venerdì 9 dicembre 2011

Tutti a Venezia - 1. La bellezza e l'indignazione

Venezia, 15/10/2011

Credo che tutti noi siamo stati per la prima volta a Venezia in occasione di qualche gita organizzata, scolastica o meno. Dopo i viaggi romantici degli anni scorsi – e già parliamo della successiva fase di vita, quando le gite a Venezia assumono un altro significato – oggi torniamo nella città lagunare in compagnia. Come accade puntualmente ogni due anni, Fausto ci ha proposto la visita della Biennale di Arte Contemporanea; finora abbiamo sempre declinato l’invito, ma quest’anno abbiamo deciso di unirci alla spedizione.

Non appena il profilo di Venezia ci appare dal Ponte della Libertà – complice il risveglio di Barbara e del suo proverbiale entusiasmo - il clima diventa davvero quello allegro dei gitanti di quella vecchia canzone di Paolo Conte. Appena usciti dalla stazione di Santa Lucia poi lo stupore infantile che ci colpisce è ancora quello della prima volta.

Per arrivare alla Biennale dobbiamo attraversare la città, entrando subito nell’atmosfera veneziana tra calli, campi, campielli, sotoporteghi, fondamenta, salizade. Nei pressi di Campo Paolo Sarpi l’incontro inatteso: Mauro e Cristiana con la piccola Sofia! Sono di passaggio, vengono da due conferenze a Trieste e Mestre e stanno per andare a Cremona dai parenti di Mauro. Domani ripartiranno per l’Albania. Divisi come sono tra Scutari, Cremona, Roma e i vari incontri in giro per l’Europa, è proprio una strana coincidenza incontrarsi qui!

Dopo San Zanipolo inizia una zona della città meno frequentata dai turisti, che abbiamo avuto modo di apprezzare qualche anno fa, quando abbiamo pernottato vicino a Campo Do Pozzi.

Eccoci alla Biennale; l’ingresso non è economicissimo - 20€ con possibilità di riduzioni – ma le zone espositive sono immense e diffuse in tutta la città. Le sedi principali sono quelle dei Giardini e dell’Arsenale, dove ci troviamo adesso; un complesso spettacolare, che insieme alle opere esposte è parte integrante della nostra visita. Mi aggiro tra le opere come una specie di alieno, complice la mia ignoranza in materia di arte contemporanea, ed il mio commento più frequente è “…mah…”. Forse non ci sono opere che mi colpiscono particolarmente, ma le suggestioni sensoriali di alcune installazioni sono interessanti. I padiglioni dedicati alle singole nazioni sono quelli che apprezzo maggiormente, anche se quello italiano soffre la presenza debordante della figura di Vittorio Sgarbi, curatore di questa sezione.

Oggi è la giornata degli Indignados, che nelle città di numerosi paesi del mondo hanno indetto manifestazioni di piazza. Venezia non è tra queste, anche se noi partecipiamo idealmente. D’altra parte i motivi per indignarsi non mancano nemmeno qua. Per esempio, le gigantesche navi da crociera che arrivano fin di fronte a Piazza San Marco, danneggiando la città col moto ondoso da esse originato. Se Venezia – come canta Guccini – muore appoggiata (ma io direi pure sprofondata) sul mare, è anche a causa loro, e forse vietarne l’ingresso in laguna doveva essere una priorità rispetto ai miliardi spesi nella costruzione del Mose.

Personalmente mi indigna pure il piatto di polenta e schie (gamberetti tipici della laguna) che mangio dalle parti di Santa Maria dei Miracoli. Forse era meglio fermarsi dove abbiamo preso un aperitivo accompagnato dai tipici cicchetti veneziani. Ma nella notte, camminando per le calli perso nell’ebbrezza del vino, cerco di non pensarci, aggrappandomi a tutta la bellezza che c’è intorno per non perdere l’equilibrio. Venezia rimane la migliore installazione.

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