Mugeba/Monghebbo (Croazia),
20/8/2015
Dopo
la Zelena Laguna, oggi è il turno della Plava Laguna, la laguna blu. L’ultima
giornata piena di vacanza è giusto dedicarla al mare e al riposo, a maggior
ragione visto che oggi è tornato il sole, anche se un po’ di nuvole vanno e
vengono e soffia una brezza fresca.
La
Plava Laguna si differenzia dalla Zelena Laguna perché ci sono meno grossi
alberghi, mentre si trovano parecchi piccoli appartamenti a schiera. Il
paesaggio però è simile: pineta ombrosa fino a ridosso degli scogli, nella
quale è possibile avere incontri ravvicinati con gli scoiattoli, e piccole
terrazze e scalette per agevolare l’ingresso in mare. Anche qui sono presenti
parecchi servizi, ma la spiaggia è libera, al contrario di quanto avviene in
moltissime località turistiche italiane. Basterebbe poco per avere un mare
accessibile a tutti pur garantendo i servizi, e di conseguenza rientro
economico! Non sarà un caso se i turisti in Croazia negli ultimi anni sono in
costante aumento.
La Plava Laguna “è un po’ più chic”, così ci ha detto una signora incontrata ieri che abita in un paese molto vicino al nostro. Ci siamo avvicinati per curiosità, riconoscendo un accento noto, anche se, per dirla tutta, gli italiani, quando ci troviamo in vacanza all’estero, non è che ce li andiamo a cercare. Il campionario nelle località costiere croate è ormai piuttosto vasto e talvolta imbarazzante per il nostro paese. Ma faccio fatica a digerire quelli che ai tempi in cui venivo in Jugoslavia in vacanza con la famiglia provavano sgomento, se non terrore, pensando forse all’Unione Sovietica, mentre oggi vengono in Croazia perché costa poco. Quelli che vanno “a Porek”, lo scrivo come lo scriverebbe un croato seguendo la pronuncia storpiata. Nessuno dice “vado in gita a London”, “c’è un offerta Ryan Air per Paris” oppure “vorrei andare a Műnchen per l’Oktoberfest”. Perché allora non utilizzare il bellissimo nome di Parenzo, tanto più che a questi luoghi è storicamente legata una consistente presenza italiana? Mi sembra che ci sia gente che non ha ben chiaro dove si trova. E poi, dico io, se proprio dovete usare il nome croato, pronunciatelo almeno correttamente! Non vorrei sembrare snob, ma questi sono i luoghi delle vacanze della mia infanzia e li sento molto miei. Mi fa però piacere che questa bellezza venga riconosciuta in tutta Europa. Allo stesso modo mi fa piacere starmene ad osservare i ragazzini che giocano instancabili tra il mare e la spiaggia finché non tramonta il sole, oggi che ho l’età che aveva mio padre quando mi portava qui, ancor prima dello scoppio della guerra balcanica.
La Plava Laguna “è un po’ più chic”, così ci ha detto una signora incontrata ieri che abita in un paese molto vicino al nostro. Ci siamo avvicinati per curiosità, riconoscendo un accento noto, anche se, per dirla tutta, gli italiani, quando ci troviamo in vacanza all’estero, non è che ce li andiamo a cercare. Il campionario nelle località costiere croate è ormai piuttosto vasto e talvolta imbarazzante per il nostro paese. Ma faccio fatica a digerire quelli che ai tempi in cui venivo in Jugoslavia in vacanza con la famiglia provavano sgomento, se non terrore, pensando forse all’Unione Sovietica, mentre oggi vengono in Croazia perché costa poco. Quelli che vanno “a Porek”, lo scrivo come lo scriverebbe un croato seguendo la pronuncia storpiata. Nessuno dice “vado in gita a London”, “c’è un offerta Ryan Air per Paris” oppure “vorrei andare a Műnchen per l’Oktoberfest”. Perché allora non utilizzare il bellissimo nome di Parenzo, tanto più che a questi luoghi è storicamente legata una consistente presenza italiana? Mi sembra che ci sia gente che non ha ben chiaro dove si trova. E poi, dico io, se proprio dovete usare il nome croato, pronunciatelo almeno correttamente! Non vorrei sembrare snob, ma questi sono i luoghi delle vacanze della mia infanzia e li sento molto miei. Mi fa però piacere che questa bellezza venga riconosciuta in tutta Europa. Allo stesso modo mi fa piacere starmene ad osservare i ragazzini che giocano instancabili tra il mare e la spiaggia finché non tramonta il sole, oggi che ho l’età che aveva mio padre quando mi portava qui, ancor prima dello scoppio della guerra balcanica.
Per
cena, dopo aver vagato incerti tra Torre (Tar) e Santa Domenica (Labinci),
ritorniamo da Robi quattro anni dopo la nostra precedente visita. Ordiniamo raznici e salsicce istriane (molto
saporite, così come il prosciutto locale), accompagnate dal solito, abbondante
contorno: djuveć, patatine fritte,
cipolle, ajvar, crauti e… malvasia istriana. Già, perché è l’ultimo giorno
pieno della vacanza, dicevo. Oltre al relax e al mare, bisogna dedicarlo anche
alla buona cucina.