sabato 4 dicembre 2010

Coast al cubo - 15. Sud relativo

Cremona, 12/8/2010
“La torre fu distrutta dai Senesi intorno al 1300”, legge il ragazzo sulla sua guida. “Siena deve sempre rompe’ le balle, ‘n qualche modo”, gli risponde il signore più anziano con accento marcato. Scene di vera toscanità sulla Torre del Candeliere, Massa Marittima. In basso il borgo medievale con le sue strade tortuose, in alto la città nuova dalle vie ortogonali; tutto è come un anno e mezzo fa, la prima volta che arrivammo nella città toscana nel tardo pomeriggio di un Ultimo dell’anno. Allora Massa Marittima ci colpì, al punto che abbiamo approfittato dell’occasione per tornarci oggi.
Da qui parte il nostro ultimo trasferimento verso Nord, quello definitivo, che ci riporta a casa: ci fermiamo solo per un bagno a San Vincenzo. Niente di che, dopo quanto abbiamo visto durante il nostro viaggio.
In due settimane abbiamo percorso 2913 chilometri, attraversato 11 regioni, fatto il bagno in 3 mari ovvero in 5 regioni. Un viaggio molto istruttivo nel Centro-Sud. Ed ora, il ritorno.
Ritorno a Nord, già. Ma ne siamo così sicuri? A Nord di cosa, poi? Più a Nord di tutta la strada percorsa in questo viaggio, certo. Il Nord Italia, quello che ancora si illude che la criminalità organizzata non sia un problema suo, mentre in realtà fa affari anche in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Liguria in combutta con i politici locali. Il Nord Italia che si lamenta degli stranieri dimenticandosi di avere contribuito anch’esso alla massiccia emigrazione dal nostro paese nell’800 e ‘900 ed ignorando che sono proprio quegli stranieri che gli tengono
in piedi le aziende. Il Nord Italia che dice di pagare le tasse per mantenere il Sud ma poi manda in parlamento i mega-evasori fiscali.
Quale Nord? Siamo il Nord del mondo, quel 20% che consuma l’80% delle risorse e poi si lamenta se si trova in casa i disperati che vogliono partecipare al banchetto.
Ma siamo anche Sud Europa, con quei brutti vizi che si cerca sempre di scaricare su chi sta un po’ più a Sud di noi ma che fanno parte del DNA di una nazione che, come si dice spesso, è unita soprattutto nei difetti.
E siamo pure il Sud della Lombardia, la regione che si vanta di essere la più avanzata d’Italia e per la quale contiamo poco o nulla, che ci considera terra buona solo per le discariche. Viviamo in una città da cui i laureati spesso devo
no scappare per trovare lavoro; fanno i pendolari sulle città più grandi e tornano a casa stravolti la sera o nei week-end, magari dopo viaggi in treno in condizioni che poco hanno a che vedere con i paesi più avanzati. E mi sembra di ritrovare, anche se su scala più ridotta, i ragazzi di cui parla Marco Desiati nel suo libro.
Parlo con amici del Sud Italia delle dinamiche sociali dei centri più arretrati e penso a quelle del piccolo paese del Cremonese in cui sono cresciuto: trovo più affinità che differenze.
Al termine di questo viaggio, una cosa è chiara come non mai: il concetto di Sud è qualcosa di molto relativo.

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