lunedì 23 luglio 2012

Pozzaglio ed Uniti - Custodi della memoria

Luglio 2012
Entrai nel bar di Pozzaglio per il caffè mattutino. Alle pareti, rivestite di perline di legno fino a due metri di altezza, stavano affissi gli avvisi delle gite organizzate e delle sedute del consiglio comunale. Una donna sfogliava svogliatamente il giornale seduta a uno dei tavoli, poi lo richiuse e sbottò: “M’a bèle stűfàat anca ‘L’Unità’. Lùur e ‘l Papa!” Erano i giorni in cui la stampa si occupava quotidianamente della programmata visita di Benedetto XVI alla Sapienza, visita poi saltata per le contestazioni di alcuni gruppi studenteschi. Un’attenzione che aveva causato il fastidio della donna, che evidentemente era in vena di parlare. “Adesso poi torna Berlusconi…” disse lanciandomi un’occhiata con uno sguardo lucido e disincantato al tempo stesso. Mancava poco alle elezioni politiche del 2008. Prodi se n’era andato, Berlusconi non era ancora tornato. “Godiamoci insieme questo magico momento”, diceva al riguardo una memorabile vignetta di Vauro.
Diedi corda alla mia interlocutrice. Si finì col discutere di politica, della militanza di un tempo e della disillusione di oggi. “Tanti di sinistra non andranno a votare perché sono delusi. Li capisco. Però bisogna andare, bisogna fare qualcosa…”. Uscendo dal bar passai di fronte alla Corte Grande, da poco ristrutturata. La lapide che ricordava l’uccisione del partigiano Carmen (al secolo Luigi Ruggeri, fucilato dai fascisti) era però stata rimessa al suo posto, e, insieme alla discussione appena terminata, mi diede da pensare.
Pozzaglio è il nucleo antico del paese, disposto lungo un’unica via. Pozzaglio è la sua espansione residenziale più recente, realizzatasi grazie ad una relativa vicinanza con Cremona, in direzione perpendicolare al centro storico, a ricongiungersi con via Brescia (cardo massimo dell’ager cremonensis). Pozzaglio è l’espansione produttiva al di là di via Brescia, che ormai ha quasi raggiunto la frazione di Solarolo del Persico. L’urbanizzazione qui procede ordinata ma inesorabile.
E’ proprio percorrendo via Bongiovanni, che attraversa la zona produttiva di Pozzaglio passando di fianco, tra gli altri, allo stabilimento dell’azienda dolciaria Wal-Cor, che raggiunsi Solarolo in occasione della mia prima visita, diversi anni fa. Mentre osservavo la cappelletta del piccolo centro, parte integrante della Cascina Grande, mi si fece incontro un uomo, che scoprii parecchio tempo dopo essere il padre di un mio compagno di università. Mi invitò a visitare l’interno e mi parlò dei problemi di umidità che attanagliano la chiesetta. E’ bello, pensai, che in ogni paese ci sia qualcuno che si occupa dei monumenti simbolo, anche se in realtà non è sempre così, e spesso queste persone vengono lasciate sole dall’Autorità.
Il biglietto di ingresso per chi raggiunge Castelnuovo Gherardi da Solarolo del Persico è un gruppetto di abitazioni popolari che emerge improvviso nella campagna, per fare subito posto alle cascine a corte chiusa che compongono l’abitato. Intorno alla chiesa del paese c’è anche un centro sportivo oratoriale piuttosto importante, in proporzione alle dimensioni dell’abitato. Qui nacque l’U.S. Bernardiniana, società sportiva locale, per opera, mi dicono, dell’intraprendente parroco che ai tempi svolgeva le proprie funzioni nella piccola frazione di Pozzaglio. Credo che la Bernardiniana sia tuttora in attività, mentre la casa parrocchiale è ormai in stato di abbandono.
La sensazione di desolazione aumenta ritornando su via Brescia. Poco dopo il bivio per Castelnuovo, infatti, ecco lo stabilimento della Vivi Bike, dalla quale uscì anche la mia prima bicicletta senza rotelle, una BMX gialla e rossa. L’azienda ha ormai cessato la propria attività, così come la ditta di lavorazione di materiali in gomma del capannone a fianco; ci entrai qualche anno fa e la segretaria mi spiegò che se n’era appena andato l’ultimo operaio a ritirare l’ultima liquidazione. Uscii e mi ritrovai completamente solo nel grande parcheggio ormai assediato dalle erbacce.
Sempre lungo via Brescia, poche centinaia di metri in direzione nord, ecco le frazioni di Brazzuoli (noto per ospitare le scuole presso le quali confluiscono gli studenti di Pozzaglio, Olmeneta e Corte de’ Frati) e Villanova Alghisi; tre o quattro cascine e qualche esercizio commerciale che vive del traffico dell’ex-statale.
Da Brazzuoli una strada di costruzione relativamente recente consente di raggiungere Casalsigone, l’ultima delle frazioni del comune di Pozzaglio ed Uniti (e, fino agli anni ’50, la più popolosa). Io però consiglio di arrivarci da Cremona tramite strade basse, perché l’impatto è più suggestivo.
Se seguite il mio consiglio e provenite da Ossalengo, poche centinaia di metri prima di Casalsigone incontrerete un cippo funerario. Fermatevi a salutare Laura, una ragazzina di quattordici anni uccisa con una coltellata alla schiena in un afoso pomeriggio dell’estate del ’74. La giovane era di ritorno dai campi, dove era andata a portare da bere al padre agricoltore. Un automobilista di passaggio vide la giovane barcollante chiedere aiuto e la caricò in auto. Laura morì pochi minuti più tardi. Un giallo che purtroppo è rimasto irrisolto: il colpevole non è mai stato trovato. I familiari della vittima hanno sempre parlato del clima omertoso che avrebbe ostacolato le indagini. Una storia di cronaca nera che ha segnato per sempre la storia del paese.
Appena entrati a Casalsigone, dopo una curva, ecco la cascina dal nome di Breda delle Uova, pittoresco quasi quanto le mucche che si affacciavano dalla stalla direttamente sulla strada la prima volta che ci sono passato. Mi hanno raccontato che una scena analoga si presentava, fino a non molti anni fa, anche presso la Corte Bassa, con le vacche che facevano capolino dalle finestre della stalla sul sagrato della chiesa di Sant’Andrea. Le cascine di Casalsigone sono tanto belle quanto decadenti. La Fabbriceria, di pianta irregolare, proprio di fronte alla chiesa parrocchiale. La Corte Luminosa, il cui nome evocativo rende giustizia più della scarsa attenzione degli uomini all’apparizione che coglie il viandante appena girata la curva di fronte a Sant’Andrea. La Madonnina - la cui corte è singolarmente attraversata nel mezzo da una roggia - ormai in rovina; è stato rubato tutto, perfino i coppi, ed il bell’ingresso, quasi dirimpetto all’imponente portale laterale della Corte Luminosa, è transennato da anni.
Casalsigone ha pagato un prezzo altissimo al crollo del mondo contadino iniziato negli anni ’50. Alcune curiosità su questo paese le ho raccolte presso il locale centro sociale diurno per anziani, grazie ad una signora che mi è stata presentata come memoria storica locale. Una donna dall’aspetto sereno, nonostante abbia visto disgregarsi il tessuto sociale – ed ormai anche quello urbano ed edilizio – del proprio paese. Meno male che ci sono questi custodi della memoria. Avanti di questo passo, dei paesi come Casalsigone, ci rimarrà soltanto quella.

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