domenica 20 agosto 2017

Lasciando l'Italia alle spalle - 1. Bollino nero, 40 °C

Tramonti di Sotto (PN), 5/8/2017

Le montagne venete si avvicinano sempre più percorrendo l’A27 da Treviso verso Conegliano. Il viaggio estivo quest’anno è costretto a cavallo di Ferragosto: bollino nero, dice Isoradio. Lucifero, insiste ilmeteo.it: siamo all’apice dell’ondata di calore. La partenza è stata ritardata per le tante cose da fare a casa: ho lasciato Paderno poco prima di mezzogiorno, entrando in autostrada a Cremona ed incontrando i primi rallentamenti già a Pontevico. Ero pronto al peggio, in questa partenza solitaria, facendo affidamento sulla mia scorta di cd. Invece tutto è filato liscio, traffico intenso ma le code sono segnalate dopo Venezia. Scelgo quindi di raggiungere il Friuli passando dalla Marca Trevigiana, dove la strada è scorrevole. Via libera fino a Tramonti?


Nel primo pomeriggio comincio ad essere affaticato per il caldo e faccio sosta a Sacile. Mi aveva catturato un’immagine vista su Paesi On Line, quella pagina Facebook che intriga sempre proponendo delle foto accattivanti ed incuriosendo con due righe di introduzione in cui il nome della località non viene riportato, invitando a cliccare… e a vedere di persona, come nel mio caso. A prima vista la cittadina friulana sembra chiusa per ferie, sarà l’orario. La vita aumenta in prossimità del delizioso centro storico, che si sviluppa intorno e all’interno di due isole fluviale collocate tra le diramazioni del fiume Livenza. Numerose le chiese ed i palazzi, ben conservati, tra i quali compare qualche architettura più moderna, che nel complesso non altera l’aspetto del centro considerato un po’ la porta del Friuli. Mi fermo a riposare su una panchina in una delle aree verdi intorno al centro, poi riparto. Stavolta, davvero, in direzione Tramonti?


Niente affatto. Non ci saranno più i 40°C delle ore centrali della giornata, ma poco ci manca. Giunto all’altezza del lago di Redona vedo dei bagnanti adagiati sulle sponde. Mancano pochissimi chilometri a destinazione ma la tentazione è troppo forte. La temperatura dell’acqua non è poi di molto inferiore a quella esterna, ma è pur sempre un sollievo. Ignoro le parole dei signori di mezza età a pochi metri da me, che pure se ne stanno anch’essi immersi in acqua, perplessi sulla qualità delle acque, che si lamentano perché nessuno risponde al numero che hanno appena contattato per segnalare non so quale problematica ambientale riscontrata poco prima. Ma il mio bagno è rapido, risalgo presto in auto ed eccomi finalmente a Tramonti.


Mi accoglie Sara, partita un paio di giorni fa insieme a Erby e Marta. Li abbiamo ospitati il giorno prima della (loro) partenza, di passaggio da Cremona provenienti da Torino. Con loro ci sono Laura, Gianluca, Emilio ed altri amici, in parte conosciuti l’anno scorso, in parte nuovi di Tramonti e del FestInVal. In uno dei cortili del paese aperti per l’occasione assaggio il kren (che scopro non essere altro che il rafano) ed assaggio una fetta di strudel, prima dei concerti serali che dal Friuli ci portano idealmente verso Sardegna e Catalogna.
Così sarà questo viaggio, che inizia dall’Italia ma che sconfinerà, abbandonando piano piano le tracce storiche della presenza italiana in aree come il Quarnaro e la regione zaratina, scendendo lungo la costa croata, fino all’Isola Lunga, che al contrario di tante altre dell’arcipelago di fronte a Zara rimase slava anche nel periodo compreso tra le due guerre mondiali.


domenica 30 luglio 2017

Immagini da Malta

Malta suscita una certa curiosità per chi, come me, non c'è mai stato: un'isola nel bel mezzo del Mediterraneo, a metà strada tra Sicilia e Tunisia e con una significativa influenza culturale inglese le cui ragioni si trovano nella sua storia. Una storia che si intreccia con il famoso ordine di cavalieri la cui strada abbiamo incrociato a Rodi tre anni fa.
Di seguito pubblichiamo le foto scattate da Sara in occasione della sua recente permanenza a Malta, durante il tempo libero che il suo convegno le ha lasciato. Le prime impressioni sono quelle di un'isola caotica e disordinata, oltre che molto urbanizzata, ma non mancano immagini di tipo più naturalistico. I paesaggi più naturali della piccola nazione mediterranea si trovano nell'isola minore di Gozo, che però Sara non ha avuto tempo e modo di visitare.

  
  

  
  
  
  
  
 

lunedì 24 luglio 2017

Por las Ramblas de Barcelona - 5. Barcellona, Italia

Barcellona (Spagna), 24/5/2017

La struttura urbanistica di Barcellona, ad eccezione della Ciutat Viella coi suoi vicoli più tortuosi e delle zone periferiche più recenti, è fondamentalmente opera dell'ingegnere Ildefons Cerdà i Sunyer e risale alla seconda metà del XIX secolo. Per apprezzarla appieno la cosa migliore è aprire Google Maps; ma si percepisce anche camminando per la strade dell'Eixample oppure, come faccio stamattina, per quelle di Sant Antoni. In sostanza gli isolati hanno tutti forma quadrata con gli angoli smussati per favorire la visibilità in prossimità degli incroci. I palazzi sono dotati di corti interne ed i viali sono spesso ampi e dotati di alberate, oltre che di pista ciclabili.
Dall'Eglesia de Sant Pau arrivo alla Ronda de Sant Pau e poi alla Ronda de Sant Antoni. Nel quartiere di Sant Antoni, al di là della struttura analoga a quella dell'Eixample, le bellezze architettoniche moderniste sono decisamente in numero più esiguo: l'episodio più celebre è lo Xalet Golferichs. Ripiego verso il Poble Sec, quartiere dalla struttura più irregolare situato ai piedi del Montjuïc.
Avinguda Diagonal e Avinguda del Paral-lel sono le due grandi arterie che tagliano la maglia urbanistica di Barcellona: altra importante arteria è la Gran Via de les Corts Catalanes. Queste ultime due strade si incontrano in Plaça d'Espanya, immensa e pomposa. Mi do appuntamento con Sara poco distante, vicino a las Arenas de Barcelona, la vecchia arena che mantenendo la struttura precedente oggi ospita un centro commerciale.
Oltre il monumento che domina il centro di Plaça d'Espanya si trova la Avinguda de la Reina Maria Cristina, che costeggia la zona fieristica, al termine della quale si trova la Font Magica. 
Da qui parte la sontuosa scalinata che conduce al Museu Nacional d'Art de Catalunya, ospitato in un suggestivo edificio sulle pendici del Montjuïc e ben visibile a distanza. 
Il Montjuïc è un'area verde che ospita numerosi giardini, il Poble Espanyol (eredità dell'esposizione universale del 1929), la Fundació Joan Miró, alcune strutture olimpiche (realizzate in occasione di Barcelona 1992) ed il Castello. Da qui si gode di una vista sul Tibidabo e le altre colline che circondano Barcellona, sul porto, sul litorale e sulla città, dominata dai profili della Sagrada Familia e della Torre Agrab (che noi abbiamo rinominato "Suppostone").
Dal castello scendiamo utilizzando la funicolare (facendo cioè l'opposto delle persone normali), che si struttura in due tronconi. Un terzo troncone è in realtà un trenino facente già parte della metropolitana, che ci collega con la fermata Paral-lel.
Ultimo pranzo: seguiamo i consigli di Barbara ed andiamo alla Paradeta, appena dietro al Mercat del Born. Anche questa è una piccola rete di ristoranti, ma il pesce è freschissimo: lo si sceglie al bancone come in una pescheria, la signora illustra come viene cucinato, al cliente viene assegnato un dispositivo che suona ogni volta che il piatto è pronto. Noi ordiniamo calamari fritti, tonno alla brace e polpo alla gallega.
Arriva il momento dei bilanci. Barcellona mi è piaciuta, molto. Ci ha messo un po', non è stato proprio un amore a prima vista, ma è sicuramente una delle mie città preferite. Ad essere sincero in testa ci sono altre città: mi vengono in mente Roma e Venezia, per dire. Ma mettendo i vari aspetti sul piatto della bilancia, mi sono messo in testa che in quanto a grandi città questa sia forse la migliore dove vivere. Il mare in città ed uno stile di vita mediterraneo incidono molto, ma ho notato che per vari aspetti le cose sembrano funzionare, ed alcune modalità di gestione (ad esempio la ciclabilità) la avvicinano un po' ad alcune città del Nord Europa. Certo, tutto questo non ci ha impedito di cogliere dei problemi tipici delle grandi città, come povertà e disagio. Va detto che però le opportunità lavorative sono maggiori che nel resto della Spagna e dell'Italia, se è vero che nel corso degli ultimi anni un numero sempre maggiore di nostri connazionali si trasferisce qui. Espatriare fa sempre un po' paura, ma se la meta è Barcellona, allora viene da chiedersi: perchè no?

mercoledì 28 giugno 2017

Por las Ramblas de Barcelona - 4. Tapas italo-catalano-spagnole

Barcellona (Spagna), 23/5/2017
Seduto al centro di Plaça Reial osservo la città che si sta svegliando. Noi siamo in piedi da un po': Sara oggi tiene la sua conferenza ed è partita presto. Io mi godo questa piazza in tipico stile spagnolo: portici su tutti i lati, fontana al centro e palme intorno, molto suggestiva ed animata (in altri orari) dai vari locali che vi si affacciano. Faccio due passi fino a Palau Güell, altra opera di Gaudì, poi seguo un itinerario che mi conduce attraverso altre piazze della Ciutat Vella: Plaça George Orwell, Plaça de Sant Miquel e soprattutto Plaça de Sant Jaume, piuttosto vitale e caratterizzata dalle belle facciate dei palazzi del potere politico: il Palau de la Generalitat e l'Ajuntament. Da segnalare anche la piccola Plaça de Sant Just, con i tavolini dei ristoranti di fronte alla chiesa omonima.



Tra Carrer de la Tapineria e Carrer del Sotstinent Navarro invece è possibile vedere alcune porzioni di mura romane. Da Plaça dels Traginers mi dirigo verso la meta che ho in testa da stamattina: di nuovo Barceloneta. Percorro altre vie che mi conducono al mercato del quartiere, prima di raggiungere il lungomare. Passo di fronte ad una scultura di cui parla



anche la nostra amica Cristina Balma Tivola in un episodio del suo Andare altrove, poi scendo alla spiaggia. Anche questa sta lentamente riprendendo vita, ma quando arrivo io siamo ancora in pochi sulla sabbia: l'ideale per fare un altro bagno.

Starei qui a lungo, ma sarebbe sprecato venire a Barcellona solamente per restarsene in spiaggia. Prendo dunque la metro fino a Verdaguer e percorro altre strade dell'Eixample, trovandomi nel cuore della tipica e regolare struttura urbanistica della città. Voglio tornare a Gracia: lo faccio percorrendo Carrer Gran de Gracia e rimango stupito dalla quantità di edifici di stampo modernista, meno famosi di quelli visti nei giorni precedenti ma altrettanto stupefacenti. Il più celebre è Casa Vicens, la prima realizzata da Gaudì, ma il caso vuole che sia in fase di ristrutturazione. Mi rifaccio passeggiando di nuovo dal mercato a Plaça del Sol, da Plaça del Diamant a Plaça de la Virreina. Mangio una empanada e raggiungo la fermata di Joanic. Da qui la metro mi riporta a casa.



L'appuntamento con Barbara è di fronte alla scultura El Gat, nella Rambla del Raval: si tratta di un bel gattone dalle forme arrotondate tipiche dell'autore, Fernando Botero. Dovrei dire, per essere esatto, con Barbara e Zoi, la piccola figlia di tre anni. Barbara vive a Barcellona da circa sei anni e Zoi è nata qui. Le vediamo arrivare in sella alla loro bicicletta. "Ne ho viste molte, qui a Barcellona", faccio notare. Biciclette per turisti e per abitanti, oltre ad una rete ciclabile piuttosto diffusa. "La nuova amministrazione ci sta investendo parecchio", conferma. Mi piacerebbe approfondire l'esperienza di Ada Colau, la candidata sindaca di una lista composta da verdi, sinistra e Podemos eletta due anni fa, proveniente dai movimenti per il diritto alla casa. A proposito di casa, peraltro, anche a Barcellona si trovano parecchi senzatetto che dormono in giacigli improvvisati qua e là per il Raval e per il Barri Gotic.

Ma con Barbara abbiamo tante cose di cui parlare. E anche con Zoi, con cui è subito sintonia. Parlo con una bambina di tre anni utilizzando tre lingue diverse, di cui una a me sconosciuta. "In casa parliamo italiano, a scuola insegnano lo spagnolo, ma tra di loro i bambini parlano quasi tutti in catalano". Ci sediamo al bar del cortile dell'università di farmacia, così anche Sara fa un tuffo indietro nel tempo, e chiacchieriamo di fronte a vino, chorizo e chimichurri.





Salutate Barbara e Zoi, che se ne sono tornate alla loro casa nel Poble Sec, cerchiamo un posto per la cena. Finiamo quasi per caso in un ristorante che offre cibo locale proveniente da aziende agricole della zona, nel Born, a due passi dalla chiesa di Santa Maria del Mar. Sara ordina una zuppa, per me nachos sommersi da varie salse (riconosco la guacamole). In realtà il ristorante è parte di una piccola rete: ce n'è uno nel Barri Gotic e uno al Raval, a due passi da casa nostra. Ma a Barcellona si prende volentieri la scusa per fare una passeggiata e tornare alla Ribera.

mercoledì 21 giugno 2017

Por las Ramblas de Barcelona - 3. Nel quartiere di Pepe Carvalho

Barcellona (Spagna), 22/5/2017

Primo giorno di convegno: abbiamo comunque modo di svegliarci con una certa calma e di fare colazione insieme prima che Sara si diriga verso Bellvitge. Ed io? Che sarà di me oggi? Decido di cominciare guardandomi intorno nel nostro quartiere, quello del Raval. Un quartiere "asiatico", per quanto anche le altre etnie siano ben rappresentate. Si alternano vie di negozi e bar a strade dall'atmosfera più torbida, ma comunque percorribili con una certa tranquillità (almeno di giorno). La notte invece non mancano mai, sotto la nostra finestra, le urla di qualche litigio di coppia o gli ululati di qualche ubriaco.
Ci troviamo nel quartiere di Pepe Carvalho, il detective protagonista di molti romanzi di Manuel Vázquez Montalbán, autore particolarmente legato a Barcellona (proprio al Raval gli è stata dedicata una piazza). Comunque il Raval è meno malfamato di un tempo. Da segnalare per i turisti ci sono il Museu d'Art Contemporani de Barcelona e il Mercat de la Boqueria, dove mi dirigo dopo avere passeggiato tra Plaça del Bonsuccés e Carrer dels Angels.
Il Mercat de la Boqueria è un altro dei mercati storici di Barcellona, tuttora funzionante e meta di turisti e fotografi che si divertono a scattare immagini tra i banchi, oltre ovviamente che degli abitanti che vengono qui a fare la spesa. 


Nella vicina Plaça de Sant Agustì vedo una lunga coda di persone con mazzi di rose rosse in mano. Strano dover venire a Barcellona per ricordarsi che oggi viene festeggiata Santa Rita da Cascia, giornata nella quale avviene la benedizione delle rose. Proseguo fino al palazzo della Virreina e mi trovo di nuovo sulle Ramblas. E adesso? Pianifico un itinerario per il Barri Gòtic, solo intravisto ieri pomeriggio. Passo per le piazzette che circondano la chiesa di Santa Maria del Pi e da qui raggiungo la Cattedrale. Oltre alla bella vista che se ne gode dalla vivace piazza antistante, anche l'interno merita senza dubbio una visita. Dalla chiesa peraltro si accede anche al chiostro, caratterizzato dalla singolare presenza di alcune oche.


Il set fotografico improvvisato di una sposa russa rischia di farmi arrivare in ritardo all'appuntamento con Sara fuori dalla fermata di Urquinaona, tra via Laietana e Carrer de les Jonqueres. Approfitteremo della pausa pranzo per la visita al Palau de la Musica
Catalana. Gli ingressi ai musei in città sono piuttosto costosi e abbiamo deciso di giocarci il bonus proprio qui. Diciotto euro forse sono un po' troppi, ma l'edificio, progettato da Lluis Domènech i Montaner in stile modernista, è veramente unico e caratterizzato da un lucernario a goccia che ne è l'immagine più conosciuta. Abbiamo modo anche di assistere ad uno spezzone delle prove di uno spettacolo di flamenco. Olè!

Saluto Sara e ritorno alla Boqueria per mangiarmi un burrito. L'appuntamento è in Plaça Catalunya nel tardo pomeriggio. Da qui percorreremo di nuovo Passeig de Gracia e proseguiremo proprio verso Gracia, un tempo centro autonomo ma ormai inglobato dalla città. Qui l'atmosfera è gradevole e rilassata, le case e i palazzi sono meno imponenti di quelli dell'Eixample (anche se su alcune arterie ci sono degli esempi notevoli di architettura catalana) ed è piacevole passeggiare per le strade alberate oppure fermarsi ad ordinare tapas come facciamo noi a Plaça del Sol. Facendo un giro nella piazza, tra studenti ed artisti di strada, sentiamo parlare parecchio l'italiano: l'impressione è che qui la comunità italiana sia parecchio nutrita (impressione confermata dalla nostra amica Miriam, che qui ha vissuto durante il suo Erasmus qualche anno fa). Le tapas invece son spagnole al 100%: tortilla, alitas de pollo, patatas bravas con salsa aioli, croquetas de jamón... Siamo calati perfettamente nella realtà locale, tanto che ci dispiace dover abbandonare Plaça del Sol, ma dobbiamo raggiungere la fermata della metro di Fontana per ritornare al Raval.