sabato 22 settembre 2018

Le Marche in primavera - 2. I viaggiatori, il cuoco e il vescovo


Rocca d’Ajello (MC), 23/4/2018

A colazione ci complimentiamo nuovamente con Diego: la sua esperienza come cuoco nelle Feste de l’Unità del circondario ha dato ottimi frutti! Diego è un personaggio che impari a scoprire un poco per volta, con quell'ironia che affiora improvvisa e che inizialmente può essere spiazzante. Gli nominiamo Cremona e ci parla di Antonello, come lui chiama Antonio Napolioni, da un paio d'anni vescovo della nostra città. Sono amici di famiglia ed hanno fatto gli scout insieme, racconta condendo il tutto con qualche aneddoto. E poi? E poi è successo che Antonello ha preso la strada che sappiamo, mentreDiego, dopo aver fatto tutt'altro, si è messo a ristrutturare la casa del custode della rocca (Rocca d'Ajello, appunto, dove saliamo dopo colazione), occupandosi personalmente di buona parte dei lavori. Nonostante ciò, si capisce che c'è ancora una forte stima nei confronti del vescovo.




Diego ci racconta anche di Camerino, il cui centro storico è tuttora zona rossa, e di buona parte della viabilità dei Monti Sibillini. La situazione, devo dire, è più grave di quello che pensavo, così ci dirigiamo nella direzione opposta, verso Fabriano, dove appena arrivati veniamo accolti dall'immancabile anziano del paese prodigo di consigli ed indicazioni. E' però lunedì mattina e sono chiusi la storica Farmacia Museo Mazzolini, il Museo dei mestieri in bicicletta, il Museo della curiosità e della fantascienza ed il Museo della carta e della filigrana. Proprio alla carta è inevitabilmente associato il nome della cittadina marchigiana: chi non ha mai disegnato su uno degli omonimi fogli A4? Comunque Fabriano è bella anche così, e per accorgersene è sufficiente arrivare nella scenografica piazza del Comune, col Palazzo del Podestà, la Fontana Sturinalto, l Palazzo Vescovile, il Palazzo del Comune e il Loggiato di San Francesco.



Siamo a pochi chilometri dal Parco Naturale della Gola Rossa e dalle grotte di Frasassi, ma a questo punto ho voglia di novità: seguiamo quindi un percorso per borghi in direzione opposta. Breve sosta a Cerreto d'Esi, con la sua fortificazione ed il piccolo centro storico sovrastante che ci mostra le prime ferite del terremoto dell'anno scorso. Proseguiamo verso Matelica, il cui nome è legato al vino doc che si produce nella bella cittadina in provincia di Macerata, per una tappa un po' più lunga.





Alle porte di San Severino Marche parcheggiamo e ci incamminiamo seguendo le indicazioni per le grotte. Indicazioni che non si premurano di specificare che le grotte sono a più di un'ora di cammino. Il dubbio mi viene chiarito da una coppia di passaggio. Ci fermiamo a chiacchierare (nelle Marche è più facile che da altre parti). Sentendo nominare Cremona scatta automatica la domanda: siete qui con don Antonio? Sul momento non capisco, poi mi ricordo del vescovo, che periodicamente organizza viaggi da queste parti e che deve aver lasciato un buon ricordo tra i suoi conterranei.
Raggiungiamo il centro iniziando la passeggiata dalla spettacolare Piazza del Popolo, dalla forma allungata, sulla quale si affacciano una serie di bei palazzi. Nel cuore cittadino si sta preparando il palco per un concerto che si terrà il 25 Aprile. Il borgo è sovrastato da una parte antica, che si raggiunge con una passeggiata di una decina di minuti. Chiediamo indicazioni ad una signora che ha vissuto qui la sua infanzia e che ci parla con nostalgia dei tempi in cui nella parte alta del paese era di fatto un centro autonomo. Ci parla della fontana delle sette cannelle, che dopo lungo vagare finalmente ritroviamo. Ne contiamo solo sei, ma non importa.

San Severino ci è piaciuta molto, l'ideale sarebbe concludere con una buona cena. Non abbiamo indicazioni al riguardo, e se da queste parti è difficile sbagliare stasera andiamo oltre. Cucina tradizionale di base ma con accostamenti particolari. Mi piace quando la cucina omaggia le radici ma cammina, un po' come abbiamo fatto noi oggi.

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