Emborios (Grecia), 28/8/2014
Kasos
è l’incognita principale del nostro viaggio. Le guide che abbiamo consultato
sembrano volerla sminuire, salvo garantire un non meglio specificato e
peculiare fascino. A Karpathos ci hanno assicurato che si tratta di un posto
incantevole e poco turistico. Di primo acchito l’isola, così come l’abbiamo
vista ieri dal traghetto, ci ha mostrato il suo volto più arcigno, fatto di
grosse rocce a precipizio sul mare e grotte misteriose.
Kasos
ci è parsa impreparata al nostro arrivo: taverne chiuse alle nove di sera, luci
spente, perplessità di fronte a richieste molto semplici come potersi sedere a
cena o per una colazione. Finalmente non mi sento a disagio col mio inglese
maccheronico, visto che gli isolani generalmente ne biascicano giusto qualche
parola e molti parlano solamente greco.
Il
nostro appartamento è situato davanti agli scogli di Emborios, sobborgo del
capoluogo Fry (la terminologia urbana rischia però di essere fuorviante data la
modesta entità dei due centri abitati) che ospita un piccolo porticciolo
destinato alle imbarcazioni locali. Fry si raggiunge con una camminata di
cinque minuti al massimo. Il cuore pulsante dell’isola è tutto racchiuso tra il
porto principale e l’altro porticciolo, quello di Bouka.
Durante
la passeggiata mattutina per i vicoli di Fry incontriamo più gatti che esseri
umani: solo dopo le 9:30 la vita riprende lentamente il suo corso.
Quel
che si vede dal nostro balcone sono i resti di un paio di mulini a vento,
appartamenti per turisti, caffè e negozi in buona parte dismessi, altri edifici
fatiscenti. Sullo sfondo, le montagne che circondano Fry ed i villaggi
circostanti, il mare blu punteggiato di scogli ed isolotti deserti e, più in
là, la sagoma di Karpathos, che da qui pare lontanissima (non tanto per i
chilometri, quanto per lo stile di vita). Avere un appartamento vista mare ha
in ogni caso i suoi pregi. In meno di un minuto infatti eccoci nella tranquilla
spiaggia di Emborios.
Mangiamo
al volo una specie di calzone – ci spiegano che è un prodotto tipico di Kasos –
e tentiamo di partire per Almathia, spiaggia considerata tra le più belle del
Mediterraneo, situata su un isolotto disabitato. Il pilota dell’imbarcazione,
un uomo che vive sull’isola e si arrangia facendo lavori di ogni tipo, ci dice
che parte solamente con un minimo di dieci persone. Sul molo ci siamo solo noi
ed altri due ragazzi italiani. Scatta l’operazione reclutamento gitanti per
l’indomani. Ci proviamo con due turisti greci e finiamo davanti ad un kafeneio insieme ad un'altra coppia
ellenica che ci sorprende dicendoci di conoscere Cremona. Lei, che è musicista,
per la ragione più scontata: i violini. Lui per una ragione più particolare: le
imprese calcistiche dell’U.S.Cremonese!
Due
ragazzi romani che viaggiano in camper ci danno un passaggio fino alla spiaggia
di Antiperatos. Ci fermiamo a fare il bagno e ritorniamo a piedi, facendo sosta
di tanto in tanto per rinfrescarci.
La
sera ceniamo alla taverna sotto casa: qui scopriamo l’insalata di Kasos, simile
alla classica horiatiki ma
caratterizzata dalla presenza dei capperi e da formaggio di pecora prodotto
sull’isola in sostituzione della feta. La taverna è gestita da Giorgio
(probabile italianizzazione di Georgios), la cui storia familiare, ci
raccontano, ricorda quella di uno dei personaggi del film Mediterraneo, girato in un'altra isola del Dodecaneso
(Castellorizo). Giorgio è il figlio di un soldato abruzzese che terminata la
guerra ha deciso di fermarsi a Kasos. “E’ il nostro gamilio tazidi”, il viaggio di nozze, gli dico. Saputo questo mi
regala un sacchetto di sale raccolto sull’isola. “E’ la fine del mondo” mi
assicura Mauro, al cui tavolo sediamo insieme a Giorgio e alla moglie
Nicoletta. Hanno girato le isole greche in lungo e in largo e da sette anni
passano buona parte dell’estate a Kasos. Sono loro a darci alcune dritte su
cosa fare sull’isola. Nel frattempo ci arriva un sms degli amici conosciuti
oggi pomeriggio sul molo: l’operazione reclutamento è fallita. Per fortuna
domani abbiamo lo scooter.
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