sabato 6 aprile 2019

Le Marche in estate - 2. Paesi di santi, matti e fotografi


Senigallia (AN), 22.8.2018
Torniamo a Corinaldo dopo una decina di anni. Ai tempi però questo blog ancora non esisteva, perciò credo sia opportuno soffermarsi sul “borgo dei matti”. Giusto per dare un’idea, entrando nel centro storico dalla porta principale ci si trova di fronte la scenografica scalinata della Piaggia. A metà della salita è situato il Pozzo della Polenta, così chiamato perché pare che gli abitanti ci avessero buttato dentro dei sacchi di farina di mais per preparare, appunto, una gigantesca polenta. Se questo non vi basta, a due passi dal pozzo ecco la casa di Scuretto. Che poi
in realtà è solo una facciata, in continuità con le case adiacenti. Dietro non c’è un bel niente, o meglio, c’è solamente un orto. Ma chi era Scuretto? Un corinaldese il cui figlio, emigrato in America, inviava mensilmente una parte dello stipendio guadagnato col sudore della fronte per farsi edificare una casa nel paese di origine, cui tornare un giorno. Peccato che Scuretto i soldi se li bevesse all’osteria. Quando, insospettito, il figlio chiese una foto dell’abitazione, Scuretto non si perse d’animo e fece tirar su la sola facciata facendosi immortalare affacciato alla finestra. I soldi non arrivarono mai più, almeno così dice la targa affissa a fianco della facciata.
Corinaldo non è solo paese di matti, ma anche di santi. O almeno, di una santa: Maria Goretti, nata nel borgo marchigiano, la cui storia straziante, nel caso non la conosciate, potrete apprendere presso il santuario situato nel centro del paese. Per conoscere invece la vita nel borgo medievale percorrete il giro delle mura e vi farete un’idea.



Nel primo pomeriggio ci rimettiamo in moto sfiorando appena Mondavio e raggiungendo la Gola del Furlo. Nell’abitato di Furlo si trova il Centro Visite, con annesso un piccolo museo: poco più sotto un grosso spiazzo verde a ridosso del fiume. “L’unica zona della riserva dove il bagno è tollerato”, ci dice la ragazza dell’accoglienza, “in assenza di ordinanza che vieti la balneazione”. Ordinanza presente nei comuni a monte, ci dicono a causa di problemi microbiologici originati dal malfunzionamento di qualche impianto di depurazione. A valle del parco invece comincia la gola vera e propria, col corso d’acqua costretto tra boschi scoscesi e pareti rocciose. Si può risalire a piedi la gola per due chilometri e mezzo attraverso la strada aperta al traffico veicolare (ad eccezione dei giorni di sabato e domenica nel periodo estivo) in sede protetta.


Il luogo verosimilmente campa anche dei nostalgici che vengono qui per “ammirare” ciò che resta del profilo di Mussolini, scolpito lungo il crinale che sovrasta la gola durante il Ventennio (il Duce frequentava abitualmente questa zona) e bombardato dai partigiani al termine della Seconda Guerra Mondiale. Stento a riconoscere il mascellone, ma non credo di esserne così dispiaciuto, a dispetto del clima di riabilitazione dilagante. Lo riconosco invece su una bottiglia esposta in un bar del Furlo (a proposito di turismo della nostalgia).
Poco dopo Furlo si trova Acqualagna, celebre per il tartufo, e poi Cagli, che merita una visita. Segnaliamo Piazza Matteotti con il Palazzo Pubblico, il Teatro Comunale, il Torrione (dove c’è un’esposizione di scultura contemporanea). Attraversiamo una strada con alcuni negozi dal gusto vintage e riusciamo persino a trovare la batteria di ricambio per la macchina fotografica analogica che Sara ha voluto rispolverare e portare con sé. Riusciremo a rimetterla in funzione? Lo scopriremo nei prossimi giorni. Peccato solo che, se anche fosse, le foto non le potremo pubblicare su questo blog!

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