mercoledì 30 luglio 2014

Viaggi di lavoro: Venezia




L’Isola della Certosa, dopo decenni di utilizzo a scopo militare, ha vissuto un lungo periodo di abbandono, nonostante l’immediata vicinanza con Venezia. Ma una decina d’anni fa è sorta l’idea di crearvi un cantiere navale, che inizialmente doveva servire piccole imbarcazioni. Oggi il cantiere è già attivo, ed è stata realizzata una grossa darsena. In realtà le imbarcazioni ormeggiate non sono così piccole: questo è un aspetto che ha sollevato alcune critiche da parte di chi sperava si trattasse di un progetto pensato più per i veneziani. Fatto sta che c’è più movimento di quanto immaginavo, tenendo conto anche del fatto che i lavori per la realizzazione del parco urbano sono ancora in corso. L’isola ha una sua valenza ambientale e naturalistica: la porzione urbanizzata è piuttosto ridotta ed ospita un albergo-ristorante, il polo nautico e la casetta di Legambiente dove pernotteremo.
Motivo della nostra presenza – mia e degli allievi del corso di formazione professionale che accompagno – è un workshop sulla realizzazione di isole galleggianti sulle quali realizzare orti e giardini, sull’esempio di quanto avviene in varie parti del mondo. Il modello è quello delle barene, biotopi tipici della Laguna di Venezia. Si intende utilizzare del materiale di recupero, che sull’isola non manca dal momento che le correnti sospingono su alcune piccole spiagge del suo versante orientale i rifiuti provenienti dal mare aperto.
Il nostro raggio d’azione è fondamentalmente compreso tra i Giardini (l’iniziativa è inserita all’interno della Biennale dell’Architettura e del Paesaggio) e l’isola della Certosa. Abbiamo modo perciò di goderci anche il quartiere di San Pietro di Castello, che assieme ad alcune zone di Cannaregio e Dorsoduro è una delle ultime aree dove si sono ritirati i veneziani assediati dai turisti internazionali. L’isola della Certosa è raggiungibile da Sant’Elena e da San Pietro (San Piero per i veneziani), ma durante i giorni della nostra visita il sistema trasportistico è stato modificato proprio a causa dei lavori sull’isola. Nei quattro giorni trascorsi a Venezia abbiamo però anche l’occasione di fare una passeggiata fino a San Marco, dove i complessi suonano davanti ai turisti stranieri incantati e sorpresi dall’acqua alta che ha sommerso ampie porzioni della piazza.
Le barene della laguna di Venezia – isolotti a pelo d’acqua che con l’alta marea vengono parzialmente sommersi – abbiamo modo di visitarle direttamente durante un’escursione in barca con i ragazzi di Venice on Board, associazione sportiva che ha come obiettivo la salvaguardia delle tecniche di navigazione, con particolare attenzione a quelle tipicamente lagunari. Emiliano e Nicola ci mostrano tutta la loro passione e ci danno anche modo di provare la voga alla veneta. La tecnica è meno immediata di altre: toccherà fare esercizio a Po una volta tornati a casa.
Emiliano parla dei problemi della laguna e dei fattori che mettono a rischio le barene. Gli argomenti sono gli stessi dell’ecologo Lorenzo Bonometto, che per noi ha tenuto una lezione il giorno precedente: in primo luogo l’infelice scelta del sito petrolchimico di Porto Marghera ed i canali di navigazione che attraversano la laguna per consentire il passaggio delle Grandi Navi. Oggetto di critiche è anche il Mose, il sistema di dighe mobili col quale si vorrebbe proteggere Venezia dall'acqua alta. Le critiche non sono solo tecniche ma anche politiche: siamo arrivati a Venezia nel bel mezzo della bufera suscitata dalle inchieste della magistratura su un presunto giro di tangenti volto a favorire la realizzazione della grande opera.
Oltre alle barene visitiamo l’isola di San Francesco, che ospita un convento di frati, e quella di Sant’Erasmo, detta anche “l’isola degli orti”. Qui infatti erano situati gli orti che rifornivano la città di Venezia, tradizione che in parte sopravvive ancora oggi. La sera invece ci aspetta la proiezione de La lingua del Santo, film ambientato tra Padova e la laguna veneta. Il regista, Carlo Mazzacurati, è scomparso da poco. Lo ricordiamo per le approfondite considerazioni sul Veneto (come nel caso de La giusta distanza, ambientato nel Delta del Po, di cui abbiamo già parlato in questo blog). In linea con questi quattro giorni, l’occasione di vedere Venezia e il Veneto da un punto di vista diverso.

lunedì 28 luglio 2014

Viaggi di lavoro: Cortona

In occasione della nostra recente trasferta tra Toscana e Umbria abbiamo saltato una tappa apparentemente scontata: Cortona. Non è stata una dimenticanza, né tantomeno una scelta narrativa dovuta al fatto che della cittadina toscana avevamo già parlato in questo blog. Sara aveva già in previsione una settimana di seminario nel centro storico di Cortona ed abbiamo deciso che l’avrebbe scoperta da sola. Tra le sue foto rivedremo però anche Arezzo e Castiglione del Lago. Quanto a me, stavolta non mi posso lamentare: appena rientrata lei sono partito per una trasferta lavorativa alla volta di Venezia…                              
                          
                           

domenica 27 luglio 2014

Just married


Ebbene sì, con i nostri tempi ma al grande passo ci siamo arrivati pure noi. Siccome per il viaggio di nozze ci vorrà ancora del tempo, ci siamo concessi un anticipo di luna di miele. Ieri abbiamo approfittato della presenza di Giovanna ed Emilio, nostri ospiti per l’occasione, e come facevano i nostri nonni, il giorno dopo le nozze dal paese siamo partiti per la città. Una domenica pomeriggio a fare da ciceroni per le strade di Cremona ad una bresciana e un messicano trapiantati in Germania, con salita sul Torrazzo e visita al Museo del Violino.
Oggi abbiamo dovuto riaccompagnare Gio ed Emilio all’aeroporto di Verona, dove si sono imbarcati per tornare a Bonn. E noi? Che si fa un lunedì di maggio all’ora di pranzo all’aeroporto Valerio Catullo? Si programma il rientro concedendosi qualche tappa intermedia. Ritorniamo a Borghetto sul Mincio, sostando sul ponte Visconteo per qualche foto, prima di proseguire per Castellaro Lagusello.



Il piccolo borgo mantovano l’avevamo già apprezzato qualche anno fa, ma la presenza di numerosi banchetti del mercatino dei fiori aveva fatto passare in secondo piano alcuni dettagli che oggi ci godiamo meglio. Castellaro, capitale italiana del tamburello (non lo strumento musicale, ma il poco conosciuto sport) è un paese delizioso e poco patinato nonostante il turismo qui sia una voce importante dell’economia locale. Tra le vie acciottolate ed i piazzali in ghiaia, le botteghe, i ristoranti, i palazzi antichi, le facciate dipinte e quelle in pietra, fino a raggiungere il caratteristico laghetto a forma di cuore ci siamo solo noi ed un’altra manciata di turisti, tra cui un gruppetto di nordeuropei in sella alle loro biciclette. Le dolci salite di queste colline moreniche, poste a cavallo delle province di Brescia, Verona e
Mantova, ben si prestano alle due ruote. Questa è una zona ricca, ed altrove anche piuttosto urbanizzata, ma questo lembo di campagna, grazie al turismo ed alle proprie produzioni enogastronomiche, è stato ben preservato. La posizione intermedia tra le tre città si sente nella parlata dei locali e nella cucina, che abbiamo modo di apprezzare in un’osteria locale. Bigoli fatti a mano e lavarello del Lago di Garda in un posto delizioso, ben arredato, di cui mi conquista tutto. Non solo i sapori (ed il buon prezzo), ma anche il colore verde salvia delle facciate, i riquadri bianchi intorno alle finestre, i vasi di fiori, i tavoli sul terrazzino ed i gradini che conducono sotto il pergolato, il glicine che ci ripara dal sole, i lampioncini come piacciono a noi, gli ombrelloni, la griglia a due passi dove l’anziana signora sta preparando il mio pesce. Per il viaggio di nozze, dicevamo, bisogna ancora aspettare, ma per oggi mi sembra che non manchi proprio nulla.

 

mercoledì 23 luglio 2014

Trasimeno Domestic Box - 3. Pioggia etrusca



San Giovanni Valdarno, 27/5/2014

E’ giunto il momento di lasciare la camera, se così si può chiamare il luogo dove abbiamo trascorso le ultime due notti: si tratta in realtà di un mini appartamento costituito da soggiorno con angolo cottura, bagno e stanza da letto, ben più grande di quello dove abbiamo vissuto per un anno e mezzo a Cremona, all’indirizzo che dà il nome a questo blog.
Ci attende un tour tra i borghi della sponda nord-orientale del lago, a partire da Passignano sul Trasimeno. Con Mamma non mi ero spinto oltre il vivace lungolago ed il
molo, ma vale la pena inoltrarsi nei vicoli per salire fino al Castello, che merita la visita soprattutto per le belle viste sul lago. Le visuali panoramiche abbonderanno nel corso della giornata: infatti da Passignano ci spostiamo verso Montecolognola, minuscolo borgo che consiste in sostanza nelle due porte che si aprono nella cinta muraria e nella manciata di case e di orti racchiusi intorno all’unica via. La tranquillità è incredibile e lo sguardo spazia tra i colli verso Perugia ed il Trasimeno. 
La stessa pace la respiriamo a Monte del Lago, altro borgo fortificato situato su una terrazza digradante verso il lago. Le ultime case del borgo si affacciano su orti e giardini e poi, qualche metro più sotto, sulle acque del Trasimeno. Per le vie di Monte del Lago intravediamo solamente un anziano signore che subito si eclissa dietro ad un vecchio muro in pietra, quasi si fosse trattato dell’apparizione di un fantasma. Per il resto riusciamo addirittura a sentire distintamente le voci di due canoisti che dall’Isola Polvese stanno rientrando verso la terraferma.
 
 
Già, perché sul Trasimeno non c’è solo l’Isola Maggiore, che per di più non è nemmeno la più estesa. L’isola più grande è la Polvese, servita da un traghetto in partenza da San Feliciano, a pochi chilometri da qui: un tempo abitata, oggi è di proprietà della Provincia di Perugia, che vi ha realizzato un Parco scientifico-didattico. L’isola più piccola del lago è invece la Minore, ed in questo caso la toponomastica non inganna.
Rientriamo a Passignano per una torta al testo prima che scoppi il diluvio. Ma siccome in questa vacanza siamo stati piuttosto fortunati, la pioggia cessa mentre risaliamo il Valdarno. Sono le tre e mezzo e decidiamo di goderci la tregua facendo due passi a San Giovanni Valdarno. Ci troviamo in uno di quei paesi di fondovalle generalmente meno considerati dai turisti padani come noi, che dalla Toscana si aspettano qualcosa che non trovano a casa propria, ovvero i borghi fortificati arroccati in cima ad un colle. Non per questo località come queste sono prive di interesse. San Giovanni, per esempio, ha mantenuto il suo impianto urbanistico a vie ortogonali, che si dipartono dalle due piazze adiacenti sulle quali si affacciano il Palazzo d’Arnolfo e la Pieve di S. Giovanni Battista. Proprio il Palazzo d’Arnolfo ospita il Museo delle Terre Nuove, dedicato allo sviluppo urbanistico delle città, con un’attenzione particolare ai casi toscani. Visto il mio curriculum professionale non posso non esserne attirato, ma oggi si organizzano solo visite guidate della durata di un’ora e mezza. Troppo per noi, che dobbiamo rientrare. Pazienza, ogni viaggio lascia con sé un rimpianto, che si trasforma nel pretesto per voler tornare.
Ma domani è lunedì. Ci consoliamo pensando che giovedì sarà di nuovo festa. Ed ora, che riprenda a piovere.


 

lunedì 21 luglio 2014

Trasimeno Domestic Box - 2. Arcobaleno bis (stavolta sul lago)



Isola Maggiore (PG), 26/4/2014
L’Isola Maggiore conta oggi 17 abitanti, tra cui una coppia di belgi che si è conosciuta qui ed ha deciso di trasferirsi, aprendo anche un blog sulla vita nel borgo. Ma in passato la popolazione dell’isola ha raggiunto le 600 unità. A testimonianza dell’antica ricchezza del luogo, basata su particolari metodologie di pesca, vi sono i pregevoli affreschi della chiesa di S. Michele Arcangelo. Sull’Isola Maggiore vi sono poi i resti di due mulini a vento, uno dei quali non visitabile in quanto incluso nel
perimetro del Castello Guglielmi, ormai in stato di abbandono. Tempo fa una cordata di imprenditori intendeva realizzarvi un centro benessere, ma qualcosa non deve essere andato per il verso giusto, visto che l’area è stata posta sotto sequestro ed è stata messa all’asta.




Per i sentieri che attraversano l’isola, tra ulivi e macchie di finocchiaccio selvatico, è possibile visitare i luoghi del passaggio di San Francesco. Tornando invece sulla sommità, la chiesa di S. Michele Arcangelo è visitabile al modico prezzo di un euro, grazie ad un biglietto cumulativo che consente l’ingresso anche alla Casa del Capitano del Popolo ed al Museo del Merletto, prodotto artigianale che vanta una sua storia sull’Isola Maggiore.
L’isola è collegata mediante un servizio di traghetti con Passignano e Castiglione del Lago, oltre che con Tuoro. Abbiamo in programma per il pomeriggio una visita proprio a Castiglione, ma vogliamo approfittarne per concederci qualche divagazione sul versante meridionale del lago, quindi andiamo a riprendere l’auto dove l’abbiamo lasciata ieri.
 

 

Il lido di Tuoro, nel quale si respira un’atmosfera gradevole, è costituito essenzialmente dal molo, dal campeggio, da un dancing, da un baretto e dal Campo del Sole, una serie di sculture ottenute lavorando alcune colonne in pietra. Ci troviamo nella zone dove nel 217 a.C. fu combattuta la battaglia tra Annibale e l’esercito romano, che vide la vittoria dei Cartaginesi: l’evento è raccontato molto bene da Paolo Rumiz nel suo libro intitolato proprio Annibale. C’è anche un percorso dedicato allo storico scontro.
A Castiglione del Lago percorriamo via Vittorio Emanuele fino al Palazzo della Corgna e alla fortezza, poi rientrando ci fermiamo in un’enoteca dove scopriamo il Colli del Trasimeno Gamay, un vino prodotto nella zona intorno a Perugia. Facciamo una scorta di bottiglie di vini prodotti da alcune piccole aziende dell’area del Trasimeno, oltre che di pici.





Peccato ci rimanga poco tempo per visitare Panicale, da cui si gode una delle più belle viste sul lago. Riusciamo però a salire dalle piazze Umberto I e S. Michele, suggestive nella loro irregolarità plani-altimetrica, fino alla deliziosa Piazza del Podestà, prima che si scateni un nuovo temporale. 




 
Fortunatamente è questione di una mezzoretta al massimo. Il viaggio di ritorno ci regala infatti il secondo arcobaleno della vacanza, stavolta sul lago. Nemmeno la ragazza che ci ha staccato i biglietti sul traghetto riesce a resistere: estrae lo smart-phone e scatta una foto.
Il menù dell’albergo offre un’ampia scelta di pesce di lago, ma non disdegna alternative altrettanto succulente: ci orientiamo perciò su un menù di terra. Tagliere di affettati e formaggi umbri, tagliatelle al tartufo per me e bistecca per Sara. Anche stavolta le nostre aspettative non vengono deluse e torniamo in camera soddisfatti, guardando dalla finestra le rade luci oltre il calmo specchio d’acqua del lago.