domenica 9 settembre 2012

E il viaggio continua - 3. Sabbia croata


Supetarska Draga, 15/8/2012

Pare che la pratica del naturismo in Croazia abbia preso piede proprio sull’isola di Rab grazie al re inglese Edoardo VII, amante della tintarella integrale. E se Rab è meta prediletta dei naturisti, è dalle parti di Lopar che si trova la maggior parte di spiagge ad essi riservate, riconoscibili per le indicazioni FKK. E’ in questa zona dell’isola che siamo diretti oggi.
Arrivati a San Marino parcheggiamo l’auto e raggiungiamo un’affollata spiaggia sabbiosa. Rab, così come Lussino, vanta una lunga tradizione turistica, e le spiagge sabbiose, che si incontrano con una certa frequenza, sono una vera rarità in tutto il mare croato. Basta però superare Punta Kaštelina per trovarsi tra calette rocciose decisamente meno popolate. Da queste parti, secondo la nostra guida, dovrebbero esserci anche delle rovine di origine greca, ma non riusciamo a trovarle. Ad eccezione della città di Rab, i centri abitati dell’isola conservano poche tracce dei nuclei più antichi. In compenso i paesaggi sono particolarmente suggestivi. Da Punta Kaštelina, per esempio, si ha una visuale sul brullo versante orientale dell’isola, punteggiato da rari nuclei di vegetazione, per lo più macchie arbustive.
La passeggiata lungo la costa, ai piedi degli ultimi alberi che lasciano posto ad interessanti formazioni rocciose, offre dall’alto la vista dei riverberi dorati della superficie marina sui fondali, nei quali si alternano sabbia e roccia. Intorno a noi il litorale del Velebit, l’isolotto di Sveti Grgur e quello più tristemente famoso di Goli Otok.
L’Isola Calva – questa la traduzione del nome croato – è chiamata in questo modo in quanto quasi totalmente priva di vegetazione. Dal 1949 Goli Otok ospitò il carcere nel quale furono rinchiusi numerosi oppositori del regime di Tito, in particolar modo seguaci di Stalin (col quale il Maresciallo aveva rotto i rapporti nell’anno precedente). Questo fino al 1956, anno in cui il carcere smise di diventare un campo di rieducazione; la colonia penale invece venne chiusa solo nel 1988. Lo stalinismo fu dunque combattuto con metodi molto simili a quelli del leader sovietico, ed il prezzo da pagare per poter iscrivere la Jugoslavia tra i paesi non allineati furono la libertà e la dignità di troppe persone.

Attraverso altri panorami mozzafiato rientriamo da Lopar a Supetarska Draga. Per cena ci attende un’insalata con le verdure del nostro orto, cui aggiungiamo i pomodori offerti da Puče. In giro per l’isola ne abbiamo visti parecchi, di orti come il suo: economia di sussistenza nonostante le difficoltà di approvvigionamento idrico. Quasi tutte le abitazioni sono dotate di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana, un accorgimento da tenere in considerazione in tempi di crescente attenzione alle tematiche del risparmio energetico ed idrico.

La passeggiata serale tra i moli di Supetarska Draga non offre grandi cose: qualche bar, qualche ristorante e poco più. Ma è quanto basta a Sara per soddisfare la sua voglia di palačinka. Dopo questa concessione alla nostra golosità, rientriamo alla camera. Tra le barche ormeggiate, osserviamo le linee ondulate sul fondale sabbioso, rischiarato dalla luce dei lampioni.

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