Cerklje na Gorenjskem (Slovenia),
10/8/2015
A volte nella vita ci si sente un po’ palindromi,
quando per qualche ragione si ripercorre una strada da tempo conosciuta per tornare
al punto di partenza: a me per esempio capita ogni volta che torno in Istria,
terra cui sono legati i miei primi ricordi, quelli delle estati al mare della
mia infanzia. Non è un richiamo casuale, visto che dall’Istria ripasseremo, nel
corso del nostro viaggio estivo.
I lati d’Italia che percorreremo sono infatti, più
precisamente, i confini nord-orientali: quelli del Friuli Venezia Giulia,
insomma. Il che significa, fondamentalmente, Slovenia (ma trascorreremo una
buona parte delle nostre vacanze anche in terra croata).
Il Piave mormorava, ma noi non l’abbiamo sentito,
solo visto dal finestrino, così come il Tagliamento col suo incedere quasi
torrentizio tra le spiagge ghiaiose. Abbiamo varcato il confine a Gorizia,
città maledetta da una vecchia canzone popolare che parla della Prima Guerra
Mondiale. In Italia quest’anno fioriscono le iniziative a ricordo dell’inizio
della Grande Guerra, che per il nostro paese è avvenuto proprio cent’anni fa.
L’ideale sarebbe stato raggiungere Caporetto, dove c’è un museo particolarmente
interessante dedicato al primo conflitto mondiale. Paghiamo però un po’ di
ritardo accumulato per via di alcune code in autostrada, per cui la nostra
risalita dell’Isonzo dovrà interrompersi anzitempo per deviare verso il paese
dove pernotteremo. Non sarà una disfatta, ma dovremo limare il nostro
programma.
Nova Gorica è stata edificata nel Secondo Dopoguerra
dalla Jugoslavia per compensare il fatto che Gorizia, col suo castello che
svetta in cima alla città, fosse stata assegnata all’Italia. Si tratta quindi
di una città moderna, che attraversiamo dedicando un pensiero a Zvoran,
compagno occasionale dell’attesa del traghetto per Cefalonia al porto di
Patrasso qualche anno fa. L’ambiente però cambia ben presto in direzione di
Canale d’Isonzo, dove scendo a rinfrescarmi nelle acque del fiume. Ci starebbe
bene una vera e propria nuotata, come fanno i ragazzini e le famiglie
radunatesi sulle rocce e sulle piccole spiagge ai margini delle sue verdi
acque. Non solo nuoto ma anche tuffi, a Kanal: dalle rocce a strapiombo sul
fiume e dal pittoresco ponte nel cuore del paese, dove è stato installato un
trampolino a 23 metri di altezza: tuffarsi nell’Isonzo è un’usanza tipica del
luogo.
La valle dell’Isonzo, tra boschi e rocce, è
particolarmente suggestiva: la percorriamo fino a Tolmino, paese che
meriterebbe un po’ più di tempo per una visita. Ci dirigiamo invece alle forre
della Tolminka, ad un paio di chilometri dal centro abitato. In fondo alla
forra si sviluppano alcuni sentieri: l’intero percorso dura un paio d’ore e
richiede il pagamento di un biglietto d’accesso, ma è anche possibile
raggiungere con la normale strada asfaltata il ponte alto 60 metri sull’orrido
solcato dal torrente Tolminka.
Da Tolmin ridiscendiamo il corso dell’Isonzo,
questa volta sulla sinistra orografica, fino al bel villaggio di Most na Soći
(Santa Lucia d’Isonzo in italiano), dove questo si allarga ricevendo le acque
del fiume Idria (Idrijca in sloveno). Risaliamo poi un bel tratto di
quest’altro corso d’acqua. Il caldo ha spinto gli abitanti di queste zone sulle
sponde dei due fiumi, particolarmente frequentate. Per un attimo mi viene da
fare il confronto con i nostri fiumi tanto trascurati (per quanto negli ultimi
tempi la loro fruizione pare in ripresa): l’attenzione alla qualità delle acque
e lo sviluppo di attività legate al loro sfruttamento ricreativo e turistico possono
creare un circuito virtuoso che troverebbe dalle nostre parti terreno fertile.
Da Cerkno saliamo fino a superare i 750 metri di
altitudine, in un paesaggio alpino dolce e molto boscoso, per poi scendere
verso la città di Kranj e da qui a Cerklje na Gorenjskem, nella campagna della
valle della Sava, a pochi chilometri dall’aeroporto di Lubiana e dalle montagne
del
Nord della Slovenia.
Nord della Slovenia.
Tomaž e la moglie Julija ci accolgono con un
aperitivo a base di sciroppo di sambuco e grappa di ribes. Andiamo poi a cenare
in una gostilnica convenzionata con
loro a qualche centinaio di metri da qui, nella frazione di Dvorje. Leggiamo il
menù ed ordiniamo Ljubljanska steak,
il piatto che ci sembra più tipico, accompagnandolo con Laško Pivo, “la birra
con le corna”, come quelle dello stambecco che campeggiano sul suo simbolo
storico. Noi oggi di stambecchi, nel Parco del Triglav, non ne abbiamo
incontrati: solo un capriolo che ci ha attraversato la strada, fugace
apparizione prima di sparire nel verde del bosco.