domenica 5 settembre 2010

Coast al cubo - 1. Rock in Vasto

Cupello, 29/7/2010
Il cartello dell’A14 all’uscita di Ancona Nord indica la partenza dei traghetti per la Grecia. Dal finestrino guardiamo il porto del capoluogo marchigiano, dove quasi un anno fa ci imbarcammo per Igoumenitsa. Quest’anno invece il nostro viaggio prosegue lungo questa sponda dell’Adriatico. Mi volto a controllare che la mia giacca ed i pantaloni di lino siano ancora in ordine. Devono rimanere in condizioni accettabili per almeno un paio di giorni.
Ben è stato una presenza costante delle nostre vacanze pugliesi. Quattro anni fa ci incontrammo per le strade di Ostuni durante i festeggiamenti di Sant’Oronzo, appena rientrato dal suo anno trascorso in Australia. Due anni fa fummo suoi ospiti per il battesimo di Federica, la prima figlia. L’anno scorso, mentre noi eravamo in Grecia, ci fu il battesimo della secondogenita Sara. Ma Ben non si ferma un attimo: per quest’estate lui e Maria Grazia hanno programmato il matrimonio. Non potevamo mancare! Questo evento è stato anche la causa scatenante del nostro viaggio.
Quello del “coast to coast” è un fascino antico, un motivo ricorrente della letteratura, dello sport, del cinema e più genericamente dell’immaginario collettivo; dal mitico attraversamento degli Stati Uniti lungo la Route 66, alla ciclistica Tirreno-Adriatico, al cinematografico (e recentissimo) “Basilicata coast to coast”… Noi finora abbiamo agito su piccola scala, attraversando tutt’al più l’Istria dal Quarnaro a Parenzo, o il Salento da Otranto a Gallipoli. Quest’anno vogliamo fare di più: Adriatico-Ionio-Tirreno. Tre mari in una vacanza. Un coast to coast to coast. Praticamente, un coast al cubo.

Emilia-Romagna e Marche sono scivolate via dal finestrino, gradevoli come sempre. La Lombardia manco l’abbiamo vista; il tempo di uscire dalla città, attraversare il Ponte di Po, e noi – che a modo nostro siamo gente di confine – ci siamo trovati subito in territorio piacentino. Ed ora ecco l’Abruzzo. Alla radio cerchiamo le stazioni locali. Ci sintonizziamo su Radio Ketchup. Vasto compare all’orizzonte mentre Patti Smith canta “People have the power”. Se gli Oltretorrente – gruppo attivo a Parma negli anni ’90 – cantavano “Punk in Vasto”, il nostro somiglia più ad un “rock in Vasto”.
Pernottiamo a Cupello, paese situato su una collina nell’immediato entroterra di Vasto, in un bed and breakfast gestito da una ragazza che di lavoro fa l’architetto e che qualche hanno fa ha fatto il nostro viaggio all’incontrario: da Lecce a Vasto. Ci parla della Bandiera Blu che da anni viene assegnata alla località adriatica: “purtroppo non è data solo dalla qualità delle acque. Qui in zona sfociano alcuni fiumi ed il mare non è sempre pulito. Ma la dotazione di infrastrutture è buona: quello che manca da noi. In Salento siamo rimasti indietro di almeno un decennio”. Nel bene e nel male, aggiungo io.
Facciamo una passeggiata per Vasto. La prima impressione sulla cittadina abruzzese (anche se qui siamo già in odore di Molise) è quella di un centro vivace, almeno nella stagione estiva. I negozi di artigianato e le librerie sono aperti e in giro c’è parecchia gente, artisti di strada, cori di musica folk. Percorriamo la passeggiata che sembra quasi un enorme balcone sull’Adriatico e su Vasto Marina, poi rientriamo negli stretti vicoli interni. Sara prende confidenza con il cavalletto per la macchina fotografica che le hanno regalato i colleghi di Brescia.
Abbiamo un elenco di ristoranti convenzionati col bed & breakfast, ma assecondiamo un gruppo di anziani del posto e deviamo verso un locale consigliato da loro. Purtroppo Sara non può condividere con me il brodetto alla vastese, allora ripiego su cozze marinate e linguine allo scoglio.
Le molte ore di viaggio ci hanno affaticato: non ci sentiamo più così rock. Il ritmo rallenta e la nostra giornata chiude in dissolvenza. Ma se questo fosse davvero un album, il primo pezzo è stato promettente e già pregustiamo il seguito.