Rocca
Grimalda, 28/4/2012
Le vie del centro storico di Ovada
sono movimentate in questa mattina di mercato. Lentamente ci acclimatiamo, dopo
le autostrade, gli svincoli, i viadotti, il traffico e i palazzoni della
periferia. Siamo nell’Alto Monferrato, sud del Piemonte.
Ovada è una cittadina nella quale si
inizia a respirare l’atmosfera della vicina Liguria; nelle architetture, nella
parlata, nelle specialità gastronomiche in bella mostra nelle vetrine dei
negozi con le caratteristiche insegne dipinte sulla facciata, dove il vino
Cortese affianca la farinata e la focaccia che compriamo per pranzo. I fregi
dipinti sulle facciate dei palazzi allineati sulle vie e le piazze principali
sono l’elemento caratteristico del centro della cittadina piemontese.
Entriamo nella piccola ma ricca chiesa
della Beata Vergine, poi proseguiamo la passeggiata. Dopo un paio d’ore
possiamo dirci soddisfatti della visita e già calati nella realtà piemontese in
cui trascorreremo questi tre giorni.
Il bed and breakfast dove
pernotteremo, molto curato nei particolari ed arredato con un certo gusto, è
situato in un cascinale circondato dai vigneti poco distante da San Giacomo,
frazione di Rocca Grimalda. Nel pomeriggio facciamo una passeggiata tra le
colline che circondano il casolare, e ci capita anche un incontro ravvicinato
con un capriolo. Peccato solo per la colonna sonora; la musica tamarra proveniente
dalla fiera del paese vicino, portata sin qui dal vento.
A stare in mezzo alle viti c’è venuta
voglia di assaggiarlo, il vino prodotto dai proprietari del bed and breakfast.
E allora aperitivo all’aperto sui tavolini con vista sulla valle del torrente
Orba. Iniziamo con un Dolcetto d’Ovada e proseguiamo con un Pian del Merlo,
Monferrato Rosso ottenuto da uve Merlot. Il brindisi lo facciamo a mia sorella
e Massimo, che ci hanno passato lo Smart Box che non sono riusciti ad
utilizzare: una bottiglia per loro al nostro ritorno non mancherà.
Rocca Grimalda è il borgo della
Lachera, una sorta di danza-teatro tradizionale del periodo del Carnevale –
festività molto sentita nel borgo, tant’è che vi è stato realizzato il Museo
della Maschera – le cui origini vengono fatte risalire, come per la michetta di
Dolceacqua, ad un episodio di ribellione all’istituto dello jus primae noctis,
che però in questo caso avrebbe avuto risvolti meno tragici (la sollevazione
popolare trovò nei soldati del feudatario degli inattesi alleati). Il
Monferrato – e tutta la provincia di Alessandria in generale – ha dato molto al
mondo delle danze popolari; da ricordare che Alessandria è una delle “quattro
province” della celebre tradizione musicale appenninica, e una famosa danza
prende proprio il nome di Monferrina.
In cima allo sperone roccioso su cui
sorge Rocca Grimalda è situato il castello, tuttora abitato dai proprietari ed
in parte adibito a bed and breakfast. Raggiungiamo la terrazza panoramica di
Via Marconi, dalla quale si gode la vista sui colli circostanti, ma anche su
centri commerciali, capannoni ed infrastrutture viarie. Il canto serale degli
uccelli sulle rive del torrente Orba combatte contro il rombo dei tir che
corrono sull’autostrada. Un panorama che è croce e delizia.
Noi stasera preferiamo concentrarci
sulle delizie ed entriamo in un ristorante dove, dopo i grissini piemontesi
fatti in casa, gustiamo tomino di capra con miele e nocciole, peirbureira (la
ricetta tipica del borgo, le cui origini sarebbero antichissime; purea di
fagioli e pasta fatta in casa da accompagnare con abbondante olio e aglio),
carpaccio (per Sara) e bonet. Il tutto accompagnato da bianco e rosso del
Monferrato. E sono altri brindisi, questa volta per il barista di Ovada che mi
ha ritrovato il portafogli smarrito stamattina, consentendomi di proseguire la
vacanza in serenità.