Valmorel (BL), 13/10/2012
E’ solo quando al mattino apriamo le imposte che
ci rendiamo bene conto di dove siamo. Qui termina la strada: una piccola
veranda, il forno a legna, l’orto. Più in là si apre la vallata, interamente
ricoperta di boschi, fatta eccezione per qualche casa sparsa in mezzo al verde.
Ieri sera siamo arrivati a Vicenza che era già
buio. Incerti sulla strada da prendere, abbiamo seguito le indicazioni
stradali: Cittadella, Bassano del Grappa, Feltre… I capannoni a lato della
strada, le luci sparse appese alle prime montagne, una pizza con l’Asiago per
iniziare ad assaporare il Veneto, l’arrivo a Valmorel a sera inoltrata. Trovare
il bed and breakfast nel buio della vallata non è stata un’impresa semplice.
La padrona Isa ci attende per la colazione insieme
ad uno dei ragazzi del WWOOF (associazione internazionale che gestisce
esperienze temporanee di vita in campagna in cambio di vitto ed alloggio)
attualmente presenti nel bed and breakfast. Ci facciamo dare qualche consiglio
sulla zona e ci mettiamo in cammino.
Se qualcuno, al di fuori della Val Belluna, ha
sentito parlare di Valmorel, è certamente per merito di Dino Buzzati. Lo
scrittore bellunese ha pubblicato nel ’73 una serie di illustrazioni, ispirate
agli ex-voto che avrebbe visto anni prima nei pressi di una minuscola santella
nei pressi della frazione di Limana, nella quale sarebbe giunto seguendo le
indicazioni di un quaderno di appunti appartenuto al padre. In questo quaderno,
secondo l’immaginazione dell’autore, si narra di improbabili miracoli
attribuiti a Santa Rita. Il tratto delle illustrazioni richiama la semplicità e
l’ingenuità di certe forme di devozione, dalle sfumature talvolta grottesche. Come
sempre accade nella narrativa di Buzzati, realtà e fantasia si confondono: la
santella oggi esiste davvero ed è stata realizzata in cima al sentiero dedicato
allo scrittore, ispirandosi al suo libro (e con la sua collaborazione).
Il clima fiabesco ci accompagna anche lungo la
strada, dove tra noccioli e abeti compaiono di tanto in tanto delle sculture
lignee, che rappresentano soprattutto gnomi e animali del bosco. I caprioli
incontrati ieri sera da queste parti invece erano in carne ed ossa, ma ora se
ne staranno rintanati chissà dove. Vorremmo completare il giro delle malghe ma
inizia a piovigginare: rientriamo con le nubi che coprono le vette dolomitiche
ma non ci precludono la bella visuale tra boschi, pascoli e case sparse.
Mele a Mel non è solo una manifestazione dedicata alle antiche varietà di mele coltivate in questo tratto della Val Belluna, ma costituisce anche l’occasione per visitare i cortili, le terrazze e gli interni dei bei palazzi di questo borgo situato lungo la sponda sinistra del Piave. Incontriamo anche un artigiano locale che ha ideato una sua versione del gioco dell’oca: vince chi arriva ultimo, o meglio, chi va più lentamente. Non abbiamo dubbi: andremmo forte a questo gioco. E con la nostra calma, guardandoci intorno, lasciamo Mel e ci dirigiamo a Belluno.
Il capoluogo di provincia – ruolo a rischio per via dell’ipotesi di riassetto degli enti locali – si staglia alto sopra la confluenza tra il torrente Adra ed il fiume Piave, le cui acque paiono particolarmente trasparenti. Belluno è linda ed elegante come sanno essere certe città di stampo veneziano. I principali valori artistici sono concentrati in Piazza Duomo, ma vale la pena girare per vicoli e portici, tra palazzi e fontanelle, con lo sguardo rivolto all’insù, tra mansarde, abbaini e bifore.
Il cofanetto che le
colleghe hanno regalato a Sara per il suo dottorato comprende anche una cena,
che consumiamo in un rifugio ad una manciata di chilometri da Valmorel.
Tortelli, polenta, funghi e pastin (una sorta di hamburger speziato)
accompagnati da Cabernet. Rientrando tra i boschi riusciamo a vedere
distintamente una volpe, che non pare particolarmente turbata dal nostro
passaggio, motorizzato ma lento e discreto. In vacanza, vince chi va piano.
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