Tre anni fa abbiamo concluso l’ormai classica trasferta toscana di
Capodanno a Settignano, ospiti di un’amica cremonese: con lei
quest’anno la iniziamo. Ci ritroviamo infatti sulla Freccia della
Versilia e facciamo insieme il viaggio fino a Pisa. Da qui proseguiamo fino a
Gavorrano, dove ci attendono Fausto e Barbara. Dai finestrini scorci di quel
Tirreno che raggiungiamo a Cala Violina, per una camminata sulla spiaggia, e
poi a Castiglione della Pescaia, dove facciamo una passeggiata tra il Castello
e le ville sottostanti.
Con Stefano ed Elisa ci ritroviamo davanti a ciaccino, tagliatelle al ragù di cinghiale e fiorentina in quello che consideriamo ormai “il solito posto”. Loro sono reduci da tre giorni a Nizza ed una notte a Rapallo, noi da una camminata fino ai resti del forte di Sassofortino, imponenti ma nascosti dal fitto bosco: ci si accorge della loro presenza solo ai piedi delle mura. Oggi non ci siamo risparmiati per quanto riguarda i chilometri a piedi, ma nemmeno ci siamo tirati indietro a tavola: abbiamo già aperto le danze con un aperitivo a base di buristo, un salume preparato con nervetti e sangue (facoltativo) tipico di queste parti.
Miriam e Leonardo arrivano invece per il cenone dell’Ultimo
dell’anno dopo qualche giorno a Prato ed una tappa a Colle Val d’Elsa. Sono
contento di vederli ma confesso di riuscire a stento a staccarmi dalla verve di
Milioni di milioni di Marco Malvaldi,
tra le cui pagine ritrovo la Toscana più autentica. La stessa che si può
incontrare a Grosseto, città gradevole che paga il prezzo della vicinanza con
altre ben più notte città d’arte ma che si caratterizza per la cinta muraria
integralmente conservata, ma ancor di più a Montepescali, borgo arroccato in
cima al colle come se ne incontrano molti da queste parti. A Montepescali in
estate si tiene anche la sagra del cinghiale e del tortello: anni fa con un
amico sono capitato nella tavolata di uno degli organizzatori, finendo proprio
nel vivo della festa.