Senigallia
(AN), 22.8.2018
Torniamo
a Corinaldo dopo una decina di anni. Ai tempi però questo blog
ancora non esisteva, perciò credo sia opportuno soffermarsi sul
“borgo dei matti”. Giusto per dare un’idea, entrando nel centro
storico dalla porta principale ci si trova di fronte la scenografica
scalinata della Piaggia. A metà della salita è situato il Pozzo della Polenta,
così chiamato perché pare che gli abitanti ci avessero buttato
dentro dei sacchi di farina di mais per preparare, appunto, una
gigantesca polenta. Se questo non vi basta, a due passi dal pozzo
ecco la casa di Scuretto. Che poi
in realtà è solo una facciata, in continuità con le case adiacenti. Dietro non c’è un bel niente, o meglio, c’è solamente un orto. Ma chi era Scuretto? Un corinaldese il cui figlio, emigrato in America, inviava mensilmente una parte dello stipendio guadagnato col sudore della fronte per farsi edificare una casa nel paese di origine, cui tornare un giorno. Peccato che Scuretto i soldi se li bevesse all’osteria. Quando, insospettito, il figlio chiese una foto dell’abitazione, Scuretto non si perse d’animo e fece tirar su la sola facciata facendosi immortalare affacciato alla finestra. I soldi non arrivarono mai più, almeno così dice la targa affissa a fianco della facciata.
in realtà è solo una facciata, in continuità con le case adiacenti. Dietro non c’è un bel niente, o meglio, c’è solamente un orto. Ma chi era Scuretto? Un corinaldese il cui figlio, emigrato in America, inviava mensilmente una parte dello stipendio guadagnato col sudore della fronte per farsi edificare una casa nel paese di origine, cui tornare un giorno. Peccato che Scuretto i soldi se li bevesse all’osteria. Quando, insospettito, il figlio chiese una foto dell’abitazione, Scuretto non si perse d’animo e fece tirar su la sola facciata facendosi immortalare affacciato alla finestra. I soldi non arrivarono mai più, almeno così dice la targa affissa a fianco della facciata.
Corinaldo
non è solo paese di matti, ma anche di santi. O almeno, di una
santa: Maria Goretti, nata nel borgo marchigiano, la cui storia
straziante, nel caso non la conosciate, potrete apprendere presso il
santuario situato nel centro del paese. Per conoscere invece la vita
nel borgo medievale percorrete il giro delle mura e vi farete
un’idea.
Nel
primo pomeriggio ci rimettiamo in moto sfiorando appena Mondavio e
raggiungendo la Gola del Furlo. Nell’abitato di Furlo si trova il
Centro Visite, con annesso un piccolo museo: poco più sotto un grosso
spiazzo verde a ridosso del fiume. “L’unica zona della riserva
dove il bagno è tollerato”, ci dice la ragazza dell’accoglienza,
“in assenza di ordinanza che vieti la balneazione”. Ordinanza
presente nei comuni a monte, ci dicono a causa di problemi
microbiologici originati dal malfunzionamento di qualche impianto di
depurazione. A valle del parco invece comincia la gola vera e
propria, col corso d’acqua costretto tra boschi scoscesi e pareti
rocciose. Si può risalire a piedi la gola per due chilometri e mezzo
attraverso la strada aperta al traffico veicolare (ad eccezione dei
giorni di sabato e domenica nel periodo estivo) in sede protetta.
Il
luogo verosimilmente campa anche dei nostalgici che vengono qui per
“ammirare” ciò che resta del profilo di Mussolini, scolpito
lungo il crinale che sovrasta la gola durante il Ventennio (il Duce
frequentava abitualmente questa zona) e bombardato dai partigiani al
termine della Seconda Guerra Mondiale. Stento a riconoscere il
mascellone, ma non credo di esserne così dispiaciuto, a dispetto del
clima di riabilitazione dilagante. Lo riconosco invece su una
bottiglia esposta in un bar del Furlo (a proposito di turismo della
nostalgia).
Poco
dopo Furlo si trova Acqualagna, celebre per il tartufo, e poi Cagli,
che merita una visita. Segnaliamo Piazza Matteotti con il Palazzo
Pubblico, il Teatro Comunale, il Torrione (dove c’è un’esposizione
di scultura contemporanea). Attraversiamo una strada con alcuni
negozi dal gusto vintage e riusciamo persino a trovare la batteria di
ricambio per la macchina fotografica analogica che Sara ha voluto rispolverare
e portare con sé. Riusciremo a rimetterla in funzione? Lo scopriremo
nei prossimi giorni. Peccato solo che, se anche fosse, le foto non le
potremo pubblicare su questo blog!