Pigadia (Grecia), 26/8/2014
Ieri
sera mi sono connesso in internet dopo una decina di giorni (questi viaggi
servono anche a disintossicarsi dalla rete, da mailing list, social network
eccetera). Ho avuto modo di leggere i consigli di Paolo e Sara, che sono stati
da queste parti un paio di anni fa, e ne farò tesoro: in particolare ci sono
state indicate un bel po’ di spiagge, alcune delle quali già visitate nei
giorni scorsi. Prima però vogliamo immergerci nell’atmosfera tipica dei
villaggi greci dell’entroterra.
Menetes, adagiato sul versante di una brulla
montagna con le sue case dai meravigliosi colori pastello, è il luogo che fa al
caso nostro. Entriamo nel museo locale dove ci accoglie un anziano signore, che
lascia il posto all’energica figlia non appena questa fa la sua comparsa. Si
chiama Irini. Ci spiega il significato delle decorazioni e degli attrezzi di
lavoro esposti, che caratterizzavano la vita quotidiana sull’isola. Arriva
anche una coppia di francesi e con loro visitiamo la seconda stanza. Sospesa
tra la lingua greca, l’italiano, l’inglese e il francese, la visita si fa
surreale, complici anche un paio di pallonate dei bambini che giocano a porta a
porta nel campetto adiacente e che raggiungono l’interno della stanza. Irini ci
conduce poi in un’abitazione tipica di Karpathos (la sua) situata poco lontano:
ci sono ancora il soppalco di legno e gli ornamenti che si usavano un tempo. Ci
spiega le usanze legate alle nozze e ci fa assaggiare il tradizionale pane
locale, dalla caratteristica forma intrecciata, aromatizzato con sesamo,
cannella e chiodi di garofano.
Terminata
la visita facciamo una passeggiata per il paese, investito dalla musica di un live di qualche cantante tradizionale greco
diffusa a tutto volume dalle casse del furgoncino di un ambulante che vende un
po’ di tutto. La moglie e il bambino percorrono i vicoli del centro
annunciando, qualora ce ne fosse bisogno, la loro presenza. Noi ci fermiamo
invece a mangiare qualche fico offerto per strada da un anziano signore, prima
di ripartire.
Ci rimettiamo in moto verso la costa ovest, tra rocce, uliveti e casette ad un piano, tutte col loro piccolo pergolato. Di Finiki si dice che sia il posto ideale per mangiare pesce, mentre la spiaggia non è certo la più bella dell’isola, ma il molo del porticciolo protegge dalla corrente la piccola baia sabbiosa.
Il
vicino paese di Arkasa è diviso in due da un piccolo dirupo che suppongo
ospitare nel profondo, nei mesi invernali, le acque di un torrente proveniente
dall’interno che sfociando nel mare nella vicina spiaggia. A proposito di
spiagge, da Arkasa è comodamente raggiungibile quella di Agios Nikolaus, oltre
il promontorio roccioso che ospita quel che resta dell’acropoli.
La
sera restituiamo lo scooter e prendiamo a noleggio un’auto. Nell’attesa che sia
pronta la nostra Panda ci fermiamo a parlare con la donna dell’agenzia. Il
discorso, ancora una volta, cade sulla crisi economica che attanaglia il paese.
Chiedo se è in atto un ritorno alle campagne e sulle isole. “Chi può ritorna”,
mi risponde, “cavandosela col turismo, l’agricoltura di sussistenza, la rete
familiare. Il problema è di chi ha acquistato
casa nelle grandi città e non riesce a rivendere per la svalutazione o
non può far fronte al mutuo perché ha perso il lavoro”.
Per
cena torniamo a Menetes a mangiare i makarounes,
pasta tipica locale (ricordano i nostri cavatelli, gli strozzapreti o formati
simili) che ci viene servita con formaggio di pecora e cipolle e che accompagniamo
con vino rosso (anche a Karpathos c’è una buona produzione vinicola). Non
potevamo lasciare l’isola senza averli provati. Ce l’ha detto Irini.