lunedì 16 aprile 2012

Paderno Ponchielli - Forse per caso...o forse no


Gennaio 2012

La nostra prima guida per le vie di Paderno Ponchielli è stata Fausto Merli, amico ingegnere/artista cresciuto qui, che dopo l’adolescenza trascorsa a Casalbuttano è tornato al paese d’origine e sta risistemando la casa di famiglia a due passi dalla bella chiesa di San Rocco. In questi giorni Fausto è amareggiato; proprio di fianco alla chiesa infatti sorgeva la pesa pubblica, recentemente demolita. Non si trattava, a dire il vero, di una struttura di particolare pregio, anche se era a suo modo una testimonianza storica, di cui oggi rimane un profilo in ferro sul marciapiedi con l’iscrizione della ditta che realizzò la pesa, tanti anni fa.
Quella di San Rocco non è la principale chiesa del paese, anche se questa è stata la mia convinzione per anni, in quanto sorge in una piazza caratterizzata dalla presenza di diversi esercizi commerciali. Il mio era lo sguardo di chi a Paderno era di passaggio; non ho mai avuto particolari motivi per venirci di proposito. Così ho scoperto tardi che la parrocchiale di San Dalmazio sorge a un centinaio di metri dal Municipio, in posizione defilata, là dove un tempo si trovava il castello, demolito nel 1907. Ad oggi, oltre alla chiesa, del nucleo dell’antico castello rimane solo una parte di muratura perimetrale ed una manciata di case un tempo incluse nell’area fortificata.
Il castello non è l’unica significativa presenza architettonica ormai scomparsa a Paderno: la vecchia filanda Strummia è bruciata negli anni ’90. Si trattava di un edificio di un certo interesse, purtroppo perso per sempre.
Fausto è particolarmente legato al suo paese: ricordo la prima visita guidata, un paio di anni fa. Si trattò di una passeggiata serale, durante la quale ci mostrò alcune presenze singolari all’interno dell’abitato (come la casa dell’ex guardiacaccia, risistemata in stile baita alpina), le santelle (singolare quella in località Rione, che rappresenta anche i dannati che bruciano tra le fiamme dell’inferno), le cascine (Breda, Luogo, Albertoni).  A Paderno ci sono poi due ville di notevole pregio. Il Vaticano in parte è stato ristrutturato ed adibito a ristorante di livello piuttosto elevato, mentre la parte rimanente avrebbe bisogno di un intervento analogo. Villa Laura invece è il drammatico esempio di quanto sia difficile in Italia recuperare un immenso patrimonio artistico, che si nasconde anche in piccoli paesi di provincia come questo.
                                        
Anche Acqualunga Badona, frazione del comune di Paderno Ponchielli situata a nord del capoluogo, è caratterizzata da presenze di pregio architettonico, in particolare la cascina Castello, che domina il paese con l’adiacente chiesa parrocchiale. Un edificio che mi ha sempre colpito quando passavo di qui in bicicletta è poi il mulino-frantoio, con la sua scritta Sole che sorgi rivolta verso la strada che va a Barzaniga. Conosco meglio Acqualunga del suo capoluogo, forse perché con le sue tre strade si fa presto a girarla tutta, o forse perché qui ho svolto uno dei miei incarichi durante il tirocinio da geometra. 
Significativi esempi di cascine cremonesi si trovano anche nella frazione di Ossolaro, in particolare lungo la strada che porta a Cortetano. Anche Ossolaro è una località sconosciuta ai più, nonostante il bianco campanile che svetta tra i campi in questa parte di pianura (è il terzo in altezza nel territorio provinciale). Il paese – come anche Acqualunga Badona e il complesso della cascina San Gervasio, tra Paderno e Casalbuttano - fu in passato comune autonomo. 
Nel 1929 fu unito a Paderno sotto la denominazione di Comune di Paderno Ossolaro. Fu questa una delle cinque denominazioni che in meno di un secolo assunse il comune di Paderno. Un tempo chiamato, appunto, semplicemente Comune di Paderno, divenne Paderno Fasolaro nel 1862. Il nome voleva essere poetico, richiamando un’antica coltivazione diffusa da queste parti, ma fu motivo di dileggio da parte degli abitanti dei paesi vicini. Si scelse successivamente il nome di Paderno Cremonese.
L’attuale denominazione sostituì quella di Paderno Ossolaro nel 1950 ed è un omaggio al grande musicista nato in una casa del Dosso dei Cani, la strada che oggi porta il suo nome, nella quale sorge il Museo Ponchielliano. “Vengono da tutto il mondo a vederlo”, ci assicura Fausto.
Sarà forse per caso che a Paderno abbiamo scovato la vecchia casa rurale dove ci stiamo dirigendo oggi. Sarà forse per caso… o forse no, che la casa si trovi in questo paese, non molto distante dalla città eppure in posizione defilata. Sarà la lontananza dalle grosse vie di comunicazione, ma Paderno sembra avere conservato i suoi caratteri originari più di altri paesi dei dintorni. Mi guardo intorno; le leve dei vecchi pozzi nei cortili, la locale e un po’ naif sede della CGIL, i cartelli stradali ormai poco leggibili coi loro caratteri allungati bianchi su sfondo blu. Parcheggio l’auto sotto il portico, apro le imposte sulla campagna di fronte a me e sui cavalli che corrono nel prato dall’altra parte della strada. Poi guardo la coltre di rovi ai miei piedi, dove un giorno nelle nostre idee sorgerà un orto. E mi infilo i guanti da lavoro.
 

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