Pag,
19/8/2012
Di
Pag mia madre conserva ancora una foto, appesa nel suo soggiorno da
ormai trent’anni. Ritrae me, con indosso solo una di quelle
canottiere a righine orizzontali bianche e blu che hanno avuto tutti
i bambini cresciuti negli anni ’80, mentre mi accingo a fare una
capriola su una spiaggia sabbiosa, mostrando le pudenda
all’obiettivo. Avrò avuto un anno e mezzo o giù di
lì. Sarebbe bello ritrovare oggi quella spiaggia. Chissà
dov’è. Certo non è quella sotto il nostro
appartamento, una sottile striscia di ciottoli ai piedi di un piccolo
dirupo.
La
vista da qui spazia sulla città di Pago, sulle pale eoliche
situate sul crinale soprastante, sulle due lunghe e glabre lingue di
terra che racchiudono il golfo, facendolo somigliare ad un lago. Il
litorale dalmata da qui non si vede; si scorgono solo le vette del
Velebit, che con la loro pur non fittissima vegetazione sono in netto
contrasto con quelle dell’isola.
Faccio
colazione con un Kornet di Ledo per addolcire un risveglio amaro, per
la notte passata tra caldo e rumori, con la pljeskavica che si
riproponeva (e che ancora adesso mi lascia in bocca un retrogusto di
cipolla). Prendiamo poi la strada che da Pag porta al nostro
appartamento, proseguendo oltre l’abitato di Božena. Lungo la via,
in un profondo dirupo, una discarica a cielo aperto fa impudicamente
mostra di sé. Non è propriamente l’ideale di bellezza
che ricerchiamo per le isole croate, ma fortunatamente ci rifacciamo
poco dopo scendendo alla spiaggia di Sv. Marija, ciottoli bianchi
incastonati tra acqua cristallina, rocce levigate dal vento e dal
sale e una stretta fascia di vegetazione ai piedi delle cime rocciose
che incombono sul golfo.
Nel
primo pomeriggio, anticipando il sopraggiungere dell’ombra, ci
spostiamo sul versante opposto dell’isola. Da Pago in pochi minuti
si sale e si conquista la vista sulla costa occidentale, con
l’abitato di Košljun, la sua piana e la vicina baia. Il blu del
mare si perde tra i profili lontani di un’infinità di isole
ed isolotti di cui ignoriamo il nome.
Ci fermiamo a Šimuni per procurarci dell’acqua – tanta acqua – per l’arsura dovuta al caldo ed al dalmatinski pršut, il caratteristico prosciutto dalmata dal sapore forte e affumicato. L’abitato, situato in fondo ad un’insenatura, è composto da un grosso campeggio, molte case per turisti, un porticciolo, qualche negozio e poco più.
Ci fermiamo a Šimuni per procurarci dell’acqua – tanta acqua – per l’arsura dovuta al caldo ed al dalmatinski pršut, il caratteristico prosciutto dalmata dal sapore forte e affumicato. L’abitato, situato in fondo ad un’insenatura, è composto da un grosso campeggio, molte case per turisti, un porticciolo, qualche negozio e poco più.
Ci
spostiamo di pochi chilometri seguendo le indicazioni per Lukar:
altra spiaggia di ciottoli, rocce, sabbia ed acqua limpidissima, come
tutte quelle incontrate sinora a Pag. In questo tratto però la
costa scende più dolcemente al mare ed è più
verde grazie alla presenza della macchia mediterranea. Rimaniamo fino
al tramonto: il mare ci dà una gioia da bambini. Verrebbe
voglia di mettersi a fare capriole, come feci un tempo qui sulle
spiagge di Pag!
E
come da bambino, la sera mi faccio una scorpacciata di dolcetti della
Kraš…