, poco prima di sfociare nell’Adriatico. Il canyon è davvero impressionante: il ponte che lo attraversa è alto 45 metri. Sulle pareti è possibile vedere gli itinerari delle vecchie vie ferrate realizzate dai primi esploratori. Peccato solo non avere delle foto da pubblicare: è permesso fotografare soltanto all’uscita delle grotte.
Usciamo infine a rivedere il cielo dal fondo dell’immensa dolina che con il suo crollo ha aperto il varco che viene oggi utilizzato come uscita dalle grotte. Vale la pena ritornare all’ingresso a piedi e non usare l’ascensore, facendo una deviazione per vedere più da vicino la cascata: è comunque possibile scegliere una seconda parte di itinerario esterno alle grotte, che si sviluppa nel paesaggio carsico. Paesaggio che abbiamo modo di apprezzare anche visitando il Museo, che si articola in tre piccole sezioni sparse per il paese di San Canziano: tra le abitazioni si aprono visuali su un territorio aspro, con le sue gole rocciose e la sua vegetazione. I profumi conosciuti mi fanno quasi sentire a casa, tanto è piacevole ritrovarli ogni volta immutati.
Stasera non torneremo a Cerklje: per visitare la parte istriana della Slovenia abbiamo scelto un campo base croato. A questo punto del viaggio abbiamo una gran voglia di mare e la Croazia da questo punto di vista offre senz’altro più scelta. Ci indirizziamo verso Dalia, già visitata in altre occasioni. Superata la zona di villette più recenti e appartamenti per turisti eccoci in un paese che potrebbe tranquillamente starsene nella campagna cremonese: ed invece è sul mare, anche se pare quasi ignorarlo. A segnalarne la presenza solo un salviettone appeso ad asciugare ad una finestra ed un materassino su un prato vicino alla griglia. Un campo di bocce ed uno di basket abbandonati, un campo da calcio un po’ trasandato, un’aiuola che accompagna in un’antica corte con annessa chiesetta, attrezzi agricoli sparsi qua e là, un silos, una vecchia e lunghissima muraglia in pietra bianca con i resti di un ingresso che un tempo doveva sembrare imponente ma oggi è attanagliato dai rovi, gli orti e gli uliveti al suo interno, un grosso intervento di ristrutturazione troppo velleitario ormai invaso dalle erbacce, una discreta dose di abbandono ed infine, oltre il maestoso leccio ed il vicino cipresso in fondo alla sterrata, il mare.
Raggiungiamo il campo base di Mugeba. Il tempo di sistemare i bagagli e di andare a cena. Io prendo un piatto di calamari alla griglia, Sara il maialino da latte. Accompagniamo il tutto con Malvasia locale come a ripetere a noi stessi che non stiamo sognando, siamo proprio in Istria.

sabato 23 gennaio 2016

Ai lati d'Italia - 4. Tra mondo slavo e Mitteleuropa



Cerklje na Gorenjskem (Slovenia), 13/8/2015

Cornetto Ledo, biscotti Jaffa, brioche ed eccoci pronti per Lubiana. Attraversiamo l’ampia vallata della Sava, tra campi coltivati a granoturco e prati da sfalcio, intervallati da boschetti di noccioli e conifere. Arriviamo a Mengeš e da qui proseguiamo verso la capitale slovena, il cui biglietto da visita non è molto incoraggiante: nella zona periferica (diciamo pure in quella semiperiferica) sembra che l’avvento del capitalismo abbia originato la smania architettonica di dimostrare che la democrazia odierna è capace di creare brutture all’altezza degli episodi peggiori del socialismo reale.
Posteggiamo poco distante dal Tivoli Park, l’immensa area verde situata nella zona occidentale della città, ed imbocchiamo Slovenska Cesta (strada un tempo intitolata a Tito: ai tempi in cui fu deciso il cambiamento di nome si aprì una querelle, con tanto di ricorso alla Corte Costituzionale Slovena). Al di là di qualche scena di alcolismo di strada (immagini tutto sommato contenute rispetto all’emarginazione più evidente in altre grosse città), procedendo verso il centro la Lubiana sembra gradualmente farsi più gradevole. Dall’incrocio con Dalmatinova Ulica comincia la zona pedonale, con grossi palazzi moderni ed alcuni portici, sedie e tavolini di locali alla moda sull’ampio marciapiede, boutique, uffici e negozi. Dalla zona moderna del centro passiamo a quella di origine romana e ci troviamo nella graziosissima piazzetta di forma irregolare dedicata al poeta sloveno France Prešeren: si cominciano a vedere esempi di Art Nouveau e di architettura barocca. Piazza Prešeren si affaccia sulla Ljubljanica proprio in corrispondenza del Triplo Ponte, ma noi rimaniamo su questa sponda del fiume proseguendo fino a Kongresni Trg, con la sua area verde, la chiesa delle Orsoline, la Filarmonica e l’Università, di fronte alla quale alcuni operai stanno montando un grosso palco (Lubiana è culturalmente piuttosto attiva). Anche le rive della Ljubljanica, il fiume che attraversa il centro storico, pullulano di locali e ristoranti: il corso d’acqua è parte integrante della vitalità cittadina (in Slovenia non poteva essere altrimenti) e vi vengono organizzate anche delle escursioni in barca.






Noi il fiume lo attraversiamo una volta giunti a Jurćev Trg per inoltrarci nella parte più medievale della città, anch’essa molto vitale e caratteristica, dominata dal Castello. Il Ljubljanski Grad è ben conservato e ospita frequentemente spettacoli e mostre temporanee, oltre ad alcuni musei. Il complesso è in buona parte visitabile gratuitamente ed offre una bella vista sulla città. Nel cortile interno è stata realizzata una sorta di piazzetta per glispettacoli e per i tavolini di alcuni locali.
Scendiamo per continuare la passeggiata tra la via che affaccia sul fiume e quella più interna: pittoresca in particolare Mestni Trg. Ci spingiamo fino alla Piazza del Mercato ed al Ponte dei Draghi, non senza esserci fermati per pranzo. Sara ordina tagliatelle, mentre io mi oriento sugli žlikrofi, tortelli tipici di Idrija – città situata grosso modo a metà strada tra la capitale ed il confine italiano – conditi con funghi, formaggio e salsa di tartufi.
 Mestni Trg è un toponimo diffuso in Slovenia, equivalente grosso modo al significato di “piazza civica”: la troviamo anche nel bel centro di Škofia Loka, cittadina medievale ad una mezzoretta di strada da Lubiana, in direzione Nord. Ci fermiamo per un ježeć (pallina di cacao, cocco e rum diffusa con altri nomi nella zona balcanica) ed un caffè, per poi salire fino al castello.


La sera facciamo nuovamente due passi per Cerklje: in paese non c’è niente di particolare, ma le casette dal tetto appuntito circondate dai loro giardini ricchi di alberi di mele sprofondate nella quiete sono particolarmente rappresentative di questa Slovenia sospesa tra mondo slavo e Mitteleuropa.

venerdì 22 gennaio 2016

Ai lati d'Italia - 3. Acque dolci



Cerklje na Gorenjskem (Slovenia), 12/8/2015

La prima notizia del giorno è che la Slovenia ha appena legiferato sulle unioni omosessuali. No, mi asterrò dal fare confronti impietosi con la situazione italiana. Ricordo solo le estenuanti discussioni sulle coppie di fatto (gay e non) ed il fatto che ad oggi non si è ancora pervenuti ad una norma che assegni dei diritti basilari, quasi che il vuoto normativo porti alla scomparsa effettiva di ciò che appare sgradevole agli occhi di omofobi verosimilmente repressi ma che è sempre esistito e continuerà ad esistere.
Certo, viene da pensare, ne è passata di acqua sotto i ponti da quando, solo 25 anni fa, la Slovenia era la più settentrionale delle repubbliche federate che componevano lo Stato jugoslavo. Oggi è una nazione sempre più proiettata verso quella Mitteleuropa con cui ha un legame storico che ne ha influenzato la lingua, la cultura, l’architettura, i costumi.
La colazione mi riporta indietro nel tempo, con succo Fructal e gelato nella confezione a forma di pallina. La giusta carica per tornare nel Parco del Triglav, il Tricorno, la montagna più importante della ex Jugoslavia e simbolo della nazione slovena, richiamato anche nella bandiera.
Bled è una delle mete turistiche più conosciute del Paese, come si evince dalla coda di auto all’ingresso del villaggio. Noi svoltiamo in direzione Podhom, pochi chilometri più a Nord, dove parte la passeggiata per la gola Vintgar. Non ce lo aspettavamo, ma anche qui incontriamo turisti provenienti da tutto il mondo. Bisogna ammettere che gli Sloveni hanno fatto un gran lavoro di promozione turistica: in fila davanti alla biglietteria ci sono olandesi, tedeschi, francesi, spagnoli, italiani, israeliani, arabi: ma tra Postumia e Bled abbiamo incontrato anche auto russe, ceche, ungheresi, polacche… Insomma, un patrimonio sicuramente minore rispetto al nostro che però la Slovenia è capace di far fruttare fino in fondo. Viene da pensare alle potenzialità italiane, se solo si riuscisse a valorizzare tutto quanto abbiamo disseminato sul nostro territorio.
La gola Vintgar si trova in mezzo a due profonde pareti rocciose ed è attraversata da un sentiero che si snoda intorno ad un torrente le cui acque riflettono il colore del verde tutto intorno. Scegliamo di percorrere l’itinerario ad anello, decisamente meno frequentato nella parte che attraverso il bosco ci fa salire fino alla chiesetta di Santa Caterina offrendoci un bel panorama sulla valle della Sava.
Rientriamo a Bled e ci troviamo di fronte alla scelta del programma del pomeriggio. Facciamo un bagno tra anatre e cigni nelle acque del lago, che hanno la temperatura giusta per una bella nuotata. Mangiamo poi una kremšnita, dolce che si trova nelle pasticcerie di tutti i paesi della ex Jugoslavia ma che ho scoperto essere originario proprio di Bled. Rinunciamo alla gita sulla pletna, caratteristica imbarcazione del posto, che ci consentirebbe di arrivare fino alla chiesa sull’isolotto in mezzo al lago, immagine da cartolina della Slovenia, così come decidiamo di non entrare al Castello che domina il lago dalla cima di un dirupo, nonostante il Museo al suo interno sembra essere degno di nota.

Percorriamo invece la vallata cieca dove nasce la Sava, ed in mezzoretta raggiungiamo il lago di Bohinj. Ce l’hanno vivamente consigliato due ragazzi incontrati stamattina, così come ci hanno suggerito di non salire fino alla principale attrazione della vallata – la cascata Savica – perché in questi giorni l’acqua è molto poca e perde parte del suo fascino. Camminiamo lungo le sponde del lago (un itinerario consente di percorrerne l’intero perimetro e molti turisti lo affrontano in bicicletta) e ci corichiamo sulla riva facendo anche un secondo bagno. Anche qui, come lungo Isonzo, Idria e lago di Bled, le sponde sono affollate di bagnanti.
Sulla via del ritorno scopriamo quasi per caso la cittadina di Radovljica, dal centro storico medievale piccolo ma particolarmente gradevole. In una gostilnica ordino gli štruklj (rotoli di pasta ripiena di formaggio: in Slovenia sono un piatto tipico, anche nella versione dolce). Ottimi anche i formaggi e le verdure di Sara. Il panorama dalla terrazza, con vista sulle montagne di fronte, è all’altezza della cena.
Quando mangio bene di fronte a un bel panorama, se in assenza di una fetta di azzurro al di sotto della linea d’orizzonte, sono solito dire che “manca solamente il mare”. In Slovenia di mare ne hanno poco, ma sanno come ovviare all’inconveniente.

domenica 17 gennaio 2016

Ai lati d'Italia - 2. In fondo alla Postumia



Cerklje na Gorenjskem (Slovenia), 11/8/2015

L’hostel in cui pernottiamo è composto da due edifici, in uno dei quali vivono anche Tomaž e Julija. Ci sono diverse camere, una cucina condivisa ed una stanza per la colazione, oltre a diversi tavolini e divanetti nel cortile tra le due costruzioni. Per la prima volta ci siamo affidati al sito Airbnb, simbolo di un nuovo modo di intendere viaggi e turismo. Il portale è internazionale e mette in comunicazione i viaggiatori e gli host che intendono mettere a disposizione stanze o appartamenti. Le formule proposte – e di conseguenza anche i prezzi – sono molto varie e consentono anche soluzioni molto economiche. Ci è parso un buon modo per calarsi al meglio nella realtà che si intende visitare. Vedremo come andrà questa esperienza.
Del paesaggio sloveno, oltre al verde di boschi e colline, ci hanno colpito da subito i kozolec, strutture in legno (o talvolta sorrette da pilastri in pietra) caratterizzate dalla presenza di più livelli di assi orizzontali e sormontate da una piccola tettoia, generalmente utilizzate per l’essiccazione del fieno o per stoccare la legna.
Un’altra cosa che colpisce sono i numerosi lavori, spesso anche piccoli, realizzati coi fondi europei, come si legge sui relativi cartelli. L’inettitudine della classe politica italiana invece fa in modo che ogni anno vada perso un bel malloppo perché non siamo capaci di organizzarci e realizzare i progetti. Chissà quanto si potrebbe fare sfruttando appieno questa possibilità (bisogna però aggiungere che anche i limiti relativi al patto di stabilità imposti dalla stessa Unione Europea rendono difficoltosi i cofinanziamenti da parte degli enti locali).

Postumia ha sempre esercitato su di me un fascino vagamente misterioso, un po’ per le celebri grotte visitate quando ero molto piccolo e un po’ perché da Cremona transita proprio via Postumia, come evidenziato ancora oggi dalla toponomastica attuale. Da bambino mi sembrava incredibile che percorrendone il sedime (coincidente con la viabilità odierna per diversi chilometri ad Est della città) sarei potuto arrivare nella slovena Postojna (e, a ritroso, fino a Genova).
Le grotte di Postumia sono la principale attrattiva turistica della Slovenia: più di 24 chilometri di cavità sotterranee di cui “solamente” 4 normalmente visitabili (2 a piedi e 2 a bordo di un trenino), uno spettacolo immenso di stalattiti, stalagmiti, tende, anfratti nella cui conformazione la fantasia può giocare a riconoscere le forme più bizzarre. Il biglietto d’ingresso costa parecchio (22€ per l’itinerario base), ma ne vale la pena: esistono inoltre biglietti cumulativi che possono risultare convenienti. Noi scegliamo quello che comprende anche l’ingresso al vivaio degli animali sotterranei (la cui star è il proteo, il più grande animale che vive nelle grotte, una specie di lucertola bianca e cieca che può vivere più di cento anni e rimanere senza cibo per circa dieci) e alla mostra di farfalle del mondo, oltre al vicino castello di Predjama.
Vale la pena soffermarsi proprio su Predjamski Grad, situato a 9 chilometri dalle grotte e da qui raggiungibile anche tramite un bus navetta gratuito. Si tratta di un edificio incredibile, situato all’ingresso di una grotta (tanto per intenderci, è quasi invisibile dalle immagini aeree di Google Maps!), le cui architetture umane si fondono con quelle naturali del Carso sloveno, caratteristica che lo rese a lungo inespugnabile.
Tra Postumia e Predjamski Grad la visita è davvero intensa, tanto che ci prendiamo il tempo giusto per un burek. Dedichiamo alla zona tutta la giornata, ma l’offerta sarebbe molto più ampia: avremmo potuto scegliere, per esempio, altri itinerari specifici e più approfonditi nelle grotte di Postumia, la grotta Pivka e la grotta Nera (anch’esse a pochi chilometri dalla città di Postumia), la discesa nella cavità sotto il castello e l’itinerario sotterraneo grazie al quale Erasmo, signore del castello di Predjama, aveva accesso alla vicina valle di Vipava, dove si procurava le ciliegie che, con intento di scherno, mandava in omaggio ai nemici che assediavano il castello. A questi ultimi, circondati da alberi con le ciliegie ancora acerbe (la valle di Vipava gode di un clima differente), la cosa risultava inspiegabile.