L’Aquila,
4/8/2013
Ci spiace dover lasciare Ameglia, ma al tempo
stesso abbiamo voglia di visitare l’Abruzzo, che del nostro viaggio rappresenta
la novità principale, se si esclude la tappa nei dintorni di Vasto di tre anni
fa. Della Liguria ci porteremo dietro, oltre a tanti ottimi ricordi, anche del
pesto e della focaccia, che offriremo stasera ad Elena e Mario. Salutiamo
Fausto e Barbara (partiranno anche loro tra poche ore alla volta di Cremona) e
ci rimettiamo in cammino.
Tra Lazio ed Umbria si aprono paesaggi per noi in
larga parte inesplorati, nei quali fanno la loro comparsa centri arroccati su
speroni rocciosi come Narni e città di tradizione industriale come Terni. Tutto
intorno verdi boschi e, più su, montagne selvagge. Ci fermiamo alla cascata
delle Marmore, che visitai in occasione di una gita scolastica, molti anni fa.
Quel che non ricordavo è che per accedere ai punti panoramici migliori è
necessario pagare un biglietto d’ingresso: in particolare l’accesso al
belvedere superiore, che tentiamo di aggiungere, richiede il pagamento della
cifra tutt’altro che modica di 9€. Non c’è il tempo per tentare di raggiungere
altri punti panoramici attraverso il bosco, così ci accontentiamo di guardare
dall’alto il salto di 165 metri.
Risaliamo in auto un po’ scornati, ma ci rifacciamo subito grazie al paesaggio dolcissimo che si gode tra il lago di Pediluco e Rieti. Qui la strada è un po’ meno scorrevole ma poco trafficata, ed è un vero piacere guidare per le colline tra boschi e campi coltivati.
Risaliamo in auto un po’ scornati, ma ci rifacciamo subito grazie al paesaggio dolcissimo che si gode tra il lago di Pediluco e Rieti. Qui la strada è un po’ meno scorrevole ma poco trafficata, ed è un vero piacere guidare per le colline tra boschi e campi coltivati.
Lungo la Salaria, poco dopo Rieti, una gigantesca
scritta Dvx, composta attraverso il
rimboschimento di una porzione della sommità del Monte Giano, ci accompagna per
svariati chilometri. Risale ai tempi di Mussolini, ma l’ha fatta ripristinare
Francesco Storace all’epoca in cui era presidente della Regione Lazio. Il pretesto
è la sua valenza storica: operazione molto discutibile, trattandosi di terreno
demaniale.
Ci troviamo dalle parti di Antrodoco.
L’inquietudine si impossessa di me. I saliscendi dei miei pensieri assomigliano
a quelli delle strade che percorriamo, pur non rispettandone fedelmente
l’andamento. Si avvicina la parte emotivamente più pesante del viaggio. Tutti
noi abbiamo ancora negli occhi le immagini dell’Aquila devastata dal sisma di
quattro anni fa: la nostra visita alla città non potrà prescindere da quell’evento.
I dubbi si insinuano dentro di me: che ci stiamo
venendo a fare da queste parti? A salutare degli amici, e poi? Cosa stiamo
cercando? Avremo fatto bene a venire? Provo a non pensarci, guardando fuori i
boschi dell’Appennino abruzzese, finché non giungiamo a destinazione.
L’accoglienza di Elena e Mario mi aiuta a dissipare i pensieri oscuri. La
mortadella di Campotosto, il pecorino ed il Montepulciano d’Abruzzo provvedono
al resto.