Pag,
20/8/2012
Il nostro appartamento è dotato addirittura di TV:
trasmettendo solamente i programmi di emittenti croate possiamo concederci un
po’ di zapping senza per questo infrangere le regole che ci siamo dati per il
nostro viaggio. Allo stesso modo ieri a Šimuni abbiamo sfogliato lo Zadarski List. Notizie principali: un
incendio scoppiato nei boschi intorno alla bella città dalmata di Traù; gli
interessi cinesi su alcune aree portuali ed industriali di Fiume, Zara ed
Osijek; il trasferimento del calciatore Luka Modrić al Real Madrid. Tutto il
mondo è paese.
La zona di Novalja ospitò i primi insediamenti
dell’isola. In viaggio verso la parte settentrionale di Pago, ci fermiamo nella
cittadina per alcune commissioni, per poi ripartire percorrendo la spettacolare
strada – lunga poco meno di 20 chilometri – che si sviluppa lungo la stretta
lingua di terra (circa un chilometro di larghezza) che costituisce l’estremità
settentrionale dell’isola. Arriviamo fino a Lun, proseguiamo per la vicina
Tovarela ed abbandoniamo la macchina, proseguendo per un sentiero che conduce
alla punta della penisola, da cui si gode una suggestiva vista su Rab.
La camminata ci consente uno sguardo esterno sulla
precedente meta del nostro viaggio. A pensarci bene è da quando siamo partiti
che ci voltiamo a guardare quello che ci siamo lasciati alle spalle. Non è
rimpianto: è solo che i luoghi visitati entrano a far parte di noi, del nostro
percorso, e vogliamo che la loro immagine rimanga nitida nella nostra mente per
accompagnarci verso le prossime mete. In questo senso, ci guarderemo indietro
ancora. Ci volteremo per avere la sensazione di esserci arricchiti e solo allora,
quando saremo appagati, ci rimetteremo in viaggio.
L’abitato di Lun è noto per i suoi ulivi secolari:
ci fermiamo a fare qualche foto sulla strada del ritorno, poi proseguiamo
passando accanto a Stara Novalja e a Caska, caratterizzate dai resti di antichi
insediamenti. Un asinello inizia a ragliare vedendomi avvicinare al suo
recinto, forse temendo che voglia montargli in groppa. Invece ci dirigiamo in
auto verso il più settentrionale dei bracci di terra che racchiudono il golfo
di Pago. Ci fermiamo solo a prendere dell’acqua, perché fa così caldo che
abbiamo esaurito le nostre scorte. “La nostra acqua è buona, arriva dalle
montagne”, ci ha assicurato la signora dell’agenzia, “bevete quella, i soldi è
meglio spenderli in birra”.
Scendiamo vicino a Zubovići, tra le rocce che
sembrano cingere d’assedio l’abitato e una discreta dose di rifiuti abbandonati
sul ciglio della strada. Da questo punto di vista Pag sembra più indietro
rispetto alle altre isole croate, dove la raccolta differenziata è già stata
avviata. Ma la bellezza del mare, anche nella spiaggia che raggiungiamo nel
pomeriggio, è indiscutibile. Pag è isola di sensazioni forti; non si può
restare indifferenti di fronte ai suoi paesaggi, alle loro variazioni
cromatiche a seconda dell’orario, che pure conservano tonalità forti e
contrasti violenti tra il colore delle rocce e quello del mare.
Per le strade dell’isola si
incontrano frequentemente baracchini improvvisati dove gli abitanti vendono
prodotti tipici riparati dalla sola ombra di un ombrellone, che in mezzo alla
pietraia sembra ancora più misera. Non manca mai il Paški sir, formaggio tipico
dell’isola (così come a Rab, anche nell’economia di Pag capre e pecore hanno
sempre avuto un ruolo importante). Quello che acquistiamo da una signora nei
pressi di Kolan è ottimo; con i soldi avanzati seguiamo il consiglio che ci è
stato dato, comprandoci una bottiglia grande di Ožujsko per la serata.
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