martedì 18 ottobre 2011

Tra Quarnaro ed Istria via terra e via mare - 8. Delfini e grifoni

Cherso, 25/8/2011

Quando da piccolo venivo in vacanza in Jugoslavia con i miei genitori il turismo non era sviluppato come lo è oggi in Croazia. Ai tempi le targhe italiane avevano ancora la sigla della provincia e quando si incontravano altri cremonesi (generalmente in un mese non accadeva più di due volte) era d’uso salutarsi con un colpo di clacson. Un’auto col CR impresso sulla striscia blu della targa la vediamo lungo la strada che porta a Valun. Ma siamo appena scesi dalla macchina per fare delle foto e non possiamo clacsonare come un tempo. Peccato.

Pernat, o Pernata, è un villaggio davvero fuori dal tempo. Muri in pietra diroccati, qualche orto, poche case abitate, alcune stanze affittate a turisti alla ricerca della massima tranquillità. Un uomo sulla sessantina ci saluta e ci offre prima una camera, poi olio, vino e birra. “Troppo caldo per l’alcool”, gli rispondiamo, e per la stessa ragione ci rimettiamo in viaggio – lasciandoci guidare dalla toponomastica romanica – alla volta dell’antica Hibernica (invernale), oggi Lubenice. L’antica denominazione è dovuta al fatto che il borgo, arroccato in posizione panoramica sul mare, è spesso battuto dai venti.

Anche l’isola di Cres è attraversata da numerosi sentieri per chi vuole fare del trekking. Dall’Eko-centar di Beli ad esempio partono numerosi percorsi che si snodano tra gli uliveti intorno al villaggio, mentre da Lubenizze si possono raggiungere alcune pareti per il free-climbing, un paio di grotte ed una bella spiaggia di ciottoli bianchi (ricordate di portarvi

gli scarponi da montagna).


Dopo Krk, facciamo il coast to coast anche a Cres. Ripercorriamo la stretta strada interna delimitata da muretti a secco, che ci offre anche delle belle visuali sul lago di Vrana. Per un attimo perdiamo l’orientamento e lo confondiamo con una delle tante insenature dell’isola per via del suo blu intenso. Si tratta invece dell’unica fonte di approvvigionamento idrico di Cres (ed in quanto tale ne è precluso l’accesso, al fine di garantire la purezza delle acque).

Superato il villaggio di Orlec percorriamo una discesa che porta verso il mare; ancora muri in pietra, uliveti, la carcassa di una Yugo senza targa. Poi ad un certo punto si apre davanti a noi una distesa di pietraie e arbusti, delimitati da una serie infinita di muretti a secco, che si arrestano solamente a ridosso delle scogliere a strapiombo sul mare più azzurro tra quelli visti sinora. Poco distante dalla costa vediamo un branco di delfini di passaggio. In lontananza i profili delle isole di Krk, Pag, Rab e di altri isolotti minori si stagliano contro quello più alto del massiccio del Velebit, sulla Croazia continentale. Ringraziamo di cuore i due ragazzi austriaci di ieri per averci suggerito di venire fin qui.




Il biglietto per la torre di Cherso ha validità annuale. Siccome dobbiamo a malincuore ammettere a noi stessi che è improbabile tornare qui entro il prossimo agosto – e questa è la nostra ultima notte in città – approfittiamo dell’occasione per tornare in cima a fare qualche foto in notturna.

Il grifone nasce sull’isola di Cres, dove rimane fino a un anno di età. Successivamente migra verso la Grecia, la Sicilia, la Spagna, il Nord Italia, fino a raggiungere l’Austria. Torna poi a Cherso per l’accoppiamento; una fedeltà che gli è valsa l’onore di diventare uno dei simboli dell’isola.

Un gran bell’itinerario, non c’è che dire. Quanti posti che vorremmo rivedere! Ma siamo ancora a metà del nostro viaggio, ed è presto per fantasticare su quelli a venire. E come i grifoni – per motivi anagrafici più vicini all’età dell’accoppiamento che a quella dello svezzamento, ma pure con l’entusiasmo dei bambini – abbiamo sorvolato l’isola, planando lungo discese che offrono meravigliosi scorsi di mare; e pure ora dall’alto ci godiamo lo spettacolo delle luci serali che animano l’estate di Cres.

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