domenica 17 gennaio 2016

Ai lati d'Italia - 2. In fondo alla Postumia



Cerklje na Gorenjskem (Slovenia), 11/8/2015

L’hostel in cui pernottiamo è composto da due edifici, in uno dei quali vivono anche Tomaž e Julija. Ci sono diverse camere, una cucina condivisa ed una stanza per la colazione, oltre a diversi tavolini e divanetti nel cortile tra le due costruzioni. Per la prima volta ci siamo affidati al sito Airbnb, simbolo di un nuovo modo di intendere viaggi e turismo. Il portale è internazionale e mette in comunicazione i viaggiatori e gli host che intendono mettere a disposizione stanze o appartamenti. Le formule proposte – e di conseguenza anche i prezzi – sono molto varie e consentono anche soluzioni molto economiche. Ci è parso un buon modo per calarsi al meglio nella realtà che si intende visitare. Vedremo come andrà questa esperienza.
Del paesaggio sloveno, oltre al verde di boschi e colline, ci hanno colpito da subito i kozolec, strutture in legno (o talvolta sorrette da pilastri in pietra) caratterizzate dalla presenza di più livelli di assi orizzontali e sormontate da una piccola tettoia, generalmente utilizzate per l’essiccazione del fieno o per stoccare la legna.
Un’altra cosa che colpisce sono i numerosi lavori, spesso anche piccoli, realizzati coi fondi europei, come si legge sui relativi cartelli. L’inettitudine della classe politica italiana invece fa in modo che ogni anno vada perso un bel malloppo perché non siamo capaci di organizzarci e realizzare i progetti. Chissà quanto si potrebbe fare sfruttando appieno questa possibilità (bisogna però aggiungere che anche i limiti relativi al patto di stabilità imposti dalla stessa Unione Europea rendono difficoltosi i cofinanziamenti da parte degli enti locali).

Postumia ha sempre esercitato su di me un fascino vagamente misterioso, un po’ per le celebri grotte visitate quando ero molto piccolo e un po’ perché da Cremona transita proprio via Postumia, come evidenziato ancora oggi dalla toponomastica attuale. Da bambino mi sembrava incredibile che percorrendone il sedime (coincidente con la viabilità odierna per diversi chilometri ad Est della città) sarei potuto arrivare nella slovena Postojna (e, a ritroso, fino a Genova).
Le grotte di Postumia sono la principale attrattiva turistica della Slovenia: più di 24 chilometri di cavità sotterranee di cui “solamente” 4 normalmente visitabili (2 a piedi e 2 a bordo di un trenino), uno spettacolo immenso di stalattiti, stalagmiti, tende, anfratti nella cui conformazione la fantasia può giocare a riconoscere le forme più bizzarre. Il biglietto d’ingresso costa parecchio (22€ per l’itinerario base), ma ne vale la pena: esistono inoltre biglietti cumulativi che possono risultare convenienti. Noi scegliamo quello che comprende anche l’ingresso al vivaio degli animali sotterranei (la cui star è il proteo, il più grande animale che vive nelle grotte, una specie di lucertola bianca e cieca che può vivere più di cento anni e rimanere senza cibo per circa dieci) e alla mostra di farfalle del mondo, oltre al vicino castello di Predjama.
Vale la pena soffermarsi proprio su Predjamski Grad, situato a 9 chilometri dalle grotte e da qui raggiungibile anche tramite un bus navetta gratuito. Si tratta di un edificio incredibile, situato all’ingresso di una grotta (tanto per intenderci, è quasi invisibile dalle immagini aeree di Google Maps!), le cui architetture umane si fondono con quelle naturali del Carso sloveno, caratteristica che lo rese a lungo inespugnabile.
Tra Postumia e Predjamski Grad la visita è davvero intensa, tanto che ci prendiamo il tempo giusto per un burek. Dedichiamo alla zona tutta la giornata, ma l’offerta sarebbe molto più ampia: avremmo potuto scegliere, per esempio, altri itinerari specifici e più approfonditi nelle grotte di Postumia, la grotta Pivka e la grotta Nera (anch’esse a pochi chilometri dalla città di Postumia), la discesa nella cavità sotto il castello e l’itinerario sotterraneo grazie al quale Erasmo, signore del castello di Predjama, aveva accesso alla vicina valle di Vipava, dove si procurava le ciliegie che, con intento di scherno, mandava in omaggio ai nemici che assediavano il castello. A questi ultimi, circondati da alberi con le ciliegie ancora acerbe (la valle di Vipava gode di un clima differente), la cosa risultava inspiegabile.

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