Livadia (Grecia), 22/8/2014
Il
mattino dopo la piazzetta di Livadia è tornata ad essere quella di sempre:
gradevolmente animata ma tutto sommato tranquilla. Le vele delle barche che
partecipano alla regata prendono il largo alla volta di Rodi, punteggiando il
mare di macchie bianche. Quella di ieri è stata una serata di musiche popolari
e danze tradizionali, catene umane di maschi e femmine, anziani e bambini, le
braccia appoggiate sulla spalle dei vicini ed i piedi che si muovevano secondo
una serie di piccoli passi poco comprensibili per un profano come me.
Sulla
via principale di Livadia incontriamo una delle auto che riportano sulla
portiera il logo di Natura 2000 e la scritta Tilos Park. Non ho ancora ben capito in cosa l’offerta turistica di
Tilos si differenzi da quella delle isole vicine: al di là della sbandierata
sostenibilità, quel che vedo, qui come a Rodi, è che la raccolta differenziata
dei rifiuti non è ancora arrivata. Se questo mette in difficoltà due come noi,
chissà che ne pensano i tanti turisti nordeuropei che frequentano l’isola (“all
those people come from Norway”, ci hanno detto i vicini di casa riferendosi al
gruppetto di appartamenti in cui ci troviamo: a quanto pare siamo circondati da
norvegesi).
Prendiamo
il sentiero che da Livadia conduce alla spiaggia di Lethras, un’ora di cammino che
ci porta fino ad un centinaio di metri sul livello del mare per poi
ridiscendere. Niente di pericoloso né di eccessivamente ripido, ma il percorso
è completamente soleggiato. Veniamo ricompensati da una baia di ciottoli e
retrostante zona pianeggiante dominata da muretti a secco, oleandri e… capre,
che ci tengono compagnia con discrezione. Di fronte a noi, oltre gli scogli e
gli isolotti, il profilo di Simy e quello della costa turca.
Rientrati
a Livadia pranziamo con melitzanosalata ed
omelette ascoltando i discorsi al tavolo accanto a noi. Italiani, greci e
francesi, poco cambia: la crisi economica e l’immobilità della politica sono
l’argomento principale. Non pensarci è impossibile: si tratta di una
preoccupazione diffusa e palpabile di cui risentono i discorsi della gente.
Anche se è il nostro viaggio di nozze e cerchiamo di essere il più spensierati
possibile, non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia. Ci consideriamo
fortunati, perché due settimane piene di vacanza non le facevamo da molto tempo.
Non ci lamentiamo se per la luna di miele abbiamo dovuto attendere le ferie
d’agosto, perché per noi il congedo matrimoniale è qualcosa di sconosciuto. E
ci va benissimo il Dodecaneso, alla faccia delle mete più esotiche: il
lungomare di Livadia con le sue panchine, la lunga e stretta spiaggia e la fila
di tamerici che garantisce l’ombra ci bastano eccome. Non chiediamo niente di
più.
Bisogna
dire peraltro che la crisi, anche in Grecia (così come in Italia), sta facendo
rivalutare certe forme di sobrietà. Si tratta di una reazione ancora allo stato
embrionale e dettata prevalentemente da ragioni economiche, ma che ha
implicazioni e valenze importanti per la sostenibilità del nostro stile di vita
(“for the planet”, ci ha detto il commesso di un negozio di Lindos qualche
giorno fa, mentre compattava la frutta da noi acquistata in una sola busta di
plastica per recuperare le altre).
In
questi giorni non possiamo non pensare al nostro amico Alan Zamboni, che tra
Tilos e le vicine isole di Nissyros, Simy e Patmos ha ambientato il suo libro Grecia, solo ritorno. E’ anche grazie
alle sue bellissime pagine che ci troviamo da queste parti. Strada facendo
abbiamo però cambiato, almeno in parte, i nostri piani. Domani ripartiremo per
Karpathos. Il ritorno, invece, può attendere.
Nessun commento:
Posta un commento