giovedì 31 marzo 2016

Ai lati d'Italia - 11. Laguna blu



Mugeba/Monghebbo (Croazia), 20/8/2015

Dopo la Zelena Laguna, oggi è il turno della Plava Laguna, la laguna blu. L’ultima giornata piena di vacanza è giusto dedicarla al mare e al riposo, a maggior ragione visto che oggi è tornato il sole, anche se un po’ di nuvole vanno e vengono e soffia una brezza fresca.
La Plava Laguna si differenzia dalla Zelena Laguna perché ci sono meno grossi alberghi, mentre si trovano parecchi piccoli appartamenti a schiera. Il paesaggio però è simile: pineta ombrosa fino a ridosso degli scogli, nella quale è possibile avere incontri ravvicinati con gli scoiattoli, e piccole terrazze e scalette per agevolare l’ingresso in mare. Anche qui sono presenti parecchi servizi, ma la spiaggia è libera, al contrario di quanto avviene in moltissime località turistiche italiane. Basterebbe poco per avere un mare accessibile a tutti pur garantendo i servizi, e di conseguenza rientro economico! Non sarà un caso se i turisti in Croazia negli ultimi anni sono in costante aumento.
La Plava Laguna “è un po’ più chic”, così ci ha detto una signora incontrata ieri che abita in un paese molto vicino al nostro. Ci siamo avvicinati per curiosità, riconoscendo un accento noto, anche se, per dirla tutta, gli italiani, quando ci troviamo in vacanza all’estero, non è che ce li andiamo a cercare. Il campionario nelle località costiere croate è ormai piuttosto vasto e talvolta imbarazzante per il nostro paese. Ma faccio fatica a digerire quelli che ai tempi in cui venivo in Jugoslavia in vacanza con la famiglia provavano sgomento, se non terrore, pensando forse all’Unione Sovietica, mentre oggi vengono in Croazia perché costa poco. Quelli che vanno “a Porek”, lo scrivo come lo scriverebbe un croato seguendo la pronuncia storpiata. Nessuno dice “vado in gita a London”, “c’è un offerta Ryan Air per Paris” oppure “vorrei andare a Műnchen per l’Oktoberfest”. Perché allora non utilizzare il bellissimo nome di Parenzo, tanto più che a questi luoghi è storicamente legata una consistente presenza italiana? Mi sembra che ci sia gente che non ha ben chiaro dove si trova. E poi, dico io, se proprio dovete usare il nome croato, pronunciatelo almeno correttamente! Non vorrei sembrare snob, ma questi sono i luoghi delle vacanze della mia infanzia e li sento molto miei. Mi fa però piacere che questa bellezza venga riconosciuta in tutta Europa. Allo stesso modo mi fa piacere starmene ad osservare i ragazzini che giocano instancabili tra il mare e la spiaggia finché non tramonta il sole, oggi che ho l’età che aveva mio padre quando mi portava qui, ancor prima dello scoppio della guerra balcanica.
Per cena, dopo aver vagato incerti tra Torre (Tar) e Santa Domenica (Labinci), ritorniamo da Robi quattro anni dopo la nostra precedente visita. Ordiniamo raznici e salsicce istriane (molto saporite, così come il prosciutto locale), accompagnate dal solito, abbondante contorno: djuveć, patatine fritte, cipolle, ajvar, crauti e… malvasia istriana. Già, perché è l’ultimo giorno pieno della vacanza, dicevo. Oltre al relax e al mare, bisogna dedicarlo anche alla buona cucina.

mercoledì 30 marzo 2016

Ai lati d'Italia - 10. Terre istriane



Mugeba/Monghebbo (Croazia), 19/8/2015

Il bagno mattutino alla Zelena Laguna è più che altro una sfida a Giove Pluvio, o a chi per lui. L’acqua è calda, ha appena iniziato a piovigginare e, secondo le previsioni, la giornata sarà tutta così. Riesco appena ad asciugarmi prima di dare vita al piano B (ma vista la quantità di pioggia che abbiamo preso negli ultimi quattro giorni nonostante un’estate fino a poche settimane fa particolarmente asciutta, potremmo parlare anche di piano C o D). Il programma prevede un giro per i paesi dell’interno a breve distanza da Monghebbo, con tanto di acquisti artigianali e soprattutto enogastronomici per noi e per parenti e amici che durante il nostro viaggio si sono presi cura dei nostri gatti.
Partiamo da Visignano (Višnjan), il classico paese istriano, con annessa una discreta dose di abbandono, in parte per ragioni comuni a tante realtà di campagna dell’entroterra (emigrazione verso le città e la costa) ed in parte per ragioni prettamente storiche (l’esodo degli Italiani nell’immediato Dopoguerra). L’Istria nord-occidentale e quella costiera sono le zone che hanno maggiormente risentito di questo fenomeno in quanto la popolazione locale contava un’alta percentuale di Italiani (tra i più celebri esuli istriani, o figli di esuli, vi sono ad esempio Laura Antonelli, Sergio Endrigo, Nino Benvenuti, Alida Valli, oltre ai già citati Fulvio Tomizza ed Anna Maria Mori). Intendiamoci, ci sono paesi messi molto peggio, e Visignano conserva tutti i servizi fondamentali di cui necessita un paese: bar, trattorie, market ed alcuni negozi. Si tratta di uno di quei paesi dove non c’è niente di eccezionale da visitare ma è interessante farci una passeggiata per avere un’idea di che cos’è un centro dell’entroterra istriano. La Loggia Veneta ed il Belvedere nella piazza San Marco, detta significativamente “Olimpo”, assicurano una vista magnifica sulla campagna. Come ultima nota segnalo che a Visignano c’è anche un importante osservatorio astronomico.
Rimettiamo in moto ed attraversiamo vigneti, uliveti, boschi, doline e colline, oltre ad alcuni villaggi tra cui Visinada. Da qui in poi il nostri consiglio è quello di non seguire il nostro esempio. “Hanno sbagliato a mettere quell’indicazione”, mi dirà infatti di lì a una mezzoretta una signora a Grisignana (Grožnjan). In effetti, appena svoltato a destra, le segnalazioni si limitano a prescrivere il limite di trenta chilometri orari, senza premurarsi di scrivere che i tre/quattro chilometri da percorrere (in salita) sono interamente su strada sterrata, per quanto messa discretamente. Meglio quindi percorrere qualche chilometro in più e salire dalla strada asfaltata che parte da Buje. Le sorprese però non sono tutte negative. 
 Niente lasciava presagire quello che vediamo a Grisignana, a partire dal fatto che in tante estati trascorse in Istria non ci fossi mai venuto: solo alcuni siti internet e guide specifiche su questa regione ne parlano, e supponevo che i toni fossero un po’ troppo enfatici. Inoltre lungo le strade della zona non vi sono cartelli o segnali ad indicarne l’interesse turistico. Invece l’appellativo di “paese degli artisti” non è affatto fuori luogo. Oltre al valore storico ed artistico, la peculiarità di Grisignana è che vi si contano circa una trentina di botteghe, soprattutto piccoli atelier di artisti, ma anche alcuni negozi di prodotti tipici. I prodotti artistici esposti negli atelier li trovo molto belli, tutt’altra cosa rispetto a tante botteghe di souvenir per turisti (che pure oggi a Grisignana non mancano). Riguardo invece ai prodotti gastronomici, ce ne torniamo a casa con qualche pacchetto di fusi, barattoli di salsa tartufata, medica (grappa al miele), formaggio locale, ajvar.
 


















Sulla via del rientro, a Verteneglio (in croato Brtonigla, altro bel paese sulle colline a pochi chilometri dal mare) facciamo un’altra sosta in un market per acquistare dei prodotti che ci sono stati commissionati, come il mix di spezie per insaporire ćevapčići e pljeskavica. Ma a Verteneglio è d’obbligo procurarsi il vino: ci troviamo infatti nel paese della malvasia delle “quattro terre”. “La terra bianca, quella grigia, quella nera e quella rossa si differenziano per gli elementi che la compongono, conferendo un sapore diverso al prodotto finale”, ci spiegano in una cantina nei pressi della frazione di Villanova (Nova Vas). Scegliamo alcune bottiglie, cui aggiungiamo il Terrano, acquisto imprescindibile visto che viene prodotto soltanto in una zona del Carso a cavallo tra Italia, Slovenia e Croazia. Non potevamo tornare dal nostro viaggio senza. 
 

martedì 29 marzo 2016

Ai lati d'Italia - 9. Ćevapi istriani



Mugeba/Monghebbo (Croazia), 18/8/2015

Nel nostro blog abbiamo già avuto modo più volte di parlare di Istria: anche se la vacanza che abbiamo trascorso insieme quasi interamente da queste parti risale a due anni prima della sua apertura, da qui siamo già passati nel 2011 e nel 2012. Ci rimangono però alcuni giorni prima del rientro: esaurito il programma sloveno ci dedicheremo ulteriormente all’Istria croata – che è poi la porzione decisamente più rilevante in quanto ad estensione territoriale – dei cui paesaggi sono perdutamente innamorato. Non mi stancherei mai di parlarne, anche per ragioni affettive.
Oggi scendiamo verso l’estremità meridionale della penisola, attraversando quindi la zona dei casoni (o kažuni), strutture circolari in pietra con tetto a punta che ricordano, più ancora dei trulli della parte centrale della Puglia, i furnieddhu salentini. Forse è per via di alcune affinità con l’Istria (la terra rossa, le rocce, le cavità carsiche) che mi sono molto affezionato anche al Salento: me ne sono reso conto per la prima volta leggendo le analoghe considerazioni della giornalista istriana Anna Maria Mori. D’altra parte questo è il mio imprinting marittimo, insieme alle Cinque Terre: probabilmente sono le immagini della mia infanzia quelle che ricerco nelle giornate estive in riva al mare.
Superiamo Pola e ci dirigiamo verso la riserva naturale del Kamenjak, vicino Premantura (Promontore), dove qualche anno fa abbiamo scoperto alcune delle spiagge più belle dell’Istria. Purtroppo abbiamo sottovalutato l’afflusso turistico di questi giorni: nonostante Ferragosto sia già passato la coda interminabile di persone in attesa di entrare ci spaventa e ritorniamo sui nostri passi, scegliendo una piccola spiaggia nella profonda insenatura tra i promontori di Medulin e Premantura. Qui è possibile attraversare a nuoto la baia e riemergere nella spiaggia del campeggio sulla sponda opposta, per poi rientrare utilizzando il passaggio pedonale che chiude l’ultima parte dell’insenatura, pur garantendone il ricambio d’acqua. Verso il fondo la baia è caratterizzata da acque basse e un po’ limacciose. Questo capita spesso lungo la costa istriana, in quanto le insenature sono spesso profonde parecchi chilometri.
Mangiamo un panino con prosciutto istriano all’ombra della pineta e ripartiamo per Medulin (Medolino), ben visibile da lontano per la sagoma della caratteristica chiesa dai due campanili. Facciamo una pausa caffè e ci dirigiamo verso un promontorio boscoso nei pressi del paese. Tra i pini marittimi ad un certo punto appaiono i resti di una villa romana (ne abbiamo vista una anche qualche giorno fa a Zelena Laguna). Le spiagge sono più tranquille di quella dove siamo stati in mattinata ma l’acqua è un po’ più torbida.
La sera ce ne andiamo a Fontane, a una manciata di chilometri di Mugeba. Ristoranti, negozi, konobe e gelaterie sono concentrati principalmente sulla strada che da Parenzo porta ad Orsera e su quella che conduce al porto. Nelle vie più interne invece incontriamo abitanti e villeggianti che passeggiano immersi in una quiete che ci godiamo fino a che non raggiungiamo la piazzetta di fronte alla chiesa che domina il paese. Allo stesso modo ci godiamo l’ottima cena: insolitamente è stata Sara ad ordinare del pesce, mentre io ho scelto la carne: ćevapi istriani, accompagnati non solo dall’immancabile salsa ajvar ma anche da salsa tartufata e formaggio. Sono entusiasta, non li avevo mai provati in questa versione. Mi sembra un piatto che racchiude in sé la complessità delle vicende storiche di questa terra. La konoba ha un occhio anche per la presentazione, come testimoniano il djuveć e le patatine che abbiamo ordinato come contorno. Alla fine della cena, per addolcire il palato, ci dividiamo una palačinka.

lunedì 28 marzo 2016

Ai lati d'Italia - 8. Giochi con frontiere



Mugeba/Monghebbo (Croazia), 17/8/2015

Ci eravamo ripromessi di completare la nostra visita della Slovenia – o perlomeno della parte occidentale del paese, quella che conta le destinazioni turistiche più celebri – con un giro sul litorale. La costa slovena si sviluppa per poco meno di 50 chilometri e conta sostanzialmente cinque centri abitati.
Ancarano è la prima località che si incontra non appena superato il confine italiano: la mia mente torna lì ogni volta che transito dall’omonimo villaggio della Val Trebbia. Si tratta di una località balneare caratterizzata dalla presenza di alcune piccole falesie.
Ankaran è frazione di Capodistria (Koper), principale centro (e porto) della costa slovena, nostra prima meta della giornata. Credo che il ruolo acquisito da Capodistria con l’indipendenza slovena abbia conferito maggiore importanza alla città, il cui biglietto da visita sono la trafficata tangenziale e alcune aree produttive e commerciali di una certa rilevanza. Koper ha però anche una sua importanza storica: alcune graziose corti interne e palazzi in stile veneziano si incontrano appena superata Presenev Trg e poi in Čevljarska Ulica, la vecchia via dei calzolai che oggi ospita numerosi negozi, mentre altri si trovano in Kidričeva Ulica, che scende fino al mare in prossimità della casa di Carpaccio. Ma il cuore della città è in Piazza Tito, dove sorgono la cattedrale ed il Palazzo Pretorio. Qui ha sede il Rettorato dell’Università del Litorale, terzo polo universitario sloveno. Tra gli studenti celebri vi è lo scrittore istriano Fulvio Tomizza (che con il romanzo L’amicizia sta accompagnando il mio viaggio), a
cui è stato intitolato un forum che si è tenuto nelle scorse settimane tra Koper, Trieste (sua città di adozione) e Umago (Tomizza nacque nel villaggio di Materada, a pochi chilometri dalla cittadina croata). Gli incontri ruotano intorno alle tematiche di frontiera, come si può immaginare dalla vicenda personale di Tomizza e da quelle delle tre città, distanti tra loro non più di 50 chilometri, oggi appartenenti a tre nazioni diverse ma protagoniste – e talora vittime – dei “giochi con frontiere” che ne hanno caratterizzato la storia. Prima di lasciare Capodistria ci infiliamo in un locale dove mangiamo bietole con patate, gnocchi agli asparagi e filetto di pesce impanato: un menù schiettamente istriano.


 Come suggerito dalla toponomastica, il centro storico di Isola d’Istria era un tempo scollegato dalla terraferma: questo fatto la accomuna ad altre cittadine istriane situate su un promontorio, come Capodistria e Rovigno. Izola è un antico borgo di pescatori, oggi località turistica di una certa attrattiva. Buona parte del lungomare è caratterizzato dalla presenza di un’area verde dove passeggiare e riposarsi sulle comode panchine osservando i ragazzini che fanno il bagno a pochi metri da noi.
La nostra giornata è stata un crescendo, soprattutto dal punto di vista meteorologico: arrivati in prossimità della Riserva Naturale di Strugnano, dove si trovano un grosso stagno ed alcuni tratti di falesie a strapiombo sul mare, il cielo si è finalmente aperto. 
Arrivati alle porte di Pirano facciamo un bel bagno per poi riprendere la visita. Anche il nostro itinerario è stato un crescendo e ci siamo tenuti il meglio per la parte conclusiva della giornata. 

Piran è certamente la più bella delle località del litorale sloveno. Come tante cittadine della costa istriana è situata su un promontorio, anzi, su una vera e propria “punta”: questo è infatti il nome di uno dei suoi due quartieri storici. L’altro è Marciana, con i suoi vicoli che si inerpicano fino alle mura cittadine. Marciana e Punta sono idealmente separate dalla bellissima Piazza Tartini, realizzata a seguito dell’interramento del Mandracchio e dedicata al violinista e compositore piranese Giuseppe Tartini (che i lettori di Dylan Dog conosceranno bene in quanto autore del Trillo del Diavolo). La piazza è ampia ed è l’ideale per far scorrazzare i bambini, prendersi un aperitivo o semplicemente ammirare i bei palazzi che vi si affacciano. Da Piazza Tartini si può salire fino alla cattedrale di San Giorgio: da qui lo sguardo abbraccia ben tre nazioni, spaziando dal Carso Triestino (riconosciamo il profilo della città con il Faro della Vittoria ed il Castello di Miramare, fino alle falesie di Duino) a Punta Salvore, già territorio croato. Sempre da Piazza Tartini, attraverso vicoli e suggestive piazzette, si può raggiungere la punta della penisola, per poi rientrare dal lungomare.
Rimane il tempo di attraversare Portorose, la più rinomata delle località balneari slovene, e dirigersi verso il territorio croato. Dalla strada gli ultimissimi riverberi del sole ormai tramontato trasformano in grossi specchi i bacini delle saline di Sicciole, che fecero la fortuna delle città di Isola e Pirano e che oggi ospitano un museo. Subito dopo è di nuovo frontiera.