Sta per arrivare il momento del viaggio di nozze. Come introduzione ideale ecco un pezzo da Lapisvedese dal chiaro sapore panmediterraneo (ma ci mettiamo dentro pure gli irlandesi, che ci sono simpatici) dedicato ai cosiddetti (da certi economisti) Pigs, o Piigs. La nostra prossima meta saranno infatti le isole del Dodecaneso, Grecia.
venerdì 15 agosto 2014
mercoledì 13 agosto 2014
Un saluto a Rapallo
Da anni, ogni volta
che vado in val Trebbia e leggo le indicazioni per Genova e Chiavari, mi viene
voglia di proseguire, scollinando gli Appennini e tuffandomi a capofitto verso
il mare. Oggi lo facciamo davvero: la nostra meta è Rapallo e trattandosi di un
soleggiato sabato di un’insolitamente piovosa estate valutiamo che col traffico
intenso dell’autostrada questa sia un’opzione più che valida. Guardando fuori
dal finestrino prendiamo appunti per le prossime gite: la val d’Aveto, con il
suo torrente balneabile, e la val Borzonasca, boschi e rocce scoscese tipiche
dell’entroterra ligure, prima di arrivare a Chiavari e poi a Rapallo. Abbiamo
un debito con una persona. Vogliamo andarla a salutare, così attraversiamo la
cittadina ligure fino a raggiungere la frazione di San Pietro ed il suo
camposanto ad una manciata di chilometri nell’interno.
Si sono fatte le due
del pomeriggio. La giornata è ancora lunga, così seguiamo i consigli che ci
hanno dato attraversando il promontorio dal golfo del Tigullio a quello del
Paradiso e raggiungendo Camogli, dove facciamo un bel po’ di bagni di
sussistenza in una spiaggia parecchio affollata. Ci muoviamo solo nel tardo
pomeriggio per una passeggiata nel centro storico. Risaliamo le scale che da
via Garibaldi portano alla spiaggia e ai bagni, fra le quali si fanno spazio due
terrazze: nella prima un paio di bambini gioca al pallone, interrompendosi all’arrivo
di una coppia di sposi nella seconda. Sull’altro lato della via, gli alti i
palazzi con le loro facciate colorate. In fondo svetta la Basilica di Santa Maria
Assunta, su di un piccolo promontorio roccioso, oltrepassato il quale ci si
trova nella caletta del porticciolo. Da lontano ci arrivavano dei cori da
stadio di cui solo ora comprendiamo il motivo: il molo oggi è diventato una
tribuna stipata di tifosi della Rari Nantes Camogli, impegnata in una gara di
pallanuoto all’aperto.
La chiusura ideale
della giornata è una bella sagra. Percorriamo una decina di chilometri verso l’interno
ed eccoci ad Uscio. Qui assaggiamo un’ottima focaccia di Recco. Non potrebbe
essere altrimenti: ci troviamo a un tiro di schioppo dalla cittadina ligure, situata
in sostanziale continuità con Camogli. Cerco di carpire al cuoco i segreti
della focaccia studiandone i movimenti. Più complesso rubare i segreti dei
pansoti al sugo di noci, anch’essi squisiti ed altrettanto tipicamente liguri.
Una cosa però l’ho capita, e ne farò tesoro una volta tornato a casa: devo
tirare molto di più la pasta. La vera focaccia di Recco si deve rompere sotto
la pressione dei mucchietti di stracchino.
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