Livadia (Grecia), 20/8/2014
Un’altra
mattinata di cielo terso, senza nemmeno una nuvola. Il vento, che ci ha dato un
po’ di sollievo nelle scorse giornate, ha smesso di soffiare, ed il clima è
torrido come non mai. Per chi viene da un’estate come quella che abbiamo
vissuto in Italia quest’anno, fresca e piovosa come un autunno, lo sbalzo è
notevole. Ma non ci possiamo lamentare, perché era proprio quello che
cercavamo. Saliamo quindi verso l’Acropoli dell’antica Lindo.
Gli asini sono il simbolo di Lindos, ed infatti ne abbiamo comprato uno – di peluche, naturalmente – per il compleanno di nostro nipote Ettore, ricevendo in omaggio dalla signora del negozio un rametto di basilico (utilizzato in Grecia come simbolo di commiato). Piccoli gesti che fanno la differenza. Ma a Lindos i quadrupedi sono utilizzati anche per condurre i turisti all’Acropoli: vicino alla piazza principale c’è una vera e propria stazione degli asini. Il peso consigliato per gli asini – dipendente dalla stazza dell’animale – è di circa 40-50 chili, anche se sono in grado di portare pesi ben maggiori. Decidiamo però di non affaticarli, anche perché la salita è breve: gli asinelli da noi oggi riceveranno solamente qualche affettuosa carezza. Prendiamo dunque il sentiero riservato ai pedoni (gli asini hanno un altro percorso) e raggiungiamo l’Acropoli, che merita senz’altro una visita. Diamo un ultimo sguardo a Lindos dalla prospettiva opposta rispetto a quanto eravamo abituati, riconoscendo anche la terrazza del nostro studio, prima di lasciare la cittadina.
Gli asini sono il simbolo di Lindos, ed infatti ne abbiamo comprato uno – di peluche, naturalmente – per il compleanno di nostro nipote Ettore, ricevendo in omaggio dalla signora del negozio un rametto di basilico (utilizzato in Grecia come simbolo di commiato). Piccoli gesti che fanno la differenza. Ma a Lindos i quadrupedi sono utilizzati anche per condurre i turisti all’Acropoli: vicino alla piazza principale c’è una vera e propria stazione degli asini. Il peso consigliato per gli asini – dipendente dalla stazza dell’animale – è di circa 40-50 chili, anche se sono in grado di portare pesi ben maggiori. Decidiamo però di non affaticarli, anche perché la salita è breve: gli asinelli da noi oggi riceveranno solamente qualche affettuosa carezza. Prendiamo dunque il sentiero riservato ai pedoni (gli asini hanno un altro percorso) e raggiungiamo l’Acropoli, che merita senz’altro una visita. Diamo un ultimo sguardo a Lindos dalla prospettiva opposta rispetto a quanto eravamo abituati, riconoscendo anche la terrazza del nostro studio, prima di lasciare la cittadina.
La
baia di Tsambika, ai piedi della cima su cui si erge Monì Tsambikis, è ampia e
sabbiosa, dotata di molti servizi e piuttosto frequentata, ma è comunque una
buona scelta per fare un bagno rinfrescante prima di prendere un bel piatto di
yogurt con miele e ripartire.
Petaloudes
è un sito molto particolare: una minuscola valle boscosa solcata da un
torrentello, habitat ideale per una moltitudine di falene colorate (petalouda significa “farfalla”). Si
tratta di una delle principali attrazioni turistiche di Rodi, ed infatti negli
ultimi anni le falene sono in diminuzione numerica a causa della frequentazione
del sito. Una bambina greca tiene sul palmo della mano una farfalla morta
giustificandosi di fronte allo sguardo interrogativo di Sara: non sono stata
io, era già morta, ci fa capire. Sara aveva già ripreso una turista straniera
che stuzzicava una falena con un bastoncino per farle aprire le ali e fotografarne
il volo colorato.
Restituiamo
l’auto presa a noleggio a Ialyssos, tra l’aeroporto e la città di Rodi, e
prendiamo l’autobus che ci conduce fino al porto. Questo è solo un arrivederci,
perché transiteremo nuovamente da Rodi nei prossimi giorni. Ma ora la nostra
mente è proiettata verso Tilos, ed il filmato che viene proiettato sul
traghetto e ci illustra le bellezze della piccola isola del Dodecaneso ci
riempie di aspettative. Le prime cose che abbiamo modo di apprezzare una volta
giunti sull’isola però sono moussaka,
souvlaki e baklava di una taverna di Livadia. Il resto è rimandato
all’indomani.
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