L’Aquila,
7/8/2013
La
prima notizia della giornata è che lo yogurt ha fermentato bene. Leggermente
acidulo, ma ci sono ampi margini di miglioramento. Nei giorni scorsi abbiamo
parlato a lungo dei nostri esperimenti di produzione alimentare artigianale e
Mario, preso dall’entusiasmo, si è precipitato a comprare una yogurtiera. Anche
lui ed Elena sono piuttosto lanciati sull’autoproduzione: ci siamo scambiati
consigli sulla lievitazione e sulla cottura del pane, lo abbiamo osservato
mentre prepara la pizza fritta, ma abbiamo anche fatto i complimenti per la
libreria costruita con i casseri recuperati dai cantieri edili, un’idea buona
per il piccolo opificio di lavorazione del legno che condividiamo con alcuni
amici.
La
seconda notizia è che Sergio ci accompagnerà durante la nostra gita a Campo
Imperatore. Con lui attraversiamo altopiani quasi mongoli, con strade poco
trafficate che filano via diritte tra saliscendi da highway americane,
facendosi largo tra prati e pietraie attraversate da pecore, mucche e cavalli.
Da Campo Imperatore lo sguardo sorvola il fondovalle, sfiora il rifugio
Garibaldi qualche centinaio di metri più su, sale fino alla vetta rocciosa del
Corno Grande.
Nel
ritorno infiliamo i borghi l’uno via l’altro. A Castel del Monte c’è la festa
del patrono e ci fermiamo alle bancarelle a comprare del pecorino locale.
Camminiamo per i caratteristici vicoli del centro incontrando solo qualche
turista, un padre che gioca col figlio ed un’anziana signora che lavora a
maglia all’ombra della torre.
Saliamo
poi fino a Rocca Calascio, borgo abbandonato utilizzato come set per diversi
spaghetti-western. Disabitato, almeno a prima vista, parrebbe anche il
sottostante paese di Calascio, entrando dalla parte alta. Ma la vita qui si
svela pian piano, e rimaniamo sorpresi dai palazzotti signorili che fanno la
loro comparsa tra le case diroccate, con ancora visibili pubblicità di bibite
anni ’50 e scritte in vernice inneggianti agli alleati. Scopriamo che la vita è
concentrata nella parte bassa una volta che ci rimettiamo in moto in direzione
di Santo Stefano di Sessanio.
L’ultimo
borgo che visitiamo è sede di un albergo diffuso: proprio questo, oltre alla
bellezza del luogo, potrebbe essere il motore della ripresa di Santo Stefano,
che tra i paesi visti oggi è quello dove le ferite del terremoto sono più
visibili (a partire dalla torre, quasi interamente crollata, che svetta sul
borgo).
Per
la nostra ultima serata all’Aquila è stata organizzata una grigliata a base di
arrosticini. Ci troviamo in Piazza delle Arti, un piazzale nella periferia
della città che è stato messo a disposizione di diverse associazioni. La sede
del circolo Arci “Querencia” è un posto davvero accogliente, quasi ci si
dimentica di essere in un container. Certo è dura: “la vecchia sede era nel
centro storico e la gente veniva a farci un salto anche se non c’era niente in
programma”, raccontano. “Qui ci si deve venire apposta, prendere la macchina…”.
I discorsi si spostano dalla politica (la maggior parte dei presenti ha qualche
anno in più di noi ed ha avuto modo di impegnarsi attivamente: al giorno d’oggi
scappa la voglia anche ai più volenterosi) alle storie personali che ci hanno
portato qui da Cremona, La Spezia, Pisa, Alba, Basilicata, Sulmona, Ciociaria… C’è
un po’ tutta l’Italia rappresentata in questa tavolata. E di questo dobbiamo
ringraziare gli amici del Querencia, la loro rabbia e la voglia di
ricominciare. In bocca al lupo, ragazzi. Se a qualcosa può servire, cercheremo
almeno di raccontare.
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