Pag,
21/8/2012
Arrivando dal nostro appartamento, il centro della
città di Pago è preannunciato da una striscia di terreno che separa il golfo
dalle saline, sulla quale sorgono una spiaggia, negozi, appartamenti ed alcune
strutture turistiche. La via parallela alla spiaggia è piena di chioschi che
vendono souvenir, nel classico stile croato, con quel tocco di pacchianeria che
caratterizza i paesi che hanno avuto un passato culturalmente diverso dal
nostro e che per dimostrare di averlo superato tendono a scimmiottare certe
abitudini occidentali.
Il vecchio ponte porta al nucleo antico della
città di Pag, che si sviluppa lungo vie ortogonali al cui centro è collocata
Trg Petra Krešimira IV – la piazza principale – con la cattedrale di Santa
Maria Assunta. L’impianto urbanistico della città è interessante, anche se il
centro storico non è affascinante quanto quello di Rab. Tra i vicoli ci
imbattiamo con una certa frequenza nelle signore del luogo che vendono i
merletti, prodotto artigianale caratteristico dell’isola. Un altro elemento
importante della cultura di Pag è costituito dai costumi tradizionali: è
possibile vederne alcuni esempi in un piccolo museo a fianco della cattedrale.
Ripartiamo da Pag con l’intenzione di spostarci di
pochi chilometri e visitare una delle spiagge più immortalate sui depliant
turistici, poi non troviamo la via per raggiungere il litorale che si affaccia
sulla terraferma. Percorriamo quindi la piana che si estende a sud della città,
tra saline e laghetti. Proseguiamo fino a Miškovići, ultimo centro prima del
ponte che collega l’isola con la costa dalmata, poco distante da Zara. Facciamo
il bagno in una piccola spiaggia frequentata soprattutto da famiglie: un
ambiente gradevole, anche se il mare non è all’altezza di quanto visto finora
sull’isola. Costante del viaggio, anche qui la vista sul mare aperto ci è
preclusa. Di fronte a noi la sponda opposta del golfo: decidiamo di
raggiungerla. Il paesaggio è brullo a perdita d’occhio ma i rilievi sono più
dolci di quelli visti ieri: il risultato è visivamente ancora più desolante.
La prima tappa del pomeriggio è Vlašići, con la
sua bella spiaggia sabbiosa e l’acqua cristallina. Ci spostiamo poi a Smokvica,
il classico paese sperduto da “fine del mondo”.
Anche qui, come nel resto dell’isola, gli edifici di valore storico sono ben pochi, ma le terrazze con vista sul mare – raggiungibile in pochi minuti grazie ad alcuni sentieri – hanno il loro perché. Di fronte a noi promontori, isole, insenature, villaggi sparsi, un faro, una chiesetta bianca sperduta tra le rocce… Le strade tortuose e le coste frastagliate dell’isola ci hanno disorientato, e rinunciamo a cercare dei riferimenti geografici. Scendiamo alla spiaggia, decisamente poco affollata: ci sembra il posto ideale per chiudere la nostra esperienza a Pago. Siamo contenti di avere visitato l’isola, che ci ha colpito soprattutto per il suo mare spettacolare, anche se forse non vi lasceremo un pezzo di cuore, o almeno non sarà grande come quello lasciato l’anno scorso a Cres. Ma non è tempo per i rimpianti.
Lasciamo Miriam e Leo a godersela – ci hanno inviato un sms giusto ieri e pare che a Cherso vada molto meglio, nell’attesa di spostarsi a Lussino – e salutiamo Pag con una bottiglia di rosso comprata ad un banchetto lungo la strada, non proprio paški (è stato prodotto con uve proveniente da alcune vigne vicino a Zaravecchia) ma ruspante quanto basta…
Anche qui, come nel resto dell’isola, gli edifici di valore storico sono ben pochi, ma le terrazze con vista sul mare – raggiungibile in pochi minuti grazie ad alcuni sentieri – hanno il loro perché. Di fronte a noi promontori, isole, insenature, villaggi sparsi, un faro, una chiesetta bianca sperduta tra le rocce… Le strade tortuose e le coste frastagliate dell’isola ci hanno disorientato, e rinunciamo a cercare dei riferimenti geografici. Scendiamo alla spiaggia, decisamente poco affollata: ci sembra il posto ideale per chiudere la nostra esperienza a Pago. Siamo contenti di avere visitato l’isola, che ci ha colpito soprattutto per il suo mare spettacolare, anche se forse non vi lasceremo un pezzo di cuore, o almeno non sarà grande come quello lasciato l’anno scorso a Cres. Ma non è tempo per i rimpianti.
Lasciamo Miriam e Leo a godersela – ci hanno inviato un sms giusto ieri e pare che a Cherso vada molto meglio, nell’attesa di spostarsi a Lussino – e salutiamo Pag con una bottiglia di rosso comprata ad un banchetto lungo la strada, non proprio paški (è stato prodotto con uve proveniente da alcune vigne vicino a Zaravecchia) ma ruspante quanto basta…
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