Emborios (Grecia), 27/8/2014
La
parte settentrionale di Karpathos, con i villaggi di Diafani ed Olympos, ha
sempre mantenuto una certa autonomia dal resto dell’isola. Diafani è il porto
settentrionale di Karpathos ed Olympos è nato come rifugio per i suoi abitanti
durante l’epoca delle invasioni saracene. Una storia analoga a quella di
Pigadia e Menetes.
La
strada che collega Sopa con Olympos è stata asfaltata solamente negli ultimi
anni, riducendo le pendenze più estreme. Percorrendola vediamo gli operai al
lavoro: stanno sistemando le reti di protezione lungo le pareti rocciose che
costeggiano alcuni tratti della strada, quanto mai opportune. Oggi la strada è
comodamente percorribile: procediamo tra zaffate di timo, rocce e carcasse di
automobili lasciate a decomporsi a lato della carreggiata, con le nuvole che
vanno e vengono proiettando ombre che si rincorrono sulla montagnosa superficie
dell’isola.
Olympos
ci appare d’improvviso dietro una curva, adagiato su una rupe scoscesa. La
prima persona che incontriamo appena scesi dall’auto è una donna apparentemente
senza età con indosso i costumi tradizionali del villaggio. Entra in farmacia,
poi dal fruttivendolo ed infine torna verso casa con una celerità inaspettata,
visto quel volto segnato da rughe che si avvicina alla nostra idea di eternità.
Olympos è proprio questo: il simbolo di quella Grecia fuori dal tempo, che ha
in buona parte conservato i propri caratteri nonostante l’arrivo dei turisti.
Di donne in abiti tradizionali ne incontriamo molte altre: davanti ad un kafeneio, sulla soglia di casa intente a
lavorare a maglia, nei negozi di souvenir. Anche le attività di artigianato
locale sono state preservate, ad esempio la lavorazione dei tessuti e la
fabbricazione dei cestini.
Percorriamo
la via principale, quella dei negozi e delle taverne: prendendo i vicoli
laterali, che scendono lungo il versante della montagna, è possibile invece
addentrarsi tra le abitazioni del villaggio. Arriviamo alla sommità del paese e
scorgiamo, oltre l’altro versante, la frastagliata costa occidentale
dell’isola, qualche centinaio di metri più in basso. Intorno a noi la sagoma
dei vecchi mulini a vento, le montagne rocciose, le case in discesa fino alla
zona degli orti, le strade sterrate che portano al mare.
Al ritorno, superata Sopa, prendiamo la strada che porta verso Mesochori e Lefkos, sulla costa occidentale, dove è possibile incontrare spiagge poco frequentate.
Tagliamo poi per i paesi dell’interno, attraversando Pyles ed Othos. Qui carichiamo in macchina una signora sui cinquant’anni che ci chiede un passaggio per Pigadia. Suo marito lavora lì: ha una barca con cui porta in giro i turisti. In buona parte italiani, ci spiega, ma anche parecchi israeliani. “Strana gente… ma sono ricchi”. Il turismo è una voce fondamentale per l’economia dell’isola, ma non può essere la sola. “C’è molta gente, in questi giorni: peccato non sia sempre agosto”.