Mattarana,
30/4/2012
Scorrono davanti a noi come flash-back
i vigneti intorno a San Giacomo, le due chiese che dall’alto dello sperone
roccioso dominano il paesaggio intorno a Rocca Grimalda, i due campanili di
Nostra Signora Assunta che svettano nel centro di Ovada.
Come ciclisti della Milano-Sanremo
scolliniamo il Turchino, ma dall’altra parte ad attenderci non c’è Paolo Conte
seduto in cima a un paracarro, semmai altra pioggia, ancora più di quella che
sta bagnando il Monferrato. Altro che primo bagno della stagione! Altro che due
passi per Genova, città che in giornate come queste si trasforma in un incubo!
Per dare un senso a questo lunedì ci
fermiamo in una trattoria a Mattarana. Davanti ad un piatto di pansotti alle
noci e ad un tris di formaggi della Val di Vara parliamo di Liguria. Quella che
abbiamo visto l’anno scorso tornando dalle Valli Occitane, raccontata da
Rosella Pastorino nel suo libro Il mare
in salita. Quella delle immagini drammatiche girate proprio qui intorno
l’autunno scorso, nei giorni dell’alluvione (che ha lasciato segni visibili
lungo il corso del fiume Vara). Quella terra meravigliosa dai colori
abbacinanti che ora, guardando fuori l’Aurelia fradicia d’acqua, sembra così
lontana.
Usciamo approfittando di un
momento di tregua che il maltempo ci ha lasciato e facciamo due passi in paese.
Prendiamo poi l’auto per andare alla ricerca della casa di Antonietta, zia di
mia madre. Dopo cinque anni ritrovo la strada al primo colpo. Mostro a Sara il
bosco, la terrazza, la casa. Le api hanno nuovamente formato l’alveare tra le
imposte e la finestra di una delle camere. L’autostrada, sull’altro versante
della vallata, è un brusio lontano, che però tra breve si farà ben più vicino,
accompagnandoci fino sulla Cisa, dove scollineremo nuovamente, stavolta verso
casa.
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