lunedì 20 dicembre 2010

Work in progress

Settembre è il mese in cui si riprendono le normali attività e ci si butta a capofitto sul lavoro: in questo periodo i nostri viaggi sono stati più che altro mirati a migliorare la nostra professionalità svilita da anni di precariato.

A metà settembre sono stato a Sarzana alla seconda ass
emblea nazionale del Movimento Stop al Consumo di Territorio. La scelta degli organizzatori non è stata casuale: pochi chilometri più a sud, a Marinella, si vuole costruire l’ennesimo porticciolo turistico, accompagnato dalla consueta urbanizzazione fatta di centri commerciali, beauty farm e chissà che altro. Il tutto di fianco alla foce del Magra, in un paesaggio suggestivo dove abbiamo consumato una romantica cenetta qualche anno fa al rientro dal mare. Ben altro esempio di gestione del territorio lo troviamo un po’ più ad Ovest, alle Cinque Terre, anche se l’azione del parco non è stata esente da critiche (a ragion veduta, si direbbe dalla recentissima indagine giudiziaria che vede protagonisti il presidente del parco ed il sindaco di Riomaggiore).
La giornata è stata l’occasione per ritrovare le facce note dei comitati ambientalisti cremonesi e ascoltare e conoscere realtà da diversi territori italiani; Firenze, hinterland milanese, Liguria, Bassa Padana, Abruzzo… Storie che hanno un minimo comune denominatore chiamato cemento. Storie che in parte sto ritrovando nel libro “La colata”, uscito pochi mesi fa.
Ma la gita a Sarzana mi ha dato anche modo di mangiarmi degli ottimi sgabei con le acciughe marinate, il superlativo gelato di una genuina ge
lataia del centro, e soprattutto di visitare questa deliziosa cittadina ligure, molto vivace e ben tenuta, che finora era stata per me solo una stazione in cui cambiare il treno per andare al mare.



Vedi Napoli e poi muori. Sara è ancora viva; al rientro dalla due giorni partenopea per l’ennesimo congresso si è presa solamente una bella contrattura alla schiena. Ora se ne sta sul divano mentre la radio parla dell’ennesima emergenza rifiuti in Campania (ma un' emergenza che dura da quattordici anni diventa la norma, per quanto aberrante). “La più viva delle città morte”, così la scrittrice Giusi Marchetta ha definito Napoli. Mi sembra un ottimo riassunto dei racconti di Sara, che con le sue foto ha cercato di rendermi partecipe della sua esperienza che anche stavolta non ho potuto condividere.

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