Mugeba/Monghebbo (Croazia),
16/8/2015
Non
è male come dicevano, mi dico dal nostro terrazzo guardando il cielo appena
velato di nuvole mentre accarezzo la grossa e pelosa gatta bianca che ci fa
compagnia durante la colazione. L’ottimismo però dura poco, ed il corso degli
eventi dà ragione ai meteorologi: comincia presto a piovigginare. “Sarete
contenti per la terra”, dico a Branka: in Slovenia e in Istria aspettavano la
pioggia da parecchie settimane. “Macché”, mi sento rispondere, “vado in
spiaggia pure io. Preferirei piovesse di notte”. Non fa una piega.
Prendiamo
la strada che porta a Fontane e Orsera e poi piega verso l’interno, aggirando
il Canale di Leme. Limski Kanal, questo il nome croato, deriva dal latino limes, perché questo singolare fiordo
divideva le terre di Parenzo da quelle di Rovigno. Si tratta di un’insenatura
lunga 9 chilometri che si sviluppa in direzione Est-Ovest in maniera così
precisa che a causa della diversa esposizione le due sponde presentano
tipologie di vegetazione differenti. Il Canale di Leme per le sue
caratteristiche si presta alla coltivazione di ostriche e molluschi.
La strada offre visuali panoramiche verso la parte finale del canale. Ma è proprio qui che la pioggia si fa più intensa, sconsigliando la deviazione per la visita alle rovine del castello di Dvigrad (Due Castelli). Fortunatamente arrivati a Rovigno la situazione è migliorata. Ci dirigiamo al Museo, dove è stata organizzata una mostra che presenta un’attività poco conosciuta di Pablo Picasso: quella di ceramista. Piatti, brocche ed altri oggetti di terracotta del grande artista spagnolo sono veramente stupefacenti. Così come sorprendenti sono le foto che mostrano le performances artistiche delle 366 liberation rituals del finora (per noi) sconosciuto Igor Grubić. L’artista croato ha come obiettivo quello di rifuggire dalle regole del conformismo imposte dalla società al quarantenne medio (età in cui sono stati concepiti i “rituali di liberazione”) e di aggiornare quella che fu la lotta del movimento di liberazione jugoslavo contro le oppressioni del mondo moderno, dalla mercificazione dei beni comuni e dei saperi alla persecuzione degli omosessuali. Al primo piano del Museo sono infine presentate numerose opere del pittore croato Boris Bućan, di carattere simbolico e minimalista.
Ma queste sono solo alcune delle ragioni per visitare Rovigno. Le altre le conosciamo già: le case in stile veneziano che si affacciano direttamente sull’Adriatico, la chiesa di Sant’Eufemia e la storia del ritrovamento del sarcofago della santa da parte dei rovignesi, la vista magnifica dal parco circostante che domina la cittadina, i vicoli lastricati e le loro botteghe. E magari un piatto di fusi con zucchine e gamberetti in Piazza al Ponte, così chiamata perché un tempo il promontorio su cui si ergono la chiesa di Sant’Eufemia ed il nucleo più antico di Rovigno era un’isola collegata alla terraferma proprio da un ponte.
A metà pomeriggio la pioggia riprende. Non è giornata per affrontare il mare, né per le batane, caratteristiche imbarcazioni rovignesi a fondo piatto, né per i bagnanti: ce ne torniamo quindi alla nostra stanza blu.
La strada offre visuali panoramiche verso la parte finale del canale. Ma è proprio qui che la pioggia si fa più intensa, sconsigliando la deviazione per la visita alle rovine del castello di Dvigrad (Due Castelli). Fortunatamente arrivati a Rovigno la situazione è migliorata. Ci dirigiamo al Museo, dove è stata organizzata una mostra che presenta un’attività poco conosciuta di Pablo Picasso: quella di ceramista. Piatti, brocche ed altri oggetti di terracotta del grande artista spagnolo sono veramente stupefacenti. Così come sorprendenti sono le foto che mostrano le performances artistiche delle 366 liberation rituals del finora (per noi) sconosciuto Igor Grubić. L’artista croato ha come obiettivo quello di rifuggire dalle regole del conformismo imposte dalla società al quarantenne medio (età in cui sono stati concepiti i “rituali di liberazione”) e di aggiornare quella che fu la lotta del movimento di liberazione jugoslavo contro le oppressioni del mondo moderno, dalla mercificazione dei beni comuni e dei saperi alla persecuzione degli omosessuali. Al primo piano del Museo sono infine presentate numerose opere del pittore croato Boris Bućan, di carattere simbolico e minimalista.
Ma queste sono solo alcune delle ragioni per visitare Rovigno. Le altre le conosciamo già: le case in stile veneziano che si affacciano direttamente sull’Adriatico, la chiesa di Sant’Eufemia e la storia del ritrovamento del sarcofago della santa da parte dei rovignesi, la vista magnifica dal parco circostante che domina la cittadina, i vicoli lastricati e le loro botteghe. E magari un piatto di fusi con zucchine e gamberetti in Piazza al Ponte, così chiamata perché un tempo il promontorio su cui si ergono la chiesa di Sant’Eufemia ed il nucleo più antico di Rovigno era un’isola collegata alla terraferma proprio da un ponte.
A metà pomeriggio la pioggia riprende. Non è giornata per affrontare il mare, né per le batane, caratteristiche imbarcazioni rovignesi a fondo piatto, né per i bagnanti: ce ne torniamo quindi alla nostra stanza blu.
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