martedì 23 ottobre 2018

Berlino per musica ed immagini


Berlino, città ricca di stimoli, soprattutto musicali. Almeno nell’immaginario di chi non l’ha mai vista, come me, che mi accontento delle foto di Sara e dei racconti di chi l’ha visitata.
Berlino mi è stata raccontata dalle canzoni. La Berlino divisa in due di Alexander Platz, bellissimo pezzo di Franco Battiato. La Berlino della caduta del muro, con Wind of change degli Scorpions come colonna sonora. La Berlino più moderna e ormai riunificata dove gli U2 sono andati in cerca di ispirazione per poi registrare Achtung Baby. Ma Berlino, nella musica, rimanda anche alla “trilogia berlinese” di David Bowie.
Ora che abbiamo suggestioni per la colonna sonora, lasciamoci guidare dalle immagini...







lunedì 1 ottobre 2018

Le Marche in primavera - 4. Sassi bianchi sassi neri


Sirolo (AN), 25/4/2018

Al mare ci siamo già arrivati due volte in tre giorni, ma poi ce ne siamo restati lì a guardarlo. Oggi no, il clima è mite e ci dirigiamo direttamente verso il Monte Conero. Non siamo riusciti ad accordarci con Alfio e Claudia, che abitano da queste parti, così la nostra meta diventa Sirolo. Di fronte al cimitero c’è un grosso parcheggio: da qui, nella stagione estiva, un bus navetta, percorrendo pendenze spaventevoli, scende alle spiaggia di San Michele e dei Sassi Neri, di fatto in continuità l’una con l’altra. Siamo ancora in primavera, però: poco male, il sentiero è ombreggiato e piuttosto comodo. In una ventina di minuti eccoci sui ciottoli bianchi della spiaggia, a dispetto del nome. E’ un giorno festivo e c’è molta gente, ma ben pochi si avventurano in acqua. Eppure ne vale la pena, la temperatura è fresca al punto giusto. E finito il bagno si sale una manciata di gradini per ritrovare l’ombra della macchia mediterranea e gustare un fritto misto in un’ampia terrazza vista mare, prima di rientrare.

domenica 30 settembre 2018

Le Marche in primavera - 3. La provincia italiana a Macerata


Rocca d’Ajello (MC), 24/4/2018

La palla col bracciale è uno di quegli sport antichi e fortemente localizzati che si scoprono qua e là per l'Italia, un po' come la palla 21 della Maremma che abbiamo scoperto a Torniella. Uno sport che va forte a Treia, solo lambita dal nostro itinerario quotidiano, e che vede nello Sferisterio di Macerata un illustre campo da gioco, anche se l'immensa struttura della città marchigiana ha cambiato più volte destinazione nel corso dei secoli.
Lo Sferisterio ce l'ho in testa già da un po', ho visto le immagini e deve essere un sito molto suggestivo. Sarà l'ultima tappa della nostra passeggiata per Macerata, una di quelle città della provincia italiana che non finiscono quasi mai in prima pagina (a dire il vero nei mesi scorsi è successo, ma come si sa in questi casi questo avviene solo per fatti di sangue), ma che offrono gradite sorprese.
Passiamo davanti allo Stadio della Vittoria ed entriamo nel centro storico da Piazza Annessione: questi sono i primi due scorci scenografici che Macerata ci offre. In
via Lauri mi fermo in un'antica cappelleria: ho bisogno di un copricapo e scopro che oltre alle scarpe anche questa tradizione artigianale era radicata in zona, per quanto soppiantata in tempi di globalizzazione. Anche una chiacchierata con una famiglia di venditori di cappelli può insegnare tante cose. Arriviamo in Piazza della Libertà giusto in tempo per assistere alla sfilata dei Re Magi che escono dalla finestrella della Torre dell’Orologio e che si inchinano davanti alla Madonna che tiene in braccio Gesù Bambino. Questa bizzarra sfilata, preannunciata dall’uccellino Cesare ed anticipata da un angelo, ha luogo ogni giorno alle 12 e alle 18 e si conclude con l'immancabile applauso dei turisti radunati di sotto.






Arriviamo infine allo Sferisterio, dove ci concediamo l'ingresso al modico prezzo di tre euro. Scopriamo un trait d'union col paese dove viviamo: una delle prime opere che sono state rappresentate qui dopo uno dei vari mutamenti d'uso che hanno caratterizzato la storia del più celebre monumento maceratese è proprio La Gioconda di Amilcare Ponchielli. Sul palco si stanno preparando le luci per chissà quale spettacolo, mentre noi restiamo a guardarci intorno per un bel po', prima di ripartire.



Passiamo praticamente davanti al posto di lavoro del cremonese Roberto, espatriato da queste parti qualche anno fa. Siamo all'uscita dell'autostrada, il posto non è particolarmente ameno ma non ci si vede da tanto tempo e sfruttiamo ugualmente l'occasione. Siamo peraltro reduci da Fano, dove ha vissuto Roberto prima di trasferirsi ad Ancona e di cui il nostro amico loda la vitalità, maggiore a suo modo di vedere di quella del capoluogo di regione.
Siamo a pochi chilometri dal mare, così raggiungiamo Numana e da qui le prime spiagge di ciottoli ai piedi del Monte Conero. Giusto un po' di riposo prima di prendere la via del ritorno: passiamo stavolta da Tolentino e Camerino, dove non abbiamo modo di fermarci ma di cui ammiriamo comunque i paesaggi rurali ed urbani.
Siamo però affamati e dopo domenica sera abbiamo grandi aspettative per la cucina di Diego. Aspettative che non verranno deluse nemmeno stavolta.

sabato 22 settembre 2018

Le Marche in primavera - 2. I viaggiatori, il cuoco e il vescovo


Rocca d’Ajello (MC), 23/4/2018

A colazione ci complimentiamo nuovamente con Diego: la sua esperienza come cuoco nelle Feste de l’Unità del circondario ha dato ottimi frutti! Diego è un personaggio che impari a scoprire un poco per volta, con quell'ironia che affiora improvvisa e che inizialmente può essere spiazzante. Gli nominiamo Cremona e ci parla di Antonello, come lui chiama Antonio Napolioni, da un paio d'anni vescovo della nostra città. Sono amici di famiglia ed hanno fatto gli scout insieme, racconta condendo il tutto con qualche aneddoto. E poi? E poi è successo che Antonello ha preso la strada che sappiamo, mentreDiego, dopo aver fatto tutt'altro, si è messo a ristrutturare la casa del custode della rocca (Rocca d'Ajello, appunto, dove saliamo dopo colazione), occupandosi personalmente di buona parte dei lavori. Nonostante ciò, si capisce che c'è ancora una forte stima nei confronti del vescovo.




Diego ci racconta anche di Camerino, il cui centro storico è tuttora zona rossa, e di buona parte della viabilità dei Monti Sibillini. La situazione, devo dire, è più grave di quello che pensavo, così ci dirigiamo nella direzione opposta, verso Fabriano, dove appena arrivati veniamo accolti dall'immancabile anziano del paese prodigo di consigli ed indicazioni. E' però lunedì mattina e sono chiusi la storica Farmacia Museo Mazzolini, il Museo dei mestieri in bicicletta, il Museo della curiosità e della fantascienza ed il Museo della carta e della filigrana. Proprio alla carta è inevitabilmente associato il nome della cittadina marchigiana: chi non ha mai disegnato su uno degli omonimi fogli A4? Comunque Fabriano è bella anche così, e per accorgersene è sufficiente arrivare nella scenografica piazza del Comune, col Palazzo del Podestà, la Fontana Sturinalto, l Palazzo Vescovile, il Palazzo del Comune e il Loggiato di San Francesco.



Siamo a pochi chilometri dal Parco Naturale della Gola Rossa e dalle grotte di Frasassi, ma a questo punto ho voglia di novità: seguiamo quindi un percorso per borghi in direzione opposta. Breve sosta a Cerreto d'Esi, con la sua fortificazione ed il piccolo centro storico sovrastante che ci mostra le prime ferite del terremoto dell'anno scorso. Proseguiamo verso Matelica, il cui nome è legato al vino doc che si produce nella bella cittadina in provincia di Macerata, per una tappa un po' più lunga.





Alle porte di San Severino Marche parcheggiamo e ci incamminiamo seguendo le indicazioni per le grotte. Indicazioni che non si premurano di specificare che le grotte sono a più di un'ora di cammino. Il dubbio mi viene chiarito da una coppia di passaggio. Ci fermiamo a chiacchierare (nelle Marche è più facile che da altre parti). Sentendo nominare Cremona scatta automatica la domanda: siete qui con don Antonio? Sul momento non capisco, poi mi ricordo del vescovo, che periodicamente organizza viaggi da queste parti e che deve aver lasciato un buon ricordo tra i suoi conterranei.
Raggiungiamo il centro iniziando la passeggiata dalla spettacolare Piazza del Popolo, dalla forma allungata, sulla quale si affacciano una serie di bei palazzi. Nel cuore cittadino si sta preparando il palco per un concerto che si terrà il 25 Aprile. Il borgo è sovrastato da una parte antica, che si raggiunge con una passeggiata di una decina di minuti. Chiediamo indicazioni ad una signora che ha vissuto qui la sua infanzia e che ci parla con nostalgia dei tempi in cui nella parte alta del paese era di fatto un centro autonomo. Ci parla della fontana delle sette cannelle, che dopo lungo vagare finalmente ritroviamo. Ne contiamo solo sei, ma non importa.

San Severino ci è piaciuta molto, l'ideale sarebbe concludere con una buona cena. Non abbiamo indicazioni al riguardo, e se da queste parti è difficile sbagliare stasera andiamo oltre. Cucina tradizionale di base ma con accostamenti particolari. Mi piace quando la cucina omaggia le radici ma cammina, un po' come abbiamo fatto noi oggi.

venerdì 21 settembre 2018

Le Marche in primavera - 1. Buoni auspici a Fano


Rocca d’Ajello (MC), 22/4/2018
Poggiamo i piedi nudi sui ciottoli fini della spiaggia di Fano. Rieccolo di fronte a noi, il mare. Ben ritrovato Adriatico, con i gitanti domenicali sparsi qua e là che pranzano al sacco o si appisolano... come succede a Sara. Io sonnecchio un po’, poi faccio due passi sul lungomare aspettando che si svegli. A dire il vero non vedo l’ora di risalire in macchina e percorrere quelle poche centinaia di metri che ci riporteranno oltre la ferrovia, parcheggiare al margine del centro storico e fare un giro in questa città che, nel corso degli anni, mi sono sempre lasciato scorrere davanti agli occhi in lontananza e di cui tanto mi hanno parlato vari amici che qui sono nati o vi hanno vissuto (di loro parleremo nelle prossime puntate).
Rinunciamo alla moretta fanese, un caffè molto zuccherato ed addizionato di anice, brandy e rum. Si dice fosse nato per dare forza ai marinai del porto, ma noi non siamo marinai, e poi è il primo pomeriggio, e nel bar di via Taffi dove facciamo sosta ci limitiamo ad un caffè normale.
Raggiungiamo la Rocca Malatestiana, dove vengono spesso organizzate delle mostre (purtroppo non oggi). Lo spazio circostante ha delle potenzialità, ma non è particolarmente tenuto. Ritorniamo sui nostri passi e deviamo per la Pinacoteca, la Cattedrale e l’Arco di Augusto. Le tracce romaniche a Fano sono molto presenti, ma per le vie del centro scopriamo anche una chiesa ortodossa. “Non è cattolica quella… Dovete proseguire per altri cento metri” ci dice il classico vecchietto marchigiano che si improvvisa guida turistica, figura ricorrente in queste cittadine, per quanto generalmente non invadente. “A meno che non abbiate di meglio da fare che andare per chiese, visto che siete giovani”. Siamo così giovani che dopo la visita al chiostro di San Francesco ci fermiamo nella centrale piazza XX Settembre a cimentarci con dei giochi antichi. La piazza è teatro di una di quelle iniziative tipo “giochi di una volta”. Dobbiamo indirizzare verso un buco, situato all’estremità opposta di un tavolino in legno, una pallina tenuta in equilibrio su due fili convergenti. Terminata la sfida con un mesto 0-0 torniamo alla macchina. Lasciamo così Fano, città del Carnevale più antico d’Italia e della fortuna. Speriamo sia di buon auspicio.


Ci affidiamo al navigatore, che col senno di poi ci fa fare un percorso alquanto improbabile, ma suggestivo, tra le colline marchigiane. Ci viene anche voglia di fermarci a Cingoli, ma non c’è tempo. Ci aspettano a Rocca d’Ajello, frazione di Camerino. Arriviamo verso le 19, accolti da Diego e Beate. La scelta del posto è stata casuale: avevamo un buono per un’iniziativa nei monti Sibillini, ma solo dopo aver prenotato la camera ci siamo resi conto che il calendario della cooperativa di guide che organizza le escursioni non prevedeva nulla di fattibile in questi giorni. Ormai però ci eravamo messi in testa di tornare nelle Marche: il nostro “buono solidale” (proposta per rilanciare l’attività turistica nelle zone colpite dal sisma un anno e mezzo fa) ce lo giocheremo in un altro momento.
Inizialmente avevamo preventivato di pernottare più a sud, da alcune “conoscenze indirette” (giusto un paio di gradi di separazione), ma era un po’ troppo lontano, così anche in questo caso i programmi sono stati modificati. Avremo fatto la scelta giusta? A tavola mi rispondo subito: sì. Lo spezzatino di capriolo con le pere si scioglie in bocca, il vino di Matelica è buono e i tozzetti (biscotti simili ai cantucci ma aromatizzati all’anice, da intingere nel vino o nel vincotto) sono degna conclusione.

giovedì 20 settembre 2018

Ischia 2017

Secondo congresso della stagione e seconda trasferta ad Ischia per Sara, poco dopo un sisma e nel periodo in cui divampano le polemiche per le molte costruzioni abusive sull'isola. Quando per la prima volta era stata ad Ischia per un congresso, questo blog non aveva ancora visto la luce: recuperiamo ora con un po' di foto dell'isola campana.