sabato 6 maggio 2017

La nostra Romagna - 2. A 20 km di curve dalla vita

Montefiore Conca (RN), 16/4/2017

Montefiore Conca mi fa venire in mente quel pezzo di Samuele Bersani, quando parla della provincia denuclearizzata a sei chilometri di curve dalla vita. Cattolica, la località più vicina della riviera (dove è cresciuto il cantante romagnolo) dista in realtà 20 km dal nostro bed and breakfast. Pensavamo di prendere quella direzione, ma il clima ci suggerisce di invertire il tour. Eccoci dunque nel bel centro di Montefiore - noi in realtà pernottiamo a pochi chilometri di distanza - che dalla piazzetta si inerpica fino al castello che domina il paese. Il nome musicale ci ha richiamato ed il borgo non ha deluso le attese. Sarà la prima di tante sorprese su e giù per le colline del Montefeltro, tra Romagna e Marche. Infatti cambiamo ben presto regione, diretti ad Urbino. Altra tappa decisa all'ultimo momento, ma qui andiamo sul sicuro. In piazza della Repubblica ci attendono i banchetti del mercatino dove acquistiamo dei prodotti in cuoio (ci sono dei compleanni in vista in famiglia... ma c'è anche qualche sfizio personale da togliersi). Questo tipo di artigianato è radicato nelle Marche, anche se la signora del banchetto è marchigiana solo di adozione (l'accento tradisce le origini partenopee).
Terminati gli acquisti possiamo dedicarci a passeggiare per la meravigliosa cittadina marchigiana. Percorrendo via Vittorio Veneto si raggiunge piazza del Rinascimento, dove si affacciano il Duomo, la chiesa di San Domenico e, ovviamente, il Palazzo Ducale. 

Superiamo la sede della storica università (che negli ultimi anni ha però registrato un calo degli iscritti, come mi racconta un libraio del centro storico, specificando che questo ha convinto diversi suoi colleghi a chiudere bottega) e percorriamo via Aurelio Saffi. Cerco di localizzare la casa dove la nostra amica Marina mi ha ospitato qualche anno fa, verso la ripida discesa che porta fuori dalle mura, poi risaliamo dalle vie Santa Maria, San Girolamo, Santa Chiara. Ci sono almeno altri due punti imperdibili di Urbino: ce li godremo però dopo un pranzo a base di crescia sfogliata (molto simile alla piadina ma con un impasto un po' più fragrante che si sfoglia, appunto, sotto i denti) con casciotta, formaggio tipico urbinate.
Gli altri due punti imperdibili, dicevo: il primo è davanti al Teatro Sanzio, al termine di Corso Garibaldi, dove si può ammirare l'immagine più famosa della città, ovvero i torricini del Palazzo Ducale: ancor più di Piazza del Rinascimento, è questa la visuale più suggestiva del Palazzo (la si può ammirare anche dalle parti di Porta Valbona e piazza del Mercatale). Il secondo è il punto più alto della città, ovvero la Fortezza Albornoz, da cui si ha una vista completa sul centro storico. Qui si concludeva il romanzo dello scrittore urbinate Alessio Torino (uno dei nostri preferiti) intitolato Urbino, Nebraska. E qui si conclude anche la nostra visita. Torniamo a porta Lavagine e risaliamo in macchina, diretti finalmente verso la costa.
La periferia di Pesaro non è un bel biglietto da visita: incontriamo diversi orrori edilizi, ma arrivati a ridosso del centro storico, intravedendo frammenti di cerchia muraria, siamo dispiaciuti di non avere il tempo per fermarci. Sarà per un'altra volta: voglio far percorrere a Sara la Panoramica Adriatica, scoperta qualche anno fa insieme a mia Mamma e a nonna Maria. Si tratta di una ventina di chilometri di strada che da Pesaro
portano fino a Gabicce. Ci troviamo nell'estremità nord della costa marchigiana, un tratto poco conosciuto dove il litorale interrompe il suo andamento rettilineo e le colline arrivano a ridosso del mare, con piccole falesie e spiagge di ciottoli che si alternano a quelle sabbiose. E' la Riserva Naturale di Monte San Bartolo, che comprende le spiagge di Vallugola e Fiorenzuola di Focara. E' proprio in quest'ultimo, piccolo e grazioso borgo che facciamo sosta per scendere fino alla spiaggia sabbiosa (un quarto d'ora circa di cammino, poco meno di 200 m di dislivello; nella stagione estiva c'è un autobus a orari regolari). Dopo Gabicce Monte c'è Gabicce Mare, dove la spiaggia riprende ad essere ampia e sabbiosa ed il litorale pianeggiante: quasi senza soluzione di continuità, oltre il torrente che sfocia nell'Adriatico, ecco Cattolica, ed è di nuovo Romagna. 
Noi però giriamo prima, in direzione Gradara, dominato dal castello che fu teatro della tragica storia di Paolo e Francesca, narrata da Dante nella Divina Commedia. Ed è il castello il principale motivo per raggiungere Gradara: il borgo murato è molto carino ma anche molto turistico, quindi meno autentico di altri.




A proposito di borghi autentici: stamattina prima di uscire i gestori del nostro b&b ci hanno nominato tre paesi della provincia di Rimini che, con una piccola deviazione, possiamo raggiungere tornando verso Montefiore. Si tratta di Saludecio, Montegridolfo e
Mondaino. Il primo avremo modo solo di attraversarlo. Il secondo è un'altra, piccola chicca, un borgo medievale affascinante ma non molto vissuto, almeno in questa serata di Pasqua. Da consigliare comunque per una visita giornaliera.
Mondaino è un centro di dimensioni maggiori, quieto ma apparentemente più movimentato del vicino Montegridolfo. Anche qui c'è l'immancabile rocca Malatestiana, oltre ad un sorprendente e singolare porticato neoclassico di formasemicircolare che
affaccia su piazza Maggiore, chiamata la padella dagli abitanti del paese. A proposito di padella, si è fatta l'ora di cena. Ci infiliamo in un'enoteca dove Sara ordina una zuppa di legumi mentre io faccio conoscenza con la Mora Romagnola... Un'antica razza suina quasi scomparsa pochi anni fa ma salvata grazie ad un piano di recupero di WWF e Università di Torino ed oggi presidio Slow Food. Ordino un tagliere di salumi, insieme ai compagni fedeli di questi giorni: piadina e sangiovese.


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