Pigadia (Grecia), 23/8/2014
La
nostra padrona di casa si è confermata molto cortese, e anche stamattina ci
accompagna al porto nonostante ieri sera sia stata a Megalo Horio a ballare
fino a notte fonda ad una festa isolana. Peccato non averlo saputo prima, ma
anche il concerto dell’altra sera l’abbiamo scoperto per caso.
Sul
molo salutiamo Eleftheria: un nome molto bello, che significa libertà. Le dico che si chiama come quella
canzone interpretata dai nostri amici Khaossia, gruppo di musica popolare
salentina formatosi a Cremona, a testimonianza dello stretto legame tra questa
terra ed il sud della Puglia.
Sul
traghetto danno lo stesso film con Jackie Chan di cui abbiamo visto la prima
mezz’ora durante il viaggio di andata. Arriviamo a Rodi con un po’ di ritardo:
c’è giusto il tempo per un frappé (caffè shakerato) in una piazzetta
all’interno del complesso del Nuovo Mercato, costruito durante la dominazione
italiana ma con richiami ad architetture arabeggianti, prima di prendere
l’autobus per l’aeroporto.
Dal
piccolo velivolo delle Olympic Airlines riconosciamo alcuni dei luoghi visitati
nei giorni passati a Rodi e pregustiamo le spiagge di Karpathos. La zona più
meridionale dell’isola abbiamo modo di vederla dal finestrino del taxi che ci
porta a Pigadia. Per la prima volta pernotteremo in un hotel con tanto di
piscina. La formula prevede pernottamento e colazione, in modo da garantirci la
maggiore libertà negli spostamenti. D’altra parte coordinare i trasporti
pubblici tra le varie isole e la disponibilità delle stanze non è stato facile.
Ci sono ancora molti turisti sull’isola, specialmente italiani, come ci spiega
il tassista prima di estorcerci 25 euro. A Karpathos l’aeroporto non è servito
da mezzi pubblici (lobby dei tassisti?).
Nonostante
a prima vista Pigadia sembri piuttosto bruttina, la baia di Vrondi, intorno
alla quale si sviluppa la cittadina, è lunga e sabbiosa e tra un bagnante e
l’altro c’è ben più dello spazio vitale. Direi che come primo assaggio non c’è
male, tanto che dopo la cena a base di ottimo pesce, passeggiando per le vie
del centro, scopriamo che la zona intorno al porticciolo può risultare
gradevole, anche se un po’ troppo turistica.
Sul lungomare troviamo un cartello che tesse le lodi del popolo italiano con tale enfasi da farmi pensare in un primo momento ad un intento ironico. Il nostro stile di vita, si legge, uccide la globalizzazione che sta stritolando il paese ellenico facendoci sentire due nazioni gemelle. Vorrei tanto che fosse così. In realtà il popolo italiano ha per molti versi abbracciato la globalizzazione, anche se per altri aspetti sembra volervi resistere. Questo è il momento di ritrovare le proprie radici, oggi che questa globalizzazione sta mostrando i suoi effetti più devastanti. Il Mediterraneo sarebbe il luogo perfetto per ripartire, ne sono sempre più convinto. Così come sono convinto che da soli non si vada da nessuna parte.
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