Riccò del Golfo, 22/8/2016
I consigli su come muoverci da Riccò del Golfo ce
li dà la signora Ida, che gestisce il bed and breakfast dove siamo sistemati.
Come siamo arrivati fin qui? Grazie ad un amico nonché muratore di fiducia, che
ci ha dato il riferimento della zia. Riccò del Golfo ci sembrava una buona
soluzione, ad una manciata di chilometri da Spezia (“adesso che c’è il traforo
in neanche una decina di minuti si è in città”, ci sentiamo dire più volte
dagli abitanti: la vecchia strada è più tortuosa). Dal capoluogo, come sappiamo
bene, si possono raggiungere le Cinque Terre ed altre località della Riviera di
Levante in treno, mentre per Portovenere c’è l’autobus. Anche per arrivare in
città c’è un pullman, di cui usufruiremo nei prossimi giorni. Oggi invece
posteggiamo vicino a piazza d’Armi e raggiungiamo Portovenere con i mezzi
pubblici.
Strano, ma in tanti viaggi a Monterosso c’ero
stato solo una volta, ed ero troppo piccolo per ricordarmene. L’autobus
percorre il versante occidentale del Golfo dei Poeti: Cadimare, Marola, Le
Grazie. Un signore accanto a noi si improvvisa guida turistica: io e Sara
facciamo qualche supposizione sulla sua storia. Si tratta forse di uno spezzino
trapiantato in Germania (è Tedesco la lingua che parla con le due ragazzine
vicino a lui? Saranno le figlie?). Ci indica il bello (che abbonda) ed il
brutto. Perché a Spezia le criticità non mancano, e persino Portovenere non è
stata risparmiata da qualche bruttura urbanistica. Ma quando si arriva in paese
la meraviglia è totale.
Ieri è stato chiuso con delle boe il tratto di
mare più stretto tra Portovenere e l’isola Palmaria ed è stata creata una
piscina naturale: oggi tutto è tornato alla normalità, anche se siamo ancora in
alta stagione e il mare è tutto un vai e vieni di imbarcazioni. Il punto è
strategico, sia geograficamente che paesaggisticamente. Siamo su una delle due
estremità del golfo attraversato a nuoto da Lord Byron tanto tempo fa: il poeta
inglese arrivò fino a Lerici. Noi ci limitiamo ad attraversare la baia della
grotta a lui dedicata, facendo i primi incontri con le meduse.
Sul lungomare ecco Iseo, celebre ristorante che compare nel titolo del primo libro di Giacomo Guglielmone, giornalista e scrittore spezzino trapiantato a Cremona. Noi ci accontentiamo di una focaccia, prima di salire zigzagando dalla Palazzata sul mare fino al Castello dei Doria, passando per la chiesetta di San Pietro (dove assistiamo ad un concerto improvvisato di arpa) e per quella di San Lorenzo. Dal castello si gode il panorama unico sul promontorio.
Serata a Pignone: fa un certo effetto tornare dopo il crollo del Ponte Vecchio, simbolo e biglietto da visita del paese dell’entroterra ligure, avvenuto durante l’alluvione del 2011. Ma il borgo rimane molto bello – colpisce in particolare la loggia che affaccia sulla piazza principale – ed è piacevole camminare per le strade salutando le signore sedute sulle panchine. Peccato solo di avere scelto la serata sbagliata per venire a cena perché uno dei due locali è chiuso e nell’altro non c’è posto. Percorriamo a ritroso un paio di chilometri ed eccoci a tavola. Per me, ovviamente, salsiccia di Pignone, tipicità locale. Per Sara un asado più ligure che argentino, con salsa di castagne.
Sul lungomare ecco Iseo, celebre ristorante che compare nel titolo del primo libro di Giacomo Guglielmone, giornalista e scrittore spezzino trapiantato a Cremona. Noi ci accontentiamo di una focaccia, prima di salire zigzagando dalla Palazzata sul mare fino al Castello dei Doria, passando per la chiesetta di San Pietro (dove assistiamo ad un concerto improvvisato di arpa) e per quella di San Lorenzo. Dal castello si gode il panorama unico sul promontorio.
Serata a Pignone: fa un certo effetto tornare dopo il crollo del Ponte Vecchio, simbolo e biglietto da visita del paese dell’entroterra ligure, avvenuto durante l’alluvione del 2011. Ma il borgo rimane molto bello – colpisce in particolare la loggia che affaccia sulla piazza principale – ed è piacevole camminare per le strade salutando le signore sedute sulle panchine. Peccato solo di avere scelto la serata sbagliata per venire a cena perché uno dei due locali è chiuso e nell’altro non c’è posto. Percorriamo a ritroso un paio di chilometri ed eccoci a tavola. Per me, ovviamente, salsiccia di Pignone, tipicità locale. Per Sara un asado più ligure che argentino, con salsa di castagne.
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