Emborios (Grecia), 29/8/2014
E’
ancora possibile, nelle isole greche, trovare posti in cui, se il tempo non si
è fermato ai tempi dei viaggi nel Peloponneso compiuti dallo studioso inglese
Patrick Leigh Fermor (e raccontati nel libro Mani, che accompagna Sara in questi giorni), l’atmosfera è ancora
autentica. Kasos è uno di questi posti, poco turistici, che forse non ha le
bellezze viste a Rodi, Tilos e Karpathos, ma attraversandola in sella al nostro
scooter regala viste mozzafiato. Attraversiamo i villaggi di Panagia e Poli,
tra folate di timo e liquirizia e panorami fatti di cime montuose, muretti a
secco che spesso non delimitano nulla, fichi d’India, pollai, capre addossate contro
le mura dei fabbricati per sfruttare i pochi spazi ombreggiati, pecore, mucche,
persino qualche struzzo.
Raggiungiamo il monastero dal buffo nome di Agios Mamma, situato in posizione spettacolare con vista sul Mar Libico. Più in là c’è soltanto l’Africa: siamo ai confini d’Europa. Non sono mai stato così a Sud.
Intorno
al monastero c’è un certo fermento: uomini e donne sono al lavoro tra
l’edificio religioso, le camere da letto e la cucina. Evidentemente il
monastero è attrezzato per l’arrivo dei viandanti, così come quello di Agios
Georgios, dall’altra parte dell’isola, che sfioriamo scendendo verso la
spiaggia
di Helatros. Questa è una baia tranquilla incastonata tra le rocce a strapiombo sul mare, certamente la spiaggia più bella tra quelle che abbiamo visto sull’isola.
di Helatros. Questa è una baia tranquilla incastonata tra le rocce a strapiombo sul mare, certamente la spiaggia più bella tra quelle che abbiamo visto sull’isola.
Kasos vive soprattutto del turismo greco: Mauro ci ha raccontato di avere vissuto la decadenza del turismo sull’isola a seguito della crisi economica. Chi è emigrato ad Atene o in altre città del continente ed ha perso il lavoro difficilmente ha modo di tornare sull’isola nel periodo estivo. Tiene maggiormente il turismo legato alla presenza stagionale di chi è emigrato all’estero, per esempio negli USA (meta preferenziale dei migranti di Kasos). Sulla spiaggia di Helatros ascoltiamo i discorsi di un uomo e una donna: lui ha passato la sessantina, lei avrà una decina di anni in meno. Passano con disinvoltura dal greco all’inglese. Lui rientrerà a New York nei prossimi giorni, lei viene dalla Svezia e si è ritrovata qui per tutta una serie di strane coincidenze che la vita le ha riservato e vive davanti ad un casotto poco distante da qui. I discorsi saltano dall’arte di Leonardo da Vinci al Meltemi che soffia sull’isola, per poi tornare, ancora una volta, sulla crisi economica e su come la politica greca la sta fronteggiando.
Rientriamo
ad Emborios facendo tappa ad Agia Marina, altro tipico paese greco fatto di
case bianche pitturate a calce e bordi delle finestre, persiane, porte e
tavolini di colore azzurro. Dopo due giorni trascorsi a Kasos ormai siamo di
casa: per le vie del paese incontriamo volti già noti, così come la sera ad
Emborios. Passano a salutarci i due ragazzi di Milano conosciuti sul molo, che
ci consigliano una taverna dove cenare nella nostra ultima serata a Rodi.
Incontriamo nuovamente anche la coppia di Padova che ci ha tenuto compagnia
ieri sera, sempre nella taverna di Georgios, che stasera si esibisce come
musicista. Alla tavolata di fianco alla nostra compaiono percussioni, bouzouki
e liuto e si intonano canti tradizionali greci. Siamo anche noi parte della
festa e ne siamo ben lieti, a maggior ragione quando sento pronunciare il nome
di Nikos Xylouris, leggenda della musica cretese (culturalmente vi sono molte
affinità tra le isole di Creta, Kasos e Karpathos).
E’
la classica serata di fine estate, col vento che soffia dal mare e la voglia di
continuare a cantare ignorando l’ora tarda. Domani lasceremo Kasos, e nel giro
di pochi giorni ci seguiranno i vari amici incontrati sull’isola. Così come i
vari zii d’America.
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