martedì 1 settembre 2015

In Toscana tra torri e campanili - 3. Tra Romito e Lucca (a riprendersi la bellezza)



Lucca, 25/5/2015

“Certo, Collesalvetti avrebbe potuto essere tutt’altro paese, come ce n’é tanti in Toscana, invece…”. Invece è il paese natale di Solange, avrei potuto aggiungere citando l’esito delle mie ricerche in rete prima di venire qui. Ma non voglio infierire sulla padrona dell’agriturismo che sembra quasi volersi scusare se il suo paese non ha la bellezza caratteristica e rinomata di Bolgheri, per esempio. Ma questa è terra di personaggi un po’ folli: la zona tra Pisa e Livorno è quella dove vive Marco Malvaldi, che da queste parti ha ambientato la maggior parte dei suoi libri gialli caratterizzandoli con la favella e l’ironia toscana dei loro protagonisti.
Noi oggi invece aggiriamo Livorno, attraversando il bel paesaggio collinare che circonda la città labronica ad Est e a Sud. Lungo la strada incontriamo i paesaggi di Gabbro e di Niviana: il primo è legato alla già citata cantante livornese NadaMalanima, nota semplicemente come Nada oppure, per l’appunto, col soprannome che le era stato affibbiato quando, ancora molto giovane, raggiunse la notorietà: “il pulcino di Gabbro”.
Raggiungiamo la costa vicino a Quercianella e ripercorriamo in senso inverso la strada di ieri. Qui le colline arrivano a ridosso del mare, raggiungibile dalla statale in pochi minuti grazie ai sentieri che attraverso la macchia mediterranea scendono agli scogli. Noi scendiamo alle Vaschette, tra Calafuria e Ardenza, sempre lungo il Romito. E’ un lunedì mattina di sole e tra gli scogli c’è un po’ di gente che prende il sole. In acqua, nessuno, tranne un ragazzo che arriva a bagnarsi fino alle ginocchia poi torna indietro. Con tutta probabilità si tratta di gente del posto: questa zona è praticamente alle porte di Livorno. Noi però il mare non l’abbiamo così a portata di mano e ci tuffiamo, anche se la nostra permanenza in acqua è piuttosto breve a causa della temperatura di quest’ultima.
Un ultimo pranzo in riva al mare, poi ci rimettiamo in strada in direzione Nord. Il tratto di strada tra Pisa e Livorno, tra discariche, aree produttive e l’immensa base militare americana di Camp Darby, ci riempie gli occhi di brutture, cui si aggiunge il traffico della tangenziale di Pisa. Abbiamo bisogno di un ultima dose di bellezza, ed andiamo a prendercela a Lucca.
Sia io che Sara non venivamo qui da anni: ci eravamo stati separatamente negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Non ce la ricordavamo così bella: capiamo subito che abbiamo il tempo giusto per una passeggiata all’interno delle mura, perfettamente conservate: più di quattro chilometri di cinta muraria circondati dal verde che racchiudono tesori come il Duomo di San Martino, San Michele in Foro e tantissime altre chiese (si parla infatti di “città delle cento chiese”). E le torri, prima tra tutte quella del Guinigi, che ben ricordavo per la singolarità del giardino pensile sulla sommità (i lecci che fanno capolino in cima ai circa 45 metri di mattoni colpiscono inevitabilmente il visitatore). Ma in generale gli spazi urbani del centro storico sono godibilissimi, dalle arterie dove si concentrano i negozi (via Vittorio Veneto, via San Paolino, via Fillungo) alle piazze piene di vita (piazza Antelminelli, piazza San Martino, piazza del Giglio, piazza di San Michele in Foro). Fino alla più scenografica di tutte, piazza Anfiteatro, così chiamata perché edificata sui resti dell’anfiteatro romano (come si evince chiaramente dalla forma ellittica), destinata in passato ad ospitare il mercato delle vettovaglie. In piazza Anfiteatro anche il gelato è speciale: prendo una coppetta ai gusti di olio d’oliva lucchese e buccellato (dolce tipico della città). Missione compiuta: a Lucca ci siamo ripresi la bellezza.

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