martedì 4 ottobre 2011

Tra Quarnaro ed Istria via terra e via mare - 7. No stress in Cres

Cherso, 24/8/2011

No stress in Cres, sta scritto su una delle magliette che abbiamo visto in vendita su una bancarella di Cherso. Effettivamente è proprio così che mi sento, lontano dalle incombenze quotidiane, dai pensieri negativi e dalla fretta che caratterizza l’uomo contemporaneo. C’è solo un distributore di carburante su tutta l’isola; il prezzo da pagare per godere di tanta bellezza e serenità. Sempre che di prezzo si debba parlare. La rinuncia alle comodità cui siamo stati assuefatti e che in tempi di crisi vengono messe in discussione può diventare un’opportunità per riscoprire stili di vita più sostenibili per noi stessi e per l’ambiente che ci circonda, oltre che farci apprezzare meglio questo posto.

Sulla strada per Cres raccogliamo una coppia di autostoppisti di Vienna. Sono giovani e belli, e il loro entusiasmo, la loro freschezza di ragazzi austriaci alla scoperta di quest’isola del Mediterraneo, li rende ancora più belli. Prima di lasciarli in città e proseguire verso nord ci scambiamo consigli reciproci sui posti da vedere nei dintorni.

Attraversiamo un bosco di pini marittimi, poi di nuovo roccia ed arbusti. Arriviamo ad un bivio, proprio nel punto dove l’isola è più stretta; sia a destra che a sinistra la macchia mediterranea discende ripidamente fino al mare, qualche centinaio di metri più in basso. In mezzo all’incrocio un set fotografico rende il tutto più irreale. Una bionda in posa provocante di fianco ad un auto fiammante guarda verso l’obiettivo; non la invidiamo, vestita di nero e con quegli stivali addosso sotto quel sole rovente.

Svoltiamo verso Beli (in italiano Caisole, dal nome che i Romani diedero all’insediamento, Caput Insulae). La strada stretta prosegue tra gli alberi e le rocce, solo a tratti delimitata da un vecchio guard-rail giallastro ormai arrugginito, cui nessuno mette mano dai tempi del socialismo reale.

Beli, antico villaggio situato in cima ad un colle, ci cattura immediatamente, e le foto di Sara lo descriveranno sicuramente meglio di quanto riescano a fare le mie parole. Effettivamente quello che mi rimane in testa è una serie di immagini fotografiche: pergolati d’uva, terrazzini con tavolate vista mare, fichi che ci offrono i loro frutti dai rami che sporgono al di qua dei muriccioli in pietra, aiuole di belle di notte tra i vicoli e le pareti delle case, vecchi pozzi, piccoli orti, un’anziana signora che raccoglie l’acqua alla fontana davanti alla chiesa, una coppia che parla tranquilla all’ombra del grande albero nella piazza principale… Anche la baia sottostante non è da meno, e si raggiunge tramite una strada che scende facendosi spazio dapprima tra i melograni e gli ulivi, e poi tra i cardi e i cespugli di timo. Di tanto in tanto la brezza diffonde un intenso aroma di liquirizia.

Anche le piante aromatiche abbondano sull’isola e sono utilizzate per la produzione di marmellate, salse e liquori, che gli abitanti del posto vendono ai turisti sui loro banchetti, insieme al miele (particolarmente diffuso quello alla salvia).

Sono particolarmente affascinato dagli antichi saperi che si celano dietro la lavorazione di quanto offre la terra. L’Italia è un paese che sembra vergognarsi delle proprie radici rurali e le vuole nascondere. Questo è particolarmente vero in Pianura Padana, in quella che era una delle terre più fertili al mondo e che oggi è diventata una delle più inquinate. La nostra generazione ha la grande responsabilità (ma anche l’opportunità, sempre richiamando la crisi di cui si è già parlato in precedenza) di salvare il salvabile e tenere in vita questi antichi mestieri e saperi prima che scompaiano per sempre. Me ne rendo conto a maggior ragione su queste isole, davanti ai barattoli di marmellata e di miele e alle bottiglie di rakja sistemati su un tavolino.

Certamente qualcuno penserà che questi siano pensieri dettati dalla Laško Pivo (la birra con le corna, come la chiamano nei Balcani) che sto sorseggiando mentre scrivo sul taccuino. Però intanto io, anche qui a Cherso, sto prendendo appunti.

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