venerdì 5 febbraio 2010

L'approdo del Delta - 1. Verso il naturale approdo

Porto Viro, 11/4/2009
Si parte per quella terra dell’ignoto che è per me tutto ciò che viene dopo Mantova. Direzione: Delta del Po, naturale approdo per chi come noi è cresciuto a pochi chilometri dal Grande Fiume ed ha sempre sentito fortemente il richiamo del mare. La nostra città era per i Romani il "Grande Vascello" che, dall'altra sponda del Po, vedevano solcare il mare di terra della Pianura Padana, quasi trascinato dalla corrente. L’Adriatico sembra attenderci come attende da sempre le acque del nostro fiume. E allora andiamo: il pretesto è rivedere Ravenna e visitare Chioggia e Ferrara, dove non sono mai stato.
Dopo esserci fermati nel parcheggio di un anonimo ipermercato intorno a Mantova a studiare attentamente l’inseparabile atlante stradale del Touring scala 1:200000, optiamo per la via che ci sembra più breve; la statale che porta a Legnago. Qui autostrade non ce ne sono: nemmeno la smania da Grandi Opere della classe politica italiana ha ancora trovato nei ridotti flussi di traffico la giustificazione per costruire nuove strisce di asfalto e cemento. La progettazione per ora si ferma alla discussa e discutibile autostrada regionale Cremona - Mantova.
Entriamo così in quelle che – sempre dall’atlante del TCI – scopro essere le Valli Grandi Veronesi. A Sanguinetto, di fronte alla rocca, ha il suo negozio
un pasticcere con l’aria genuina da ragazzo semplice e socievole: ci offre due ottime paste, ci chiede dove andiamo, e scoperta la nostra meta si mostra prodigo di consigli su mete e percorsi. Ha un amico e collega pasticcere dalle nostre parti, a Vescovato. Ci ripromettiamo di andarlo a trovare. Di Cremona si ricorda la Piazza del Comune e la storica pasticceria Lanfranchi (e come potrebbe essere altrimenti?). Cerchiamo di tenere a mente le sue indicazioni e ripartiamo per Legnago, teatro di una delle storiche battaglie che abbiamo studiato tutti a scuola. Qui imbocchiamo la Transpolesana, che scorre quasi deserta nella Bassa che più bassa non si può. Alberi, strade e centri abitati si diradano: qui sembra esserci solo pianura, pianura e ancora pianura.
Verso l’ora di pranzo facciamo sosta a Fratta Polesine, che ci sorpre
nde con le numerose ville e con la sua ricca storia. In una delle ville palladiane lungo il canale Scortico furono catturati e deportati nel carcere dello Spielberg numerosi carbonari, che proprio a Fratta formavano un nucleo molto importante. Sempre a Fratta si trova la casa natale di Giacomo Matteotti. Sembrerebbe trattarsi di un borgo di ribelli e cospiratori, insomma, nonostante i volti distesi che incontriamo nella centrale Piazza Matteotti. Penso a mio padre, vecchio socialista (“ma prima di Craxi”, ci teneva a precisare), a cui non potrò raccontare la mia visita.
Nei bar dove ci fermiamo cerchiamo una ragione valida per fermarci a Rovigo, ma nessuno ce la sa indicare. Per stavolta il capoluogo del Polesine rimarrà dunque una di quelle città di cui non si sa che dire, se non che ha un’importante tradizione rugbistica. Il resto lo rimandiamo forse ad un’altra puntata.
Di Adria mi ha sempre colpito che fosse un’importante por
to romano, tanto che la versione più accreditata sostiene che abbia dato il nome al Mar Adriatico (ma non diciamolo agli abitanti di Atri, in provincia di Teramo). Oggi la cittadina polesana dista più di 30 km dal litorale. Diamo un’occhiata all’orologio: scegliamo di proseguire, ripromettendoci di tornare la sera seguente. Vogliamo arrivare al più presto a destinazione, per concederci una passeggiata serale tra i canali e le calli ortogonali di Chioggia, che sulla nostra guida si caratterizza per la pianta a spina di pesce che si conficca nell'estremità meridionale della Laguna di Venezia.
Puntiamo direttamente su Porto Viro, una cittadina come tante di quelle che abbiamo incontrato nel Delta, fatta per lo più di costruzioni relativamente recenti, generalmente a uno o due piani e dipinte con colori vivaci. Sulle porte di tanto in tanto fanno bella mostra di se dei giganteschi fiocchi rosa o azzurri. Alla faccia della provincia depressa; pare che gli abitanti del luogo si diano da fare per incrementare il tasso di natalità (o forse è solo che i fiocchi che usano da queste parti balzano subito all’occhio per le loro dimensioni). Qui passeremo la notte: il Mar Adriatico ci attende domani, come una promessa.

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