Gennaio 2012
La nostra prima guida
per le vie di Paderno Ponchielli è stata Fausto Merli, amico ingegnere/artista
cresciuto qui, che dopo l’adolescenza trascorsa a Casalbuttano è tornato al
paese d’origine e sta risistemando la casa di famiglia a due passi dalla bella
chiesa di San Rocco. In questi giorni Fausto è amareggiato; proprio di fianco
alla chiesa infatti sorgeva la pesa pubblica, recentemente demolita. Non si
trattava, a dire il vero, di una struttura di particolare pregio, anche se era
a suo modo una testimonianza storica, di cui oggi rimane un profilo in ferro
sul marciapiedi con l’iscrizione della ditta che realizzò la pesa, tanti anni
fa.
Quella di San Rocco
non è la principale chiesa del paese, anche se questa è stata la mia
convinzione per anni, in quanto sorge in una piazza caratterizzata dalla
presenza di diversi esercizi commerciali. Il mio era lo sguardo di chi a
Paderno era di passaggio; non ho mai avuto particolari motivi per venirci di
proposito. Così ho scoperto tardi che la parrocchiale di San Dalmazio sorge a
un centinaio di metri dal Municipio, in posizione defilata, là dove un tempo si
trovava il castello, demolito nel 1907. Ad oggi, oltre alla chiesa, del nucleo
dell’antico castello rimane solo una parte di muratura perimetrale ed una
manciata di case un tempo incluse nell’area fortificata.
Il castello non è
l’unica significativa presenza architettonica ormai scomparsa a Paderno: la
vecchia filanda Strummia è bruciata negli anni ’90. Si trattava di un edificio
di un certo interesse, purtroppo perso per sempre.
Fausto è
particolarmente legato al suo paese: ricordo la prima visita guidata, un paio
di anni fa. Si trattò di una passeggiata serale, durante la quale ci mostrò
alcune presenze singolari all’interno dell’abitato (come la casa dell’ex
guardiacaccia, risistemata in stile baita alpina), le santelle (singolare
quella in località Rione, che rappresenta anche i dannati che bruciano tra le
fiamme dell’inferno), le cascine (Breda, Luogo, Albertoni). A Paderno ci sono
poi due ville di notevole pregio. Il Vaticano in parte è stato ristrutturato ed
adibito a ristorante di livello piuttosto elevato, mentre la parte rimanente
avrebbe bisogno di un intervento analogo. Villa Laura invece è il drammatico
esempio di quanto sia difficile in Italia recuperare un immenso patrimonio
artistico, che si nasconde anche in piccoli paesi di provincia come questo.
Significativi esempi
di cascine cremonesi si trovano anche nella frazione di Ossolaro, in
particolare lungo la strada che porta a Cortetano. Anche Ossolaro è una
località sconosciuta ai più, nonostante il bianco campanile che svetta tra i
campi in questa parte di pianura (è il terzo in altezza nel territorio
provinciale). Il paese – come anche Acqualunga Badona e il complesso della
cascina San Gervasio, tra Paderno e Casalbuttano - fu in passato comune
autonomo.
Nel 1929 fu unito a Paderno sotto la denominazione di Comune di Paderno Ossolaro. Fu questa una delle cinque denominazioni che in meno di un secolo assunse il comune di Paderno. Un tempo chiamato, appunto, semplicemente Comune di Paderno, divenne Paderno Fasolaro nel 1862. Il nome voleva essere poetico, richiamando un’antica coltivazione diffusa da queste parti, ma fu motivo di dileggio da parte degli abitanti dei paesi vicini. Si scelse successivamente il nome di Paderno Cremonese.
Nel 1929 fu unito a Paderno sotto la denominazione di Comune di Paderno Ossolaro. Fu questa una delle cinque denominazioni che in meno di un secolo assunse il comune di Paderno. Un tempo chiamato, appunto, semplicemente Comune di Paderno, divenne Paderno Fasolaro nel 1862. Il nome voleva essere poetico, richiamando un’antica coltivazione diffusa da queste parti, ma fu motivo di dileggio da parte degli abitanti dei paesi vicini. Si scelse successivamente il nome di Paderno Cremonese.
L’attuale
denominazione sostituì quella di Paderno Ossolaro nel 1950 ed è un omaggio al
grande musicista nato in una casa del Dosso dei Cani, la strada che oggi porta
il suo nome, nella quale sorge il Museo Ponchielliano. “Vengono da tutto il
mondo a vederlo”, ci assicura Fausto.
Sarà forse per caso
che a Paderno abbiamo scovato la vecchia casa rurale dove ci stiamo dirigendo oggi.
Sarà forse per caso… o forse no, che la casa si trovi in questo paese, non
molto distante dalla città eppure in posizione defilata. Sarà la lontananza dalle
grosse vie di comunicazione, ma Paderno sembra avere conservato i suoi
caratteri originari più di altri paesi dei dintorni. Mi guardo intorno; le leve
dei vecchi pozzi nei cortili, la locale e un po’ naif sede della CGIL, i
cartelli stradali ormai poco leggibili coi loro caratteri allungati bianchi su
sfondo blu. Parcheggio l’auto sotto il portico, apro le imposte sulla campagna
di fronte a me e sui cavalli che corrono nel prato dall’altra parte della
strada. Poi guardo la coltre di rovi ai miei piedi, dove un giorno nelle nostre
idee sorgerà un orto. E mi infilo i guanti da lavoro.
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