mercoledì 28 dicembre 2011

Case recuperate

Dintorni di Cremona. Siamo a pochi chilometri dal centro della città, ma sembra già piena campagna. Una vecchia schiera di case non più abitate si affaccia su una stretta strada comunale. Qui un gruppo di amici ha trovato uno spazio dove provare a costruire una nuova socialità basata sull’autoproduzione; c’è chi lavora il legno, chi scolpisce, chi vuole tenere un orto o un giardino…
A una decina di chilometri, in un paese nel mezzo della pianura cremonese, una vecchia casa rurale abbandonata, con cortile, rustici ed un orto ormai ricoperto di rovi. Una giovane coppia, aiutandosi col proprio lavoro e con il supporto delle famiglie, vuole costruire qui il proprio stile di vita.
Queste due storie hanno parecchio in comune: oltre a due dei protagonisti, che sono gli autori di questo blog, c’è anche la voglia di riportare in vita una piccola parte del patrimonio immobiliare abbandonato che caratterizza il nostro paese.
In tempi di auguri di Buone Feste e di buoni propositi per l’anno nuovo, direi che ci siamo portati avanti; quest’ultimo dell’anno – che trascorreremo nuovamente a Torniella – avremo qualcosa di più concreto in testa.
Ci aspetta un 2012 di duro lavoro, che dopo Via Volturno e Via Antica Porta Tintoria ci porterà in…Via Silvio Pellico. Il celebre piemontese, che qualche mese fa sembrava osservarci dal suo piedistallo nel centro di Saluzzo, in realtà ci stava aspettando.

lunedì 12 dicembre 2011

Tutti a Venezia - 2. Sensi

Venezia, 16/10/2011

Pernottiamo in un modesto hotel tra la stazione ferroviaria e il Ponte delle Guglie. Per raggiungere i Giardini dobbiamo nuovamente attraversare la città, fino a raggiungere la coda del pesce-Venezia. Cambiamo itinerario rispetto a ieri, attraversando Piazza San Marco e percorrendo Riva degli Schiavoni.

Ci sono troppi eventi tutti insieme, poi per settimane la città è un mortorio” si lamentava poco fa alla reception un amico del portiere. In realtà i manifesti affissi ai muri fanno intuire un certo fermento; d’altra parte ci pensano gli universitari a tenere viva una città che nel complesso si sta spopolando e la cui età media si sta notevolmente innalzando. Le condizioni di vita a Venezia non sono semplici e le giovani coppie preferiscono andare a vivere in luoghi più comodi.


Ho capito di non essere particolarmente recettivo verso l’arte contemporanea: tendo spesso a voler trovare un senso, anche se tante cose – come dice la famosa canzone prediligendo la metrica alla grammatica – un senso non ce l’ha. Oppure, all’opposto, cerco un’alterazione dei sensi; come ho già avuto modo di dire, diverse installazioni sono efficaci da questo punto di vista. Devo però ammettere che la buona parte delle opere mi lascia indifferente. In ogni caso preferisco la semplicità di certe immagini fotografiche, mentre non mi piace la provocazione fine a se stessa di scene di mutilazioni corporali o l’ostentazione di genitali e masturbazioni varie, tutta roba vecchia che ormai non scandalizza più nessuno. Apprezzo le opere che sbeffeggiano i potenti; guardo divertito due giovani ragazze che calpestano i volti dei politici incisi sul pavimento del padiglione norvegese, accanendosi in particolare su Berlusconi. Indignate anche loro?


Ma non è con l’indignazione che voglio concludere il racconto; meglio chiudere con il sapore dolce dei prodotti di una forneria veneziana che ci mangiamo rientrando in Rio Terà San Leonardo, mentre il fiume dei turisti del fine settimana comincia a fluire verso la stazione. Un fiume a cui purtroppo tra pochi minuti dovremo unirci anche noi.








venerdì 9 dicembre 2011

Tutti a Venezia - 1. La bellezza e l'indignazione

Venezia, 15/10/2011

Credo che tutti noi siamo stati per la prima volta a Venezia in occasione di qualche gita organizzata, scolastica o meno. Dopo i viaggi romantici degli anni scorsi – e già parliamo della successiva fase di vita, quando le gite a Venezia assumono un altro significato – oggi torniamo nella città lagunare in compagnia. Come accade puntualmente ogni due anni, Fausto ci ha proposto la visita della Biennale di Arte Contemporanea; finora abbiamo sempre declinato l’invito, ma quest’anno abbiamo deciso di unirci alla spedizione.

Non appena il profilo di Venezia ci appare dal Ponte della Libertà – complice il risveglio di Barbara e del suo proverbiale entusiasmo - il clima diventa davvero quello allegro dei gitanti di quella vecchia canzone di Paolo Conte. Appena usciti dalla stazione di Santa Lucia poi lo stupore infantile che ci colpisce è ancora quello della prima volta.

Per arrivare alla Biennale dobbiamo attraversare la città, entrando subito nell’atmosfera veneziana tra calli, campi, campielli, sotoporteghi, fondamenta, salizade. Nei pressi di Campo Paolo Sarpi l’incontro inatteso: Mauro e Cristiana con la piccola Sofia! Sono di passaggio, vengono da due conferenze a Trieste e Mestre e stanno per andare a Cremona dai parenti di Mauro. Domani ripartiranno per l’Albania. Divisi come sono tra Scutari, Cremona, Roma e i vari incontri in giro per l’Europa, è proprio una strana coincidenza incontrarsi qui!

Dopo San Zanipolo inizia una zona della città meno frequentata dai turisti, che abbiamo avuto modo di apprezzare qualche anno fa, quando abbiamo pernottato vicino a Campo Do Pozzi.

Eccoci alla Biennale; l’ingresso non è economicissimo - 20€ con possibilità di riduzioni – ma le zone espositive sono immense e diffuse in tutta la città. Le sedi principali sono quelle dei Giardini e dell’Arsenale, dove ci troviamo adesso; un complesso spettacolare, che insieme alle opere esposte è parte integrante della nostra visita. Mi aggiro tra le opere come una specie di alieno, complice la mia ignoranza in materia di arte contemporanea, ed il mio commento più frequente è “…mah…”. Forse non ci sono opere che mi colpiscono particolarmente, ma le suggestioni sensoriali di alcune installazioni sono interessanti. I padiglioni dedicati alle singole nazioni sono quelli che apprezzo maggiormente, anche se quello italiano soffre la presenza debordante della figura di Vittorio Sgarbi, curatore di questa sezione.

Oggi è la giornata degli Indignados, che nelle città di numerosi paesi del mondo hanno indetto manifestazioni di piazza. Venezia non è tra queste, anche se noi partecipiamo idealmente. D’altra parte i motivi per indignarsi non mancano nemmeno qua. Per esempio, le gigantesche navi da crociera che arrivano fin di fronte a Piazza San Marco, danneggiando la città col moto ondoso da esse originato. Se Venezia – come canta Guccini – muore appoggiata (ma io direi pure sprofondata) sul mare, è anche a causa loro, e forse vietarne l’ingresso in laguna doveva essere una priorità rispetto ai miliardi spesi nella costruzione del Mose.

Personalmente mi indigna pure il piatto di polenta e schie (gamberetti tipici della laguna) che mangio dalle parti di Santa Maria dei Miracoli. Forse era meglio fermarsi dove abbiamo preso un aperitivo accompagnato dai tipici cicchetti veneziani. Ma nella notte, camminando per le calli perso nell’ebbrezza del vino, cerco di non pensarci, aggrappandomi a tutta la bellezza che c’è intorno per non perdere l’equilibrio. Venezia rimane la migliore installazione.

sabato 3 dicembre 2011

In groppa al Monte Capra

Aglio, 9/10/2011

Strada statale della Val Trebbia, all’altezza di Due Bandiere. Il mare dei piacentini (ma anche un po’ dei cremonesi, che vengono a rinfrescarsi nelle sue acque le domeniche d’estate), scorre un centinaio di metri più in basso, alla nostra destra. Il cielo è terso ma la temperatura nei giorni scorsi si è abbassata, ponendo fine a quest’estate che si è inaspettatamente prolungata fino ad inizio ottobre. Infatti non siamo qui per fare il bagno, ma per una camminata appenninica.

A Perino deviamo verso la valle omonima, salendo per stradine sempre più strette, fino alla località Aglio. Qui inizia la nostra salita sul Monte Capra, che – tra cavalli che pascolano in libertà - ci offrirà l’occasione per fare scorta di bacche di ginepro ed altri prodotti della terra, ma soprattutto ci consentirà di apprezzare la vista che spazia fin sulle Alpi, mostrandoci la Pianura Padana per quello che è; nient’altro che un’altra valle, racchiusa tra due catene montuose, che prima o poi arriva pure al mare.

In groppa al Monte Capra, cavalcando la sua rocciosa spina dorsale, gli Appennini intorno a noi sono un’infinità disordinata di vette, creste, valli e coste, molte delle quali ancora da esplorare. E la noia ci sembra un’idea lontana.